Havard avanzava fiero e deciso attraverso le a mpie strade di Shakdàn, ma la sua sicurezza era soprattutto una facciata: i suoi sensi erano tesi e le sue percezioni acuite per cercare di anticipare un'eventuale minaccia. L'ultima cosa che voleva era finire in un'altra – seppur improbabile – trappola degli dei.
Raggiunse una grande piazza e si guardò intorno. Dalle finestre spuntavano alcuni volti, quasi tutti di donne o bambini, ma ancora nessuno osava aprire le porte e uscire.
«Shamiram, senti anche tu la presenza degli dei?»
L'umana lo affiancò. «Stanno celando la loro aura, ma sono qui.» Si guardò intorno, concentrandosi sulle sue percezioni magiche. «Da quella parte.»
I due si avviarono, subito seguiti dagli altri alleati. Havard sapeva che era un rischio affrontare gli dei senza l'Ascia di Parashurama o un'altra arma ammazza-dei, ma non poteva rimandare: doveva porre fine alla guerra ora che gli dei erano vulnerabili. Se li lasciava fuggire, avrebbero potuto riorganizzarsi e tornare all'attacco.
In pochi minuti raggiunsero un grande edificio, abbastanza ampio da consentire anche ai troll di entrare comodamente: non era un tempio, ma la sua facciata era comunque ricca di decorazioni. Probabilmente aveva qualche funzione amministrativa, in ogni caso al momento sembrava deserto.
«Spartakan è qui» affermò il figlio di Hel.
«E non solo lui» confermò Shamiram. «Credo ci sia anche uno... No: due Pilastri.»
Havard era pensieroso. Si voltò verso i suoi alleati, ma in realtà l'unico a cui era davvero interessato era Tenko: la demone era riuscita a salvarlo una volta, ma aveva abbastanza potere per farlo di nuovo? E soprattutto: tra tutti i presenti, avrebbe davvero scelto di salvare lui se le cose si fossero messe male? Ne dubitava. Ma non poteva fermarsi.
«Bah'soit, fai avanzare due dei tuoi troll meglio corazzati.»
Il capitano della fanteria pesante annuì. Scelse una coppia di massicci guerrieri dotati di spesse armature di ferro e li mandò in avanscoperta con i loro enormi scudi a torre a proteggerli.
Salirono un'ampia scala, poi un'altra e un'altra ancora. Raggiunto il piano più alto, proseguirono fino a un pesante portone di legno, anch'esso finemente decorato da mani esperte.
«La traccia finisce qui» stabilì Shamiram. «Ma è strano, è come se...» C'era qualcosa che non andava.
«Al mio tre, sfondate la porta» ordinò Havard.
I due troll strinsero la presa sugli scudi, pronti a caricare.
«Uno. Due. Tre!»
Spartakan si fermò. La visione degli dei lo aveva condotto fino a quel grande portone intagliato, ma non gli aveva rivelato cosa ci sarebbe stato oltre.
Doveva aprirlo? Doveva bussare?
Non ci fu bisogno di trovare una risposta: i battenti si aprirono davanti ai suoi occhi, come animati, rivelando una sala ampia e luminosa.
«Hai trovato dei pantaloni» notò Nergal mentre entrava. «Bene.»
Il figlio dell'inferno si inginocchiò appena si rese conto che era al cospetto del dio della morte. E non solo al suo: nella stessa stanza c'erano anche il dio del sole Huitzilopochtli, il dio della notte Tezcatlipoca, e il dio del mare Enki. Era un evento raro, se non unico, poterli vedere di persona.
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Age of Epic - 2 - La progenie infernale
FantasiDa sempre le persone hanno vissuto sotto il controllo degli dei. La teocrazia del Clero è sempre stata l'unica forma di governo possibile, l'unica concepibile, eppure qualcosa sta cambiando. Nel continente meridionale, alcuni eretici hanno cominciat...