Capitolo 3

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Quando mi risvegliai erano le sette passate. Mi sedetti sul letto e mi stiracchiai, sbadigliando rumorosamente.

Ottimo, avevo recuperato tre ore!

In quello stato di dormiveglia mi chiesi quanto potesse sembrare scortese che un'ospite appena arrivata si mettesse a dormire, piuttosto che godersi il primo giorno di vacanza. Oh be', ero troppo pigra, meglio che lo capissero da subito. Ciononostante era meglio che mi facessi vedere, almeno per far capire che ero ancora viva.

Stavo per andare in bagno a sciacquarmi il viso quando bussarono alla porta. Andai ad aprire ancora un po' assonnata, stropicciandomi un occhio, convinta che si trattasse nuovamente di Ichigo.

Non appena vidi oltre la soglia il cosiddetto "Sciuì", mi ridestai repentinamente.

«Stavi dormendo?» chiese, dopo avermi lanciato una rapida occhiata.

«No», mi affrettai a rispondere. Negai anche con la testa, ma ero consapevole di non essere credibile. Chissà quanto dovevano essere scompigliati i miei capelli... e probabilmente avevo anche i segni del cuscino in faccia. Fortuna che non mi fossi truccata o altro che Jack, avrei fatto concorrenza ai Kiss.

Mi affrettai a pettinarmi con le dita e mi coprii il viso con alcune ciocche, cercando di farla sembrare un'azione abitudinaria.

«Scusa, non volevo disturbarti.»

Rinunciai al teatro, decisamente non faceva per me.

Stava per fare dietrofront, per cui mi affrettai a esclamare: «No, figurati, non hai disturbato! Entra pure!»

Lo lasciai passare continuando ad aggiustarmi con una mano, sfruttando l'altra per chiudere la porta. Andai poi a sedermi sul letto e gli feci segno di fare altrettanto. Avevo compiuto quelle azioni per consuetudine, non pensando che potessero arrecargli qualche disagio, che fu invece quello che si palesò sul suo volto.

Stavo per rialzarmi, quando finalmente venne a sedersi anche lui. Sul mio stesso letto. Alla mia destra.

Mi irrigidii, ma cercai di mostrarmi imperturbabile. Sapevo che potevo riuscirci: sin da quando ero bambina avevo imparato bene a dissimulare le mie emozioni.

Eppure, avevo l'impressione che per quanto mi sforzassi di sembrare a mio agio lui potesse capire quanto stessi misurando ogni mio gesto, ogni mia azione, come se dovessi far attenzione anche a un minimo spostamento di un granello di polvere. Non volevo mi prendesse per un'idiota, quindi dovevo affrettarmi a trovare un buon argomento di conversazione.

«Tu sei un cugino di Ichigo-chan, giusto?» buttai lì. Non sapevo cosa dirgli e chissà se quello poteva essere un buon approccio. Non che mi sentissi propriamente a disagio, più che altro ero in soggezione. E in effetti, la spiegazione più plausibile era che ancora non avevo idea di come dovessi appellarmi a lui, visto che non sapevo il suo vero nome e non avevo assolutamente il coraggio di chiederglielo.

«Esatto», confermò.

«Quindi sei qui in vacanza», asserii meditabonda. Questo spiegava perché Ichigo non avesse mai fatto alcun riferimento a lui.

«In realtà no. Ichigo ti ha detto che sua madre è di origini cinesi?»

«Certo. Però è venuta qui perché non le piaceva la vita in Cina. O ricordo male?»

Mi sembrava che una volta, parlando delle nostre famiglie, Ichigo mi avesse detto che sua madre si fosse trasferita da giovane in Giappone, sentendosi insoddisfatta della propria vita a Hangzhou.

«Ricordi bene. Anch'io sono nato lì, ma la penso come mia zia», spiegò laconico.

«Perciò vivi qui?» domandai sbigottita. In tal caso, perché Ichigo non mi aveva mai parlato di lui?

Kokoro no Ongaku- La Musica del CuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora