Capitolo 3-Timidezza

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Jore's pov

La convivenza in casetta si rivelò semplice, forse per l'allontanamento di alcuni ragazzi all'interno della casa per via di un provvedimento disciplinare dei giorni precedenti. Alcuni miei compagni infatti mi rivelarono di star vivendo più serenamente quella settimana, ma il mio timore più grande in realtà, di convivere con un'altra quindicina di ragazzi, non erano i litigi (ho capito che quelli ci saranno sembra) quanto la paura di non fare amicizia.

Sono molto introverso, non mi lego facilmente alle altre persone, mi ci vuole tanto tempo prima di poter dire di fidarmi di una persona, però in casetta fortunatamente mi trovai abbastanza bene con tutti i ragazzi fin da subito.

Anche le lezioni andavano bene: oltre ai miei pezzi iniziai a preparare anche qualche cover assegnatemi da Rudy. Il problema arrivò quando, nei giorni seguenti, la produzione comunicò a noi cantanti che avremmo dovuto riscrivere un brano datoci dai nostri insegnanti, aggiungendo delle barre che riguardassero un aspetto del nostro carattere.

Per quanto Rudy mi conoscesse da poco mi assegnò una canzone abbastanza importante per me: Enough, di charlieonnafriday. Iniziai a parlarne con Cecilia, la vocal coach della scuola: <<Questa canzone mi ricorda un capitolo della mia vita che non penso di aver mai superato>> le dissi, mentre giocherellavo con una bottiglietta d'acqua in mano.

<<Come mai?>> parve sorpresa.

<<L'ho ascoltata per parecchio tempo dopo che io e la mia ex ci lasciammo, prima di rientrare a scuola dopo l'estate della seconda superiore. Era la mia prima ragazza. E mi ha cambiato.>> mormorai.

<<Da quanto tempo stavate insieme quando vi siete lasciati?>>

<<Sei mesi circa, ma l'ho lasciata io>> risposi, con la testa china.

<<E perchè allora ti fa ancora così male?>>mi chiese Cecilia.

<<Diciamo che ci siamo lasciati abbastanza bruscamente... Già.>> continuai.

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Ero disteso sul letto mentre guardavo il soffitto, perso nel vuoto.

Avevo il mio quaderno degli appunti appoggiato sulla pancia e la matita in mano, ma avevo scritto solo frasi per poi cancellarle.

Rimasi così per qualche minuto, ascoltando in lontananza il suono dolce della chitarra di Giovanni (Piccolo G).

D'un tratto sentii la sua fresca risata. Voltai la testa guardando il corridoio, da dove veniva. Mi sedetti a gambe incrociate. Ormai avevo imparato a riconoscere la voce di Vanessa: solitamente con lei parlavo a colazione e durante la pausa pranzo, poichè avevamo orari abbastanza simili. La sera invece io rientravo da lezione prima di lei, perciò in quel momento supposi fosse appena tornata da allenamento e che stesse per andare in doccia.

Passò vicino alla porta e mi salutò sorridendo: <<Ciao Jore>>.

La salutai con la mano. Adoravo quel modo con cui sapeva essere solare con tutti.

Piuttosto che parlare tanto preferivo osservare le persone per capire il loro carattere. In una settimana che la vedevo e imparavo a conoscerla, di Vanessa avevo capito che, per quanto potesse essere preoccupata per qualcosa o arrabbiata con qualcuno, quei sentimenti cattivi li sapeva perfettamente mettere da parte quando parlava con qualcun altro. Sapeva ascoltare le persone e consolarle incoraggiandole (Samu aveva avuto un momento di sconforto a causa di una sfida) e per questo la ammiravo.

Guardai il quaderno appoggiato sulle gambe, con una pagina colma di frasi cancellate. Di getto lo presi e iniziai a scrivere qualche frase. Le rilessi poco convinto.

*Portami con te♡||Jore*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora