16. Verità

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Eravamo solo a metà di quella giornata ed era ormai la terza volta che le nostre labbra si trovavano incollate. Sembrava impossibile cercare di contrastare l'attrazione che ci calamitava l'uno contro l'altra. Nonostante le urla, i deliri dei nostri errori, finivamo così.

Anche quel bacio fu diverso dai primi due. Quello era un bacio urgente, di un bisogno irrefrenabile di respiro. Christian sembrava anelare al mio respiro come fosse l'aria che lo tenesse in vita. Famelico, si teneva aggrappato al mio alito, alle mie labbra. Si prendeva ogni singolo grammo del mio essere ed io non riuscivo a contrastarlo.

Stavo commettendo lo stesso errore. Mi stavo facendo del male, mi stavo lasciando annientare ancora. Ma ogni parte di lui  urlava quella necessità di essere capito, accolto, forse anche coccolato e probabilmente nemmeno io riuscivo a farne a meno; perché in me urgeva la medesima esigenza.

Come la mia voglia di lui che non si placava, sebbene non fossi cosciente di quello che sentiva. Non ero lucida, avevo la mente annebbiata, avvertivo la rigidità dei suoi muscoli tesi sotto le mie dita mentre io mi sentivo malleabile creta nelle sue mani.

Eppure eravamo entrambi troppo fragili in quel momento, presi da un vortice che non riuscivamo a gestire, un tornado che ci scuoteva e ci sovrastava. Lasciarsi andare sarebbe stato un errore e ci avrebbe lasciato in balia della tempesta senza nessuna speranza di salvezza.

Ma le mie congetture non riuscirono ad avere voce perché qualcun altro parlò alle nostre spalle, interrompendo l'uragano.

- Maremma boia! Chiaretta sei uscita di senno?!!-

La voce stridula di Viola risuonò nelle mie orecchie e in quelle di Christian che quasi saltò dallo spavento. Di fronte a me, incredula e contrariata, Viola, fissava con i suoi grandi occhi verdi prima me, poi dopo pochi secondi Christian, poi di nuovo me, sembrava che non riuscisse a farne a meno e a smettere.

- Tu sei fuori di brocca!! - inveì dopo.
- E tu...tu dovresti stare lontano da lei!!!- continuò rivolta a Christian.

- Ha parlato l'oracolo...- borbottò lui e lei gli si scagliò contro fermandosi solo perché io mi misi tra loro.

- Non hai nessun diritto di parlare...non capisco perché Chiara continui a darti retta. L'hai abbindolata con la storia del casale e chissà quale altra boiata le hai raccontato ma con me non attacca. So tutto.-  rispose secca e determinata Viola.

- Tutto cosa...- provai a capire io, chiedendo piano.

- Tutto! Fattelo raccontare da lui se ha le palle!- fece lei, oltrepassando il mio sguardo e fissandolo dritto negli occhi.

Mi girai e scrutai il volto di Christian. Era teso e serio mentre sfidava lo sguardo di Viola. Ma non disse nulla.

- Lo vedi?! Lo vedi?! Il vigliacco non risponde!! - continuò a inveire lei puntandogli il dito contro.

- Basta...basta Viola...- dissi poi, cercando di intromettermi in quella discussione a senso unico.

- È  un bugiardo...- sbraitò ancora, mentre  Christian non smetteva di fissarla né tanto meno smentiva le sue parole.

Viola non mi aveva mai raccontato fandonie. Se parlava era perché ne aveva certezza. Christian, al contrario, era sempre stato chiuso e restio a raccontarsi; avrebbe potuto nascondere mille verità.
E fu nell'istante in cui la mia testa cercava ancora di barcamenarsi tra quelle immagini che Viola esplose e travolse tutto, parole, pensieri ed emozioni.

- Te lo dico io cosa nasconde il signorino Blandi, quello sempre perfetto! È felicemente fidanzato, con una bellissima londinese di ottima famiglia! Testuali parole di sua madre, la vedova Blandi, ad Iris! -

Sprofondai. O quella fu la sensazione perché mi sentii cedere le gambe. In un baleno, tutta quella giornata, quei nostri baci, quelle nostre carezze, quei nostri calchi sulla pelle, mi passarono nella testa per poi svanire nel nulla. Ed ancora una volta mi trovai in balia di dubbi ed incertezze, scossa solo da quella domanda: Come aveva potuto fingere, quando tutta quella alchimia tra noi sembrava così reale?

Mi voltai e lo guardai a mia volta. Lui rispose solo flebilmente:

- Lascia che ti spieghi...-

Ed io impazzii letteralmente. Presi le distanze e gli urlai di andarsene. Non riuscii a pronunciare nient'altro di compiuto. I miei 'vattene' e 'va' via' sovrastavano il silenzio gelido che era calato tra noi tre. Neppure Viola osò dire altro. E lui, ogni qualvolta  tentò, aprendo la bocca, fu sovrastato dalle mie urla che lo zittivano. All'ennesima volta, mi lasciò un solo sguardo rammaricato e raggiunse la moto poco più in là, mise il casco e poi mettendola in moto e prendendo la strada in discesa verso la piazza, sparì.

Sospirai pesantemente come se avessi trattenuto il fiato fino ad allora e crollai inginocchiata sul selciato, accanto a tutto il contenuto della mia borsa ancora sparso. Mi sentivo esattamente così: abbandonata, presa e poi gettata via, senza motivo, senza ordine.

Viola mi si parò davanti ed iniziò a parlarmi. La sentivo imprecare, arrabbiarsi. La vedevo alzare gli occhi al cielo ma mi sembrava come se avessi le cuffie a volume altissimo e non riuscissi a sentirla nitidamente. Le mie congetture, i miei sbagli, le mie paure,  facevano troppo rumore. Pensavo di aver fatto passi in avanti, un percorso con il 'nuovo' Christian e invece ero balzata indietro al punto di partenza. Mi aveva illuso, ingannato, mentito. Mi aveva parlato come se fossi importante, mi aveva baciato come se fossi l'unica ed invece ero soltanto una povera stupida innamorata, dopo tanto tempo, ancora, sempre di lui, della persona sbagliata.

Trattenni le lacrime. Non le meritava lui, non le meritavo io. In fondo non avevo fatto nulla di sbagliato se non lasciarmi trasportare dall'organo che mi pulsava in petto, troppo dai sentimenti. 
Avevo pensato a quello che volevo e lo avevo raggiunto con il cuore, su strade sconosciute alla mente, come diceva nonno Vanni, e sebbene non avessi raggiunto la meta avevo amato quel viaggio, quei baci, quel calore.

Poi una parola mi fece riprendere da quel frastuono di pensieri: sentii Viola dire 'casale' e tutta la nebbia si dissolse. Christian sarebbe ripartito ed io mi sarei interessata solo di restaurare il Casale e ridarlo più bello di prima, a coloro che ci tenevano davvero. Lo dovevo a nonno, a Cesare, al borgo; ma soprattutto lo dovevo a me stessa, alla quale dovevo dimostrare di essere più forte di Christian Blandi.

Oltre il Casale ©Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora