I lunghi capelli color cenere svolazzavano alle spalle della principessa Tahlia mentre correva tra i labirinti della Fortezza di Rena. Arus alle sue spalle faticava a starle dietro; colma d'energia come solo i ragazzini sanno esserlo, attraversava gli infiniti corridoi veloce e fulminea.
Lo schiavo si fermò ansimante, il Ricamo gli ostacolava la respirazione e in quei cunicoli sabbiosi, l'aria rarefatta rendeva quell'azione ancora più difficoltosa.
La principessa comparve davanti al ragazzo come uno spirito, ammirandolo con i suoi occhi d'avorio dorato simile a un Fennec pronto ad attaccare la sua preda. Gli porse la mano, aiutandolo ad alzarsi: un gesto che non molti nobili, reali e regnanti avrebbero avuto il coraggio di fare. L'umiltà di Tahlia era paragonabile solo alla sua estrema bellezza, grazie alla quale tra i suoi molti soprannomi affidatole dal popolo negli anni comparve anche " La Rosa del Deserto", un tesoro di inestimabile beltà, che rappresentava nel Regno delle Sabbie prosperità e abbondanza.– Non c'è nessuno Arus. Puoi anche dirmi qualcosa. Non mi hai insegnato la lingua degli schiavi per nulla. –
Il ragazzo continuava a guardarla con le mani unite dietro alla schiena.
– Arus rispondimi! Dimmi qualcosa! Un evento così ufficiale, persino davanti al Consiglio di Rubino... non riesco a capire. Tu dovresti dirmelo!–
Tahlia si rabbuiò e lo schiavo non sapendo cosa fare, e temendo le conseguenze della sua tristezza, sventolò le mani davanti a sé in segno di resa. Circondò poi con l'indice destro l'anulare sinistro e indicò la principessa.
Le mancò il respiro e per un attimo si irrigidì, bloccata dalla sorpresa e dalle emozioni contrastanti. Si voltò repentina, in lacrime, e cominciò a correre.
Arus non poteva dirle di fermarsi, non poteva urlarle di non correre, di stare attenta, che avrebbe potuto sbagliare strada e perdersi. Tahlia girò l'angolo e non la vide più.
Continuò a girare per i labirinti per ore e ore, credendo di essersi perso, ma alla fine riuscì a tornare nella galleria principale e a raggiungere il salone del Consiglio.
Raß, il Capitano delle Sentinelle Cremisi, sorvegliava dal fondo della stanza. Il nuovo ordine che Re Luscar inserì nel Regno delle Sabbie cambiò la visione delle guardie che tutta Turrmund aveva avuto sin dalla comparsa della Luna Immobile. Più agili e veloci, dotati di armature leggere, coltelli da lancio e piccole spade curve simili a falci; si rivelarono soldati efficienti e precisi al contrario delle precedenti Guardie Reali.
L'uomo bardato di rosso scrutava Cxan con i suoi occhi bicolori, ma il peggior sguardo lo riservava solo alla vista di Brenon. Il mercante di vite e anime sedeva alla sinistra di Re Luscar, il turbante nero di seta copriva la sua grossa testa pelata e il trasbordante doppio mento. La canuta barba incolta e disordinata incorniciava una bocca ormai sdentata e putrida come le peggiori latrine. Il Capitano Cremisi non poteva provare altro che odio per quell'immenso errore umano che trafficava le vite di persone innocenti. La tribù a cui apparteneva era stata schiavizzata fino all'ultimo componente; bambini, donne e uomini incatenati in una lunga carovana di anime. A capo di quella processione inumana Brenon sedeva sul suo dromedario e sorrideva, sognando a occhi aperti tutti i quattrini che quei poveretti gli avrebbero fruttato. Raß si ripromise di staccare quella testa marcia dal corpo dell'uomo e il suo sguardo lasciava ben intendere che fine atroce gli avrebbe fatto fare.
– Perché ci stanno mettendo così tanto? Raß vai a cercarla.–
La sentinella si inchinò e uscì velocemente dalla stanza.
Erano passate ben tre ore solari da quando Arus era uscito per cercare e chiamare Tahlia, ma di loro non c'era più traccia.Lo schiavo Arus non sapeva se entrare. Cosa gli avrebbero fatto? La principessa era dispersa nei labirinti del castello a causa sua... Non era riuscito a fermarla e ora lei era nelle gallerie da sola, senza conoscere la strada del ritorno. Forse non l'avrebbero mai più trovata. Arus non sapeva cosa fare, se entrare o far finta di niente e tornare indietro a cercarla. Si fece coraggio, in qualsiasi caso lo avrebbero picchiato, frustato o messo in prigione per aver fatto un simile errore. Bussò alla porta, ed entrò. Il re era seduto sul suo trono, il Primo Consigliere stava alla sua destra e il Secondo alla sua sinistra. Jiora, la dama di compagnia della principessa, stava poco più avanti con le mani intrecciate sul grembo. Arus camminò fino al centro della sala e si inginocchiò davanti al re, poco lontano dalla donna. Tese le mani davanti a sé, con il palmo rivolto verso l'alto per chiedere perdono.
–Schiavo Arus, hai il permesso di alzarti davanti al tuo Re, Jiora tradurrà per noi. – il Primo lo guardò, quell'uomo lo aveva sempre trattato peggio degli altri, come se avesse qualcosa contro di lui, risentimento, rabbia, invidia. Ma come avrebbe potuto invidiare uno Schiavo? Lui che era solo di un gradino più in basso rispetto al Re. Lui che aveva tutto, lui che era libero, lui che poteva vivere.
Arus si alzò in piedi, a testa bassa cominciò a muovere la mani, si indicò, unì i pollici e gli indici per formare un triangolo e poi le separò allargando le braccia, uno verso destra e uno verso sinistra fermandosi dove c'erano i fianchi, poi si toccò un occhio e infine tracciò una linea orizzontale in aria con l'anulare. Jiora spalancò gli occhi.
– Come hai potuto stupido ragazzino? – gli disse.
– Jiora traduci, in modo che tutti qui, oltre a te, possano capire ciò che il ragazzo ha detto. – il Re guardò il ragazzo e poi la donna.
– Lo schiavo ha perso di vista la principessa nella gallerie. –
Il re lo fissò incredulo
– Come è successo?! Parla ragazzo! – gridò.
Arus unì i polsi, allargò le mani verso l'alto e verso il basso e cominciò a muoverle ondeggiando su e giù. Non poteva rivelare ciò che aveva detto alla principessa e che le aveva insegnato la lingua degli Schiavi o lo avrebbero punito anche per quello. Si inginocchiò di nuovo tendendo la mani a palmi in su davanti a sé.
– La principessa è corsa via. –
STAI LEGGENDO
Silenzio
FantasyLui uno schiavo. Lei una principessa. Lo schiavo Arus non può parlare. Nel Regno delle Sabbie agli schiavi viene impedita attraverso un rito (il ricamo del silenzio) la possibilità di parlare. La principessa Tahlia è promessa in sposa al rude Re G...