Capitolo 1

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Dopo circa un'ora arrivammo alla base della Tokyo Tower. Scese dal taxi ringraziammo l'autista per la cortesia, avendoci aiutato anche con le valigie, e solo quando fu ripartito ci voltammo a guardare il gigante di ferro che si protendeva verso la volta celeste, restando a bocca aperta.

Ascoltai le voci della gente attorno a me, sentendomi in fibrillazione. Giapponese. Si parlava giapponese dovunque mi voltassi.

Gongolai interiormente, e siccome mancava ancora un po' all'incontro fissato con Ichigo decidemmo di entrare per esplorare la torre.

Una volta dentro salimmo direttamente al secondo piano, sapendo che lì si trovavano diversi ristoranti, tra i quali quello che ci colpì subito fu il Pink dot., un piccolo locale in cui – con mio grande ribrezzo ma tanta felicità da parte di Dany – tutto era dipinto di rosa: le pareti, i tavoli, il bancone, le sedie e addirittura un palco, destinato evidentemente a diverse esibizioni. Superato il trauma per quel mondo rosa shocking, scoprii con gioia e un certo languorino che il loro menù era completamente a base di dolci. Soltanto a guardarli i nostri stomaci brontolarono, per cui decidemmo di concederci un piccolo break: io comprai dei waffel con gelato alla mora e cioccolato, Dany alla crema e fragola, accompagnati da foglioline di menta, una grande quantità di panna montata e rivoli di cioccolato fondente.

Ovviamente fotografavamo tutto ciò che vedevamo, e quando finimmo di gustarci quella bontà ci scattammo anche un selfie con la mascotte della torre, prima di raggiungere l'osservatorio principale; posto a centocinquanta metri di altezza, era fornito anche di due look down windows per poter vedere il suolo. Mi avvicinai a una di queste, guardando giù: ciò che vedevo erano i miei stivali, una delle gambe arancioni della torre, la strada, le automobili e le abitazioni minuscole. In qualche modo, mi sentivo superiore. Come un gigante, pronto a schiacciare tutti con i suoi enormi piedi. Sghignazzai tra me a quell'immagine, avvertendo un senso di potenza.

Dany mi richiamò per farmi circumnavigare l'osservatorio andando verso ovest, da dove era maggiormente visibile il monte Fuji, finché non ci fermammo in una zona più isolata, non molto distante dall'ingresso. Da lì ammirai tutta la metropoli, restando senza parole, stregata da quel reticolato di edifici cubici, alberi, strade, ferrovie e grattacieli; a poca distanza si potevano vedere anche la baia e il porto, che improvvisamente sembravano talmente vicini da potercisi tuffare direttamente da lassù. Il cielo era ancora limpido, con giusto qualche nuvoletta bianca sparsa qua e là a macchiarlo. Non era prevista pioggia.

Risi tra me, rendendomi conto che i miei pensieri sembravano quelli di un meteorologo, e così ricevetti un'occhiata interrogativa da parte di Dany.

«Al solito», sospirò, guardando fuori dal vetro e appoggiandosi alla ringhiera.

«Cosa?» chiesi divertita.

«Ridi senza motivo. Scommetto che ti sei incantata a fissare qualcosa, avrai fatto uno strano pensiero su di essa e ti sei messa a ridere come una scema.»

«Non esattamente, però c'entrava un mio pensiero.»

«E a cosa pensavi, di grazia?»

«Semmai, di' Rebecca.» Scoppiai a ridere fragorosamente, tanto da far voltare dalla nostra parte alcuni turisti, che presero a parlottare tra di loro. Fantastico, le prime figuracce!

Cercai di trattenermi, mentre Dany mi guardava impassibile.

«Ha-ha, Rebecca.» Si portò una mano alla fronte e mi scimmiottò: «"Di' Grazia." Non ci posso pensare. Hai una mente malata».

«Me lo dicono sempre», mi vantai. Non potei però aggiungere altro, perché proprio allora sentii il telefono vibrarmi in tasca. «Moshi moshi

Kokoro no Ongaku- La Musica del CuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora