Il sole spiccava alto nel cielo terso, riscaldando la valle delle Sabbie. Le oasi erano aride e secche così come le palme che circondavano quei piccoli paradisi nel bel mezzo dell'inferno. Un topo uscì dalla sua tana nel mezzo delle dune roventi, corse dietro a una roccia, rinfrescandosi le zampette nella sua piccola zona d'ombra per poi ripartire alla ricerca di una preda, un dolce calmante per il suo stomaco inquieto. Riuscì a trovare un formicaio e ne addentò qualche componente, crogiolandosi nel successo della caccia. Attimi che parevano eterni, anche per un semplice topolino.
All'improvviso il sole si oscurò, un grido agghiacciante tagliò il silenzio fatale del deserto. Il topolino si rifugiò all'istante nella sicurezza della sua tana; con i suoi occhi languidi guardò il cielo e la paura lo immobilizzò a causa del pericolo che volava via alto su di lui, improvviso e mortale come la sua ombra. Il falco volava rapidamente; non aveva tempo di badare alla fame che attanagliava il suo stomaco rapace.
Falcando il cielo con le sue grandi ali, aveva attraversato avanti e indietro più volte i confini che separavano i tre regni e i loro innumerevoli pericoli e sbalzi stagionali. Nel vicino Regno delle Foreste trovò un autunno variopinto, con gli alberi nei loro vestiti migliori e un tempo mutevole che sbandava dalle temperature più miti con cieli tersi e azzurri a piogge torrenziali che avevano reso il suo viaggio, ormai alla fine, umido ma comunque gradevole. Il vento che sferzava sul regno delle Montagne lo aiutò a volare sempre più veloce verso la sua meta. L'inverno del Regno di Ghiaccio circondò il rapace con il suo gelido abbraccio, coprendogli le piume di brina.
L' ambiente circostante intangibile, una landa deserta bianco azzurra senza ombra di vita.
Il Regno delle Sabbie, invece, salutò il ritorno del falco guidandolo verso casa con un vento torrido come l'estate che si abbatteva su quella terra, non dando tregua alla popolazione, agli animali e alla poca vegetazione. Ma ora si apprestava ad arrivare al suo obiettivo e finalmente a un buon pasto oltre al ben meritato riposo.Il servo gli versò il vino nel boccale. Era impossibile tenere fresco il vino nel Regno delle Sabbie, le temperature ardenti lo rendevano caldo e fumante, costringendo la gente a berlo così, ma ormai era il suo più grande amico e confidente, riusciva in qualsiasi occasione a togliere i pensieri dalla sua testa. Dopotutto era un uomo di mezza età e di tanto in tanto un bicchiere di vino se lo meritava, contando che nella sua vita non gli era stato regalato nulla, anzi aveva sudato e sanguinato per arrivare dove era ora: sul trono del Regno delle Sabbie. Solo lui sapeva quanto.
- Alla mia.- disse e trangugiò il bicchiere di vino.
Il servo fulmineo lo riempì subito e mentre osservava il liquido adagiarsi nel bicchiere, la sua testa venne inondata dai ricordi...La primavera era alle porte: splendidi fiori sbocciarono sulle piante dalla chioma rigogliosa; cespugli fioriti circondavano le strade e i sentieri di Khörte, il regno di Velveros era in festa.
Musiche e ballate venivano suonate dai bardi e il popolo cantava e ballava felice. Il principe neonato aveva portato con sé la tanto attesa primavera.- Lunga vita al principe Evian, il fiore più bello di questa primavera! -
- Viva Evian! Colui che porta la primavera! -
Dopo un lungo e rigido inverno la città era tornata a vivere, perciò la folla si rallegrava per la benvenuta stagione e la lieta notizia.
Lui osservava la felicità di quel giorno, era così evidente sul volto di tutti quelli che incrociava, mentre la madre lo trascinava tra la folla come un sacco di patate, portandolo al cospetto di un soldato. L' armatura scintillava al sole, l'elmo ricopriva la testa dell'uomo e una visiera raffigurante il muso di un lupo proteggeva il viso del cavaliere. Scese da cavallo con un forte rumore metallico, le placche dell'armatura tintinnarono ferocemente cozzando tra di loro.
Anche con i piedi per terra, il cavaliere lo superava di tre spanne, facendolo sentire ancora più minuto. L'uomo si alzò la visiera, scrutandolo con i suoi glaciali occhi azzurri, ma poco dopo un dolce sorriso ammorbidì i suoi lineamenti spigolosi. Zevia lo spintonava; lui imbarazzato guardava per terra, strusciando i piedi, calciando il nulla.
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Silenzio
FantasyLui uno schiavo. Lei una principessa. Lo schiavo Arus non può parlare. Nel Regno delle Sabbie agli schiavi viene impedita attraverso un rito (il ricamo del silenzio) la possibilità di parlare. La principessa Tahlia è promessa in sposa al rude Re G...