Crepe

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"Credo che sia l'uomo più interessante che abbia mai conosciuto"
Erano seduti in maniera piuttosto indelicata sul disgustoso divano della sala di Simone, e stavano buttando giù quella che doveva essere la loro terza birra condivisa della serata.

Il papà di Simone, che Manuel aveva scoperto essere un uomo straordinario, era appena andato via lasciando i due ragazzi a godersi un po' di privacy.
"Guarda che è single, se vuoi ti passo il suo numero eh. Anche se non penso tu sia proprio il suo tipo" scherzò il piccolo.

"Sei proprio un coglione"
Per Simone quella era l'occasione perfetta per tirar fuori ciò che aveva visto qualche giorno prima, e cercare di capirci davvero qualcosa.

"Ah si, scusa. Tu sei già impegnato"
Il dado era tratto, adesso doveva attendere pazientemente la sua sentenza.
"Impegnato?"

"Si, con quella ragazza con i capelli colorati, l'ho vista"
"Ma Chicca?"
"Che ne so io de come si chiama"

Manuel era paonazzo, non l'aveva mai visto così rosso in volto, il che non presagiva esattamente qualcosa di positivo.
"E come l'avresti vista?"

"Stava fumando fuori dalla tua finestra, quella della camera da letto. La nostra finestra."

A quel punto Simone realizzò che forse una dignità non l'aveva mai avuta, vista la situazione
"Chicca è una mia amica, siamo amici, solo amici"
Il più piccolo fece per prendergli la birra dalle mani, ma finì con il poggiare la sua sopra quella dell'altro e decise di non lasciarla andare.

"Come con me?"
"Con te è diverso"

Diverso.
Che voleva dire adesso che con Simone era diverso?
Per Simone, Manuel non era diverso, Manuel era unico, non c'era un altro solo essere umano che potesse sperare di attirare la sua attenzione allo stesso modo.

"Simo"
"Mh?"
"Ma che sei geloso?"
"Se fosse?"
"Saresti uno stupido, perché non c'è proprio nessuno di cui essere geloso"

Spinto da un impeto di coraggio, e forse anche da quelle rassicuranti parole che gli stavano portando il cuore in gola, Simone si girò di spalle, per poi lasciarsi andare contro il ragazzo più grande, abbandonando la testa sulle sue gambe.

Manuel prese a tracciargli con delicatezza i tratti del viso con la punta delle dita, mentre la sua mano libera era persa fra i suoi riccioli corvini, arrotolandoli seguendone la forma.

Si persero in quel contatto per quelle che sembravano ore, e a Simone parve che qualcuno le avesse stuccate quelle crepe nel muro, fino a farle scomparire.

Poi, d'un tratto, Manuel le riportò a galla con una violenza tremenda.

"Perché non c'era anche tuo fratello oggi?"
Il cuore di Simone si fermò per un attimo, ed il suo corpo fu avvolto dal gelo.

"M-Mio fratello?"

"Jacopo. Ho visto la vostra foto sul tuo profilo. Che fa, studia fuori?"
Il muro di Simone era crollato, e di lui non restavano altro che macerie.

Le ceneri di quel disastro gli erano penetrate nei polmoni, impedendogli di respirare, e il piccolo fece l'unica cosa razionale che gli venne in mente.
Si alzò di scatto e corse in bagno chiudendosi la porta alle spalle.

Sapeva benissimo quello che stava succedendo, il tempo gli aveva insegnato a riconoscerne i segni.
Quello era un attacco di panico.
Stava avendo un attacco di panico contro la porta del suo bagno, dopo aver abbandonato quello che poteva essere l'uomo della sua vita in salone da solo.
Le lacrime scendevano copiose sul suo viso ed i singhiozzi erano così forti che era impossibile per Manuel non sentigli.

Simone sentiva il suo volto diventare sempre più bollente per la mancanza di ossigeno, ma per quanto ci provasse non riusciva a buttar giù neppure una manciata di aria.
Sapeva di star diventando viola e sapeva che senza suo padre o sua madre a guidarlo sarebbe svenuto ben presto per l'assenza di aria.

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