Dean aveva finalmente sedici anni, era il giorno del suo compleanno e voleva fare qualcosa di speciale, qualcosa solo con il suo miglior amico, l'unica persona al di fuori della sua famiglia di cui si fidasse ciecamente.
<<Sei proprio sicuro che mi piacerà?>> chiese Dean per quella che sembrava essere la ventesima volta, nonostante fosse certo che qualsiasi attività sarebbe stata perfetta finché Ace fosse stato con lui.
Magari non qualsiasi. Dean detestava toccare cose viscide, quindi se fossero andati a caccia di vermi... quello non gli sarebbe piaciuto. Dubitava stessero andando a caccia di vermi.
Ace gli aveva bendato gli occhi con una spessa fascia nera e lo stava conducendo in un qualche posto, Dean doveva ammettere che quella non fosse l'idea di compleanno che aveva programmato.
Sotto i piedi sentiva terriccio, sassi, ghiaia, radici... era persino stato colpito in faccia da un ramo che Ace si era dimenticato di spostare. Insomma Dean era certo fossero nel bosco dietro casa di Ace, o nei dintorni per lo meno. Non c'erano molti boschi accessibili attorno alla cittadina.
<<Fidati di me>> la voce di Ace era più vicina di quanto Dean si aspettasse, le parole praticamente sussurrate al suo orecchio gli fecero correre i brividi lungo la schiena.
<<Mi fido, mi fido>> assicurò Dean.
Ace aveva le mani sui suoi fianchi — a volte le spostava alle spalle — e il fatto che continuasse a spostarlo a destra e a sinistra con il minimo preavviso gli stava facendo sentire cose strane nello stomaco, cose che non era certo gli piacessero. Uno strano nodo che continuava a legarsi e sciogliersi.
Camminarono in silenzio per altri pochi metri, poi Ace strinse la presa sulla vita di Dean costringendolo a fermarsi.
<<Arrivati>> concluse con un tono al quanto orgoglioso.
Dean non poté fare a meno di sorridere mentre si portava le mani dietro la testa per slegare la fascia che gli bloccava la vista, ma Ace lo fermò afferrandogli velocemente i polsi. Più che muoverle, le sue mani sembravano teletrasportarsi
<<Hai detto che siamo arrivati>> si lamentò Dean senza però opporre resistenza alla presa di Ace.
<<Mhh>> rispose eloquentemente Ace lasciandolo andare <<devo controllare sia tutto a posto>> spiegò velocemente.
Mentre Dean ascoltava i passi del suo amico allontanarsi alzò gli occhi al cielo, gesto al quanto inutile dal momento che lui fosse l'unico a sapere di averlo fatto.
Finalmente il sole era tornato, colpiva le guance di Dean facendolo sentire particolarmente rilassato. Come un bagno caldo, ma senza l'inconveniente dell'acqua.
Ace si ripresentò dopo poco, posando le mani sulle spalle di Dean senza il minimo preavviso.
<<Posso togliermi questo affare ora? Inizia a dare fastidio>> Dean sentì Ace soffocare una risata.
In un movimento che Dean appena percepì, la fascia che gli copriva gli occhi non c'era più. Ace si era spostato di fronte a lui e lo stava guardando con un sorriso che andava da orecchio a orecchio, le guance rosse, probabilmente per colpa della temperatura primaverile.
Dean ci mise un momento ad abituarsi alla luce, ma quando lo fece rimase, figurativamente, a bocca aperta.
Si trovavano effettivamente nel bosco, gli alberi creavano diverse zone d'ombra, e sotto una di queste Ace aveva sistemato un telo azzurro con sopra un cestino di paglia. Tra i rami di due alberi era appeso uno striscione disegnato a mano che diceva "Tanti Auguri Dean" con alcuni fiori a decorare lo spazio vuoto rimanente. Due palloncini arancioni, appesi nello stesso punto, dondolavano avanti e indietro sospinti da una leggera brezza. Dean tornò a guardare Ace.

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Promise me
Cerita Pendek" > spiegò pazientemente suo padre. > sottolineò Dean, suo padre si limitò ad annuire e accennare un sorriso. >" Dean non ha mai amato socializzare, fin dal primo giorno in cui si è potuto definire apertamente come un ragazzo, però, ha instaurat...