Alba

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La strada aveva smesso di rallegrare con i suoi rumori la notte di Simone da almeno un'ora, ma lui non riusciva a far altro che girarsi e rigirarsi in quel letto che era fin troppo grande per lui e che sentiva essere così vuoto.

Era la prima volta che dormiva veramente da solo e per quanto si lamentasse costantemente della sua famiglia, in un modo o nell'altro, qualcuno gli stava sempre accanto e sapergli in casa rendeva le notti del ragazzo molto più leggere, ma con l'inizio dell'università andare a vivere da solo era stata la scelta più naturale da fare.
Si convinse che fossero i pensieri e le preoccupazioni a tenerlo sveglio, e non quell'incombente senso di solitudine che lo avrebbe invece fatto sentire alla stregua di un bambino.

Avrebbe iniziato il corso di fisica in meno di una settimana, ed era normale essere in ansia, era normale non riuscirci a dormire su, ed era altrettanto normale aver tenuto suo padre sveglio fino a mezzanotte con la scusa di fargli vedere attentamente la cigolante anta del suo armadio in videochiamata, per raccimolare preziosi consigli su come poterla aggiustare.

Forse l'idea di prendere casa da solo non era stata poi così brillante, ma non poteva certo tirarsi indietro in quel momento e dimostrare a tutti quanto ancora fosse immaturo.

Il flusso caotico di agonizzanti pensieri fu interrotto da un rumore persistente e squillante, e Simone si chiese chi poteva odiarlo così tanto da attaccarsi al suo campanello alle due e mezza di notte.

Con la pochissima voglia che aveva in corpo si fece forza per alzarsi e trascinarsi a piedi scalzi lungo il sudicio pavimento, ancora impregnato di chiuso, che separava la camera da letto dall'ingresso, e con le mani un po' impacciate riuscì a sbloccare gli obsoleti ingranaggi che tenevano chiuso quel portone di legno.

"Ciao"
Simone aprì e chiuse gli occhi numerose volte, cercando di capire se stesse avendo o meno una allucinazione.

"Sono le due e mezza" sentenziò stupidamente
"Ho portato gli avanzi" si limitò a giustificarsi lo stesso bellissimo ragazzo che aveva fatto da protagonista al suo pomeriggio.

Senza la farina in faccia e le ciabatte gialle era ancora più bello, se pur il suo gusto in fatto di abbigliamento non era di certo migliorato.

"Avanzi?"
"Dell'inaugurazione"
"Sono le due di notte"
"È finita tardi"

"E tu vieni qui alle due di notte per portarmi gli avanzi?"
A dire il vero tutta quella situazione lo faceva sentire francamente lusingato, anche se gli avrebbe semplicemente dovuto far sospettare che quello davanti a lui era poco meglio di un pazzo con evidenti problemi sociali.

L'uomo perfetto, insomma.

"Beh, hai detto tu che quelle uova erano il tuo pasto, no? Guarda che non t'ho portato solo la torta, c'è anche la pizza ed una birra mezza finita che dovrai comunque condividere con me"

A quel punto il piccolo Balestra non aveva neppure la forza di replicare, si limitò a spostarsi dall'uscio della porta per invitarlo ad entrare.

Manuel, come se avesse dimestichezza con quelle quattro mura, e non fosse invece appena entrato nella casa di uno sconosciuto che non lo aveva neppure invitato, si affrettò a sbattere la mano contro la piccola colonna vicino alla porta, cercando l'interruttore della luce.

La stanza verde si illuminò dopo poco, nonostante le numerose lampadine fulminate, e Manuel si gettò senza troppe cerimonie sul divanetto arancione che troneggiava la sala.

"Dovresti renderla un po' più personale"
"Che?"
"La stanza, la casa. Non mi parlano di te"
affermò come se fosse il discorso più naturale del mondo e a Simone venne fuori una voce francamente offesa.

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