Capitolo 2

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In poco meno di una mezz'oretta arrivammo finalmente a destinazione. All'inizio non riuscii neppure a vedere la casa, in mezzo a quella natura lussureggiante, ma quando i miei occhi si abituarono a tanta meraviglia mi sentii quasi mancare.

Era bellissima ed enorme, molto simile a un castello – avrei detto persino a un tempio buddhista –, con un unico edificio centrale, largo e imponente. Doveva essere una casa molto antica, e non mi avrebbe stupito scoprire che fosse appartenuta a una famiglia di nobile stirpe. Si sviluppava su tre piani, e mi sembrava fatta quasi completamente in legno e pietra. Da laggiù intravedevo molte finestre con diversi balconi a fantasia orientale color metallo al secondo e terzo piano; il tetto era dipinto di un rosso molto scuro, bruciato, ed era a falde spioventi, con gli spigoli curvati verso l'alto, simile a quelli delle pagode. I colori che predominavano erano il bianco e il marrone. Mi esprimeva benessere, sicurezza e calore solo a guardarla.

Posta altrove, una casa così sfarzosa non sarebbe passata certo inosservata. Era incredibile che Ichigo vivesse in un luogo del genere. E figuriamoci che la stavamo ammirando solo da lontano!

Entrammo da un cancello automatico in ferro battuto, decorato con una lavorazione floreale e delle volute che si addicevano di più a un palazzo reale – alla Reggia di Versailles, senz'altro – che a una casa. Superato esso dovevamo attraversare un giardino – che poi, non si poteva nemmeno chiamare giardino tanto era immenso – pieno zeppo di alberi di ciliegio. In fiore. I ciliegi, erano in fiore!

Io e Dany rimanemmo letteralmente incantate. Notammo che questo "giardino" si estendeva intorno a tutto il perimetro della casa e che, in alcune parti, era tappezzato da stagni pieni di ninfee e fiori di loto.

Quando ci avvicinammo, scoprii che il fronte della casa era ancora più maestoso: basti pensare che davanti all'ingresso c'era un portico retto da due colonne bianche con venature grigie, che mi facevano pensare potessero essere di marmo, mentre intorno al lato destro della casa c'era un sottile sentiero costeggiato da tante pietre esagonali tutte della stessa misura, perfettamente allineate. Esso fiancheggiava una sorta di piscina naturale, creando una curva che conduceva a un edificio più piccolo e rettangolare, che supponevo essere il loro garage.

Restai a bocca aperta dinanzi a tanta magnificenza – Dany, d'altra parte, era rimasta impietrita con la Canon tra le mani –, finché non scendemmo da un piccolo ponticello sull'acqua e la mia attenzione fu catturata da Ichigo che urlò: «Siamo a casa!»

Ad aspettarci oltre il ponte vi erano la madre, le sue tre sorelle e quello che ipotizzavo essere suo fratello. In realtà non mi aveva mai detto di averne uno, ma in compenso mi aveva dato varie informazioni sulle sue sorelle, riempiendomi di chiacchiere soprattutto sulla minore.

La madre fu la prima a venirci incontro. Era davvero una bella donna: pallida come la figlia, aveva dei capelli lunghi fino al fondoschiena, lisci, neri e fluenti. Le ciocche più corte erano sollevate sul capo, legate in un'elaborata acconciatura con tanti fermagli rossi dal motivo floreale. Quando si avvicinò notai che anche i suoi occhi erano nerissimi, tanto che quasi non si vedeva la pupilla. Era leggermente più alta di me e indossava un kimono color terra, avente come fantasia i Lycoris radiata, fiori rossi conosciuti anche come "gigli ragno", che rientravano tra i miei preferiti.

Mi inchinai rispettosamente dinanzi alla signora, presentandomi a dovere.

«Buongiorno Murasaki-sama. È veramente un onore conoscerla. Io sono Landi Rebecca e lei è una mia amica, Dandini Daniela.»

«L'onore è tutto mio. Ichigo mi ha parlato molte volte di te. Per favore, evita tutte queste cerimonie, non c'è bisogno che ti inchini.»

Che voce soave! Sembrava possedesse un'aria autoritaria, per quanto non intimidatoria.

Kokoro no Ongaku- La Musica del CuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora