31. Due giustizie

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All'interno dell'astronave aleggiava un pe sante silenzio, interrotto solamente quando raggiunsero la città di Gurtra. Dall'alto era chiaramente visibile l'ampio anello creato dagli assedianti del Clero, ma i difensori non si erano arresi e gli stendardi neri con il teschio di corvo sventolavano ancora con fierezza all'interno delle mura.

«Atterriamo davanti all'ingresso» ordinò Shamiram. «Ci faremo aprire le porte.»

«D'accordo» confermò Sigurd avviando la manovra di discesa.

Avrebbero potuto raggiungere un qualsiasi altro punto all'interno della città, ma quella scelta teatrale avrebbe reso il loro arrivo molto più autorevole.

Una volta toccato il suolo, l'elfo fece aprire il portellone e tutti i passeggeri scesero, apparendo all'improvviso sotto gli occhi sbalorditi delle sentinelle.

«Fermi!» gridò uno degli orchi. «Chi siete? Come siete arrivati fin qui?»

«Aprite le porte» ordinò l'umana in tono imperioso. «Esigo di parlare immediatamente con Havard.»

Una simile frase non avrebbe mai convinto i sottoposti del pallido, ma la magia mentale della strega era abbastanza potente da ovviare a questo problema.

Ci fu un momento di silenzio, poi un pesante rumore di ferro e legno, e finalmente gli enormi battenti si aprirono. Dall'altra parte, uno schieramento di orchi e troll li attendeva. I primi erano protetti da massicci scudi a torre, i secondi invece brandivano delle enormi mazze capaci di spazzare via l'intero gruppo in un colpo solo. Erano tutti cadaveri rianimati.

«Venite, vi guido dal sommo Havard» affermò l'orco più alto in grado, vittima inconsapevole dell'incantesimo di Shamiram. Era ancora vivo, ma per quanto lo sarebbe rimasto?

L'umana gli fece segno di procedere, mentre alle loro spalle l'ingresso principale veniva prontamente richiuso.

Attraversando le ampie strade principali, tutti quanti poterono osservare le precarie condizioni in cui versavano i cittadini: c'erano edifici distrutti, macerie ovunque, e sguardi preoccupati a ogni uscio o finestra.

Quando raggiunsero il robusto palazzo del governatore, tutti quanti avvertirono un brivido lungo la schiena: proprio al centro della grande piazza era stato costruito un rozzo patibolo da cui pendevano una mezza dozzina di corpi impiccati. Quasi tutti goblin.

«Sono i fabbri-alchimisti» sibilò Tenko, furiosa. «Ha davvero ucciso i suoi uomini.»

Non c'era Icarus tra loro, ma la vista dei cadaveri bastò a far impallidire Zabar. Che fine aveva fatto il suo amico? Stava bene? Era ancora vivo?

«Havard dovrà rendere conto anche di questo» assicurò loro Shamiram. «Muoviamoci.»

La loro guida riprese a camminare e li scortò fino alla stanza delle riunioni. «Al momento Havard sta discutendo con i capitani, potrete entrare non appena...»

L'umana gli fece perdere i sensi con un semplice movimento della mano, dopodiché usò la sua magia per spalancare i pesanti battenti.

Havard e i suoi subordinati si voltarono immediatamente.

«A cosa devo questa visita inaspettata?» domandò l'orco pallido facendo qualche passo verso di loro.

Age of Epic - 2 - La progenie infernaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora