20. Birthday Girl

27 8 16
                                    

Ero di nuovo ferma davanti a quell'immenso portone, che questa volta era per metà aperto. Il sole, come una grande palla incandescente, stava per tramontare dietro la collina e la luce arancione mi illuminava il lato destro del viso mentre continuavo a sospirare.
Ero nervosa, il vento era fermo e il mio abito bianco leggermente svasato sulle gambe nude era immobile. Solo la sottile bretella sinistra continuava a scivolare dalla mia spalla. Sospirai, mi sistemai, con le dita, il ciuffo di capelli che era scappato dal mio chignon, mi mordicchiai le labbra e mi voltai verso la collina. Il sole scendeva velocemente, il tempo scorreva mentre io volevo si fermasse.
E se non fosse venuto? Mi domandai tra i pensieri improvvisamente.
È qui, il portone è aperto! Risposi sempre nella mia mente.
Era lì in cima al Casale, mi aspettava e l'indomani sarebbe partito per Londra.
Feci un grosso respiro e varcai quella soglia. Salii piano la scala a sinistra del grande atrio e giunta al primo piano continuai a salire. Anche la piccola porta del terrazzo era aperta, la luce del tramonto ci passava attraverso creando un cono sul pavimento in cotto. Sospirai ancora e mi avvicinai alla porta del terrazzo, quindi la attraversai. Lo spazio era diverso dall'ultima volta in cui vi ero stata, non c'erano solo cuscini ma bianche tende leggere svolazzavano spinte dal lieve venticello dell'imbrunire. Feci un passo avanti perché non riuscivo a vederlo e d'un tratto sbucò da dietro una tenda. La camicia azzurra leggermente sbottonata, i capelli spettinati, lo sguardo rilassato, un sorriso accennato ma capace di accecarmi la vista.

-Sei bellissima...sei davvero bellissima...- mormorò appena, nel momento in cui mi si avvicinò e cingendomi la vita con il braccio, mi attirò a sé in fretta e mi baciò prima lentamente poi appassionatamente.
Ne fui inebriata e quindi ne restai stordita.

-Buon compleanno Chiara, vestita così sembri un angelo sceso in terra...- disse, ancora affannato, non appena si fu allontanato poco dalle mie labbra.
Sorrisi, ero incapace di proferire parola, le sue braccia più mi avvolgevano più mi trasmettevano oltre al calore qualsiasi altra cosa di cui necessitavo.

-Sono innamorato perso di te, te l'ho già detto?!- continuò esclamando.
Sorrisi ancora, abbassando lo sguardo.

-No, non farlo, non smettere di guardarmi...lascia che mi perda ancora nei tuoi occhi profondi...-
A quelle parole lo fissai, la luce del sole era calata, i suoi occhi erano diventati di un blu cobalto intenso, era come venire risucchiati dal mare profondo di una grotta.

-Ti amo- sussurrai soltanto, di scatto, direttamente dal cuore.

A quel punto come scosso, mi prese la vita con le mani e mi sollevò da terra, lasciò scivolare la bocca languida lungo il mio collo, tracciando scie incontrollabili al mio volere ed io mi avvinghiai con le braccia e con le gambe come a volermi fondere a lui. Scostò il velo di tende e si accovacciò sui cuscini mentre le sue labbra vorticose scesero lungo la spalla fino all'avambraccio e poi risalirono spedite fino all'incavo del collo per poi fiondarsi rapide, su traiettorie che sembravano già sue, fino al petto al bordo della scollatura del mio abito bianco. Spinsi la testa indietro e respirai profondamente. Le sue mani scivolarono in fretta sotto i lembi del vestito e si infilarono al di sotto della gonna accarezzandomi le cosce nude fino ad arrivare in cima al bordo dello slip. Mi sentii rabbrividire ma non mi mossi di un millimetro. Lui con le dita prese a giocherellare con l'elastico fino a che tutto d'un tratto spinse la mano destra verso il centro e l'altra verso il retro. Ebbi un soprassalto e restai con il fiato corto quando le dita affondarono in me. In quel preciso istante si riprese la mia bocca ridandomi l'alito di cui avevo bisogno. Il crepuscolo avvolgeva i gemiti che sfuggevano attraverso le nostre labbra dischiuse. Erano solo i preliminari ed io ero già fuori di me tanto da sentire la musica dei Beatles risuonarmi nelle orecchie. Una, due, tre volte, il ritornello di 'She loves me' risuonò nell'aria carica di passione e tremori.

-Cazzo di telefono...forse dovresti rispondere, ho perso il conto di quante volte ha squillato...- sussurrò sulla mia bocca riportandomi alla realtà.
I nostri respiri affannati si mischiavano, schiantandosi sulle nostre labbra gonfie, mentre gli occhi ancorati si perdevano gli uni negli altri.
La musica riprese ancora, il telefono squillò per l'ennesima volta. Mi scostai da lui quel tanto che bastò a recuperare il telefono con la mano, dalla borsa che dalla mia spalla si era schiantata al mio fianco non appena avevamo toccato il cuscino.

-Pronto...- risposi piano cercando di regolare il respiro ma senza staccare gli occhi dal mare intenso dei suoi che avevo di fronte.

- Chiara cazzo, dove cazzo sei?!- la mia coscienza dalla voce alterata di Viola mi costrinse a concentrarmi.

- Viola...io...-

- Ci hai fatto morire di paura...non so quante volte ti ho chiamato...ti stiamo aspettando...ma stai bene?Dove cazzo sei finita!?- sputò tutto d'un fiato dall'altro capo del telefono.

- Io...sono...- non riuscii a finire la frase.

- In ritardo per la cena del tuo compleanno! Ti sei persa come al solito dietro a quel diavolo di Casale...Sbrigati dai, c'è una sorpresa che ti aspetta!-

- Sì...sì...arrivo...- blaterai mentre ancora gli occhi miei ardevano fissi, insieme ad ogni singola mia cellula, negli occhi di Christian.

Viola riattaccò ed io restai con il telefono sospeso tra le dita. Non avevo ancora ripreso il controllo del mio corpo nè del mio respiro dopo l'effetto devastante del ciclone carico di lussuria che mi aveva attraversato pochi istanti prima.

- De-devi andare...?!- mi domandò, con un filo di voce incerta, Christian.

- Sì...devo andare...non ho nessuna scusa con Viola.. riuscirebbe a trovarmi anche in capo al mondo...- blaterai.

Christian allentò la presa sulle mie cosce e si spinse all'indietro, lasciando cadere la testa sugli altri cuscini sparsi attorno a noi. In quel momento avvertii prepotente la parte bassa del suo corpo spingersi contro di me ed ebbi un sussulto. Lui avvertendosene si risollevò subito e con un sorriso malizioso disse:

- Credo tu ti sia accorta che ti volevo solo per me stasera...e non ho nessuna intenzione di rinunciare! Quindi vai da Viola, ma dopo, quando lei ti crederà a casa, al sicuro, nel tuo letto, sarai con me tra le mie braccia...ti aspetto più tardi nella camera degli affreschi...Ci passeremo tutta la notte, e questa volta sono io che non accetto scuse!- concluse stampandomi un bacio a fior di labbra mentre gli occhi sorridevano e la cicatrice si distendeva sulla sua guancia.

Gli presi il viso tra le mani e mormorai sulla sua bocca:

- Conterò i secondi...-

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 27 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Oltre il Casale ©Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora