Traduzione: Helluva Witch

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Stolas sedeva accasciato sulla poltrona del suo soggiorno, il Demone Gufo era imprigionato in una profonda depressione da cui nemmeno la sua sedia preferita poteva fornire conforto. Non c'era nessun motivo specifico per la tristezza del demone oggi, solo un momento di lucidità per il suo matrimonio senza amore.

Anche se non ha aiutato il fatto che la sua adorabile moglie fosse al telefono, e si assicurasse che potesse sentirla, nella stanza accanto a parlare di quanto fosse un "PATETICO SCOPA IMP!" (e varie altre osservazioni meno favorevoli).

Mentre Stolas considerava di tirare fuori la roba forte per mandarsi in uno stato di torpore in modo da poter ricordare giorni migliori, o almeno mettersi al tappeto; all'improvviso il grimorio del demone cominciò a vibrare e pulsare di luce, il che significava solo una cosa.

< Oh, che bello, un'evocazione. > il demone gufo gemette; avere a che fare con qualche umano sconsiderato era una delle ultime cose che avrebbe voluto fare oggi, anche se sarebbe stato preferibile stare con Stella.

Stolas fece del suo meglio per ignorare il grimorio, ma dopo diversi minuti divenne chiaro che chiunque si trovasse dall'altra parte era determinato mentre il libro continuava a brillare. Emettendo un sospiro di sconfitta, Stolas si alzò dalla sedia e prese il grimorio < Bene, hai vinto. > sbottò il Demone Gufo mentre preparava l'incantesimo di teletrasporto < Ma solo perché non ho niente di meglio da fare. >

E in un lampo, Stolas fu inviato a quella che si sarebbe rivelata la sua evocazione più strana mai vista.

< Va bene, sono qui, cosa vuoi; immortalità, ricchezze infinite, maledizione sui tuoi nemici? > iniziò Stolas una volta terminata l'evocazione, senza nemmeno preoccuparsi di aprire gli occhi quando il fumo si diradò: < Va bene, sbrigati! Non sono proprio dell'umore giusto per... >

< Ha funzionato! > gli occhi di Stolas si spalancarono quando le parole colpirono le sue orecchie e il suo cervello notò che provenivano da una voce molto più acuta del previsto. In effetti, quando il Demone Gufo abbassò lo sguardo, vide non solo l'atteso cerchio di evocazione e il tomo demoniaco, ma seduta di fronte a entrambi c'era una ragazza umana piuttosto giovane che lo fissava con, tra tutte le cose, meraviglia nei suoi occhi.

Naturalmente, avendo assistito a tutti i tipi di sacrifici rituali, raduni di culto e segrete di torture sessuali durante varie evocazioni (e talvolta tutte nella stessa), Stolas aveva una sola risposta a questo.

< ...Che cosa? >

< Ce l'ho fatta, ho evocato un vero demone vivo! > gridò felicemente la bambina, il leggero balbettio nella sua voce faceva sembrare le parole che uscivano dalla sua bocca ancora più sconcertanti e sbagliate: < Ciao signor Demone! Benvenuti nella mia camera da letto! >

Guardandosi intorno per la stanza, Stolas vide che quella in cui si trovava effettivamente era proprio la camera da letto di un bambino; mobili a misura di bambino, giocattoli e animali di peluche sparsi sul pavimento, e poster di un personaggio chiamato "Azura" che adornavano ogni parete, in effetti la stanza gli ricordava un po' la stanza di Ottavia.

< Giusto, molto carino. > Stolas fece un complimento senza senso mentre continuava a guardarsi intorno per la stanza, alla ricerca disperata di un altro essere umano nascosto da qualche parte: < Ora non sapresti per caso dov'è andato colui che mi ha evocato? > chiese disperatamente, parte di lui già sapendo quale sarebbe stata la risposta.

Il bambino ridacchiò alla domanda del Demone: < Sono proprio qui, signor Demone, mi chiamo Luz. > rispose appoggiandosi al tomo di fronte a lei < E questo libro dice che sei St-Stold- >

< Stolas. > il demone in questione si corresse chiaramente prima che sul suo viso si formasse un cipiglio < Quindi sei stato tu a convocarmi. > ribadì ricevendo in risposta un semplice cenno da parte di Luz, con suo grande dispiacere, < ...mi dispiace, quanti anni hai? > chiese Stolas, con la voce confusa e preoccupata, come succede solo con un genitore.

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