Te lo prometto

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Dean aveva diciassette anni.

Ne aveva diciassette ma si sentiva piccolo, e indifeso.

Stringeva le spalle di Ace come se avesse paura potesse sparire da un momento all'altro. Sotto un certo punto di vista lo avrebbe fatto. Sarebbe sparito, sarebbe andato via e Dean non poteva farci nulla.

<<Mi dispiace>> sussurrò Ace sfregandosi gli occhi prima che potessero scendergli lacrime.

<<Quando?>> chiese Dean, la voce ferma, non traspariva nessuna emozione, il che era tutt'altro che positivo.

<<Dean...>>

<<Quando, Ace>> le parole si spezzarono mentre pronunciava il nome dell'amico, ma sforzò le lacrime a non scendere, il testosterone aiutava parzialmente a contenere le emozioni, ma era comunque difficile mantenere un'espressione distaccata. Avrebbe preferito piangere in quel momento, c'era sempre stato qualcosa di liberatorio nel piangere. Ma non quella volta, non voleva piangere, perché allora avrebbe pianto anche Ace e non avrebbero più smesso.

<<Tra una settimana>> rispose Ace guardando verso il basso.

Una settimana. Quelle due parole rimbombavano nella testa di Dean come una canzone che non riusciva a togliersi dalla mente. Era meno piacevole dell'introduzione di Bohemian Rhapsody.

Una settimana ed Ace se ne sarebbe andato, trasferito in un'altra città, avrebbe preso l'aereo e se ne sarebbe andato.

<<Una settimana>> ripetè ad alta voce.

Erano in casa di Ace, più precisamente in camera sua, Dean era in piedi di fronte ad Ace, che al contrario era seduto sul letto e ora lo stava guardando dal basso. Dean sapeva di dover dire qualcosa, qualsiasi frase sarebbe andata bene, ma l'unica cosa che riusciva a fare era stringere le spalle del suo migliore amico pregando fosse abbastanza per non farlo andare via.

Ace aveva spiegato che fosse già da più di un anno che suo padre stesse cercando un lavoro più vicino alla sua parte della famiglia.

<<Mia nonna è malata>> aveva detto Ace, e per Dean era una spiegazione più che valida, eppure continuava a chiedersi perché. Non era giusto e basta. Non si meritavano di essere separati senza il loro consenso.

Ace si alzò lentamente, si mise in punta di piedi e gli baciò la fronte, non portò lo stesso conforto che portava di solito. Era solo triste, un bacio di addio e Dean si rifiutava di accettarlo. Prese il viso di Ace con entrambe le mani, e se quella era l'ultima cosa stupida che avrebbe fatto, allora ci si sarebbe buttato di testa.

<<Posso baciarti?>> chiese, sentiva le mani formicolargli e le guance scaldarsi.

Ace annuì.

Dean non aveva mai avuto interesse a baciare nessuno, e l'unica volta in cui le sue labbra avevano toccato quelle di qualcun altro era stato almeno sei anni prima, con una ragazza di cui nemmeno ricordava il nome.

Con Ace fu diverso, simile ai baci che si davano sulla guancia sotto alcuni punti di vista, ma differente sotto altri.

In primo luogo, Dean notò quanto il suo cuore avesse accelerato ora che stava baciando le labbra Ace. In secondo luogo si accorse del fatto non volesse davvero allontanarsi. In terzo luogo, e questo lo notò aprendo leggermente gli occhi, Ace aveva un'espressione completamente diversa da qualsiasi altra che Dean avesse mai visto.

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