Capitolo 8

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Finalmente era arrivato l'ultimo evento di quella settimana, il tanto atteso ballo alla villa dei conti Andrenfon. Vittoria, dal canto suo, era più agitata nei giorni precedenti che per quell'ultima serata finale. Cosa gliene importava di fiocchi, lustrini, abiti e di sfarzo: aveva ottenuto la sua beneficenza  e, soprattutto, aveva permesso al padre di avere una piccola chance con il Visconte Bridgerton. Era così sicura della sua sincerità che il giorno dopo in Parlamento la sua fazione avrebbe approvato la proposta del padre e così, tutti quegli sforzi, non sarebbero stati vani. Questo era quello che pensava la contessina, mentre la sua fidata Agata le spazzolava i capelli e glieli attorcigliava in uno chignon basso, ma folto, che le lasciava due riccioli sulla nuca e qualche ciuffetto ribelle sulla testa. Non erano mancati dei meravigliosi orecchini di rubino rosso, un collier oro e il tutto era padroneggiato da un abito rosso, maestoso, che quasi la faceva assomigliare a Giuseppina Bonaparte. Poi, una coroncina oro e guanti bianchi. Doveva ammettere che per quanto gli abiti da campagna fossero molto più comodi, quell'abito aveva il suo perché: era bellissima, sembrava fatto per un'imperatrice. Ma per quel momento, per quella serata, ormai doveva mettere da parte la sua vocazione da filantropa e semplicemente godersi lo spettacolo finale a casa sua, di cui si sarebbero occupati i suoi genitori.

"Ecco fatto Vittoria. Siete un incanto... una principessa..una regina!" concluse Agata retrocedendo per vedere meglio la bellezza della sua padrona. La contessina si guardò allo specchio, poi si girò verso di lei e disse "Grazie Agata, grazie di cuore.." le tese una mano che la cameriera prese subito "..adesso non vedo l'ora di rilassarmi e che tutta questa serata finisca al più presto". Intanto bussarono alla porta della sua camera da letto. "Sì?" "Tesoro, sono io tua madre" "Si madre, prego" "Oh ma sei un incanto... sei bellissima...io non ho parole" "Madre, già ci ha pensato Agata a piangere, non vorrei ulteriori lacrime. è un bellissimo vestito, davvero niente male, ma dopo questa sera non penso che lo rivedremo più" "e cosa ne puoi sapere? Con qualche modifica possiamo dargli un nuovo taglio" "Permettetemi contessa, ma questo abito non si tocca: è perfetto così com'è" "Credo abbia ragione Agata, madre" "Lo credo anche io" e le tre donne risero di cuore. Agata andò via, e la contessa, in un sontuoso abito verde che dava luce alla sua chioma bionda, si sedette al letto della figlia e le fece il gesto di avvicinarsi. "Cara, io voglio dirti una cosa". Vittoria era un po' preoccupata per il tono di voce che la madre aveva deciso di assumere "Quel Visconte...non mi piace che ti giri un po' troppo intorno" "Ma madre, siamo amici. Come puoi dirmi questo? Non mi avete insegnato voi a non avere pregiudizi e conoscere le persone oltre quello che sembrano?" "Sì, però... non voglio che ti ci affezioni. Non sto parlando male di lui...è solo che sono sei mesi che è stato abbandonato dalla moglie e questa improvvisa vicinanza a te non me la spiego. Non dovrebbe soffrire e curarsi le sue ferite?" "Madre, è un giovane di 30 anni, con una vita davanti. Che colpa ha se è stato abbandonato da una donna che credeva l'amore della sua vita? Ovviamente,  si fa cogliere da qualsiasi situazione e occasione gli si proponga. Perché deve crogiolarsi nel suo dolore e far stare male una famiglia?". La contessa sospirò e mise una mano sul ginocchio della figlia. "Hai ragione, ho parlato troppo in fretta... non sappiamo cosa quel ragazzo possa provare e se la beneficenza gli ha tenuto la mente occupata per un po'.. tanto meglio. Solo una cosa mi duole. Per favore stai attenta: è un ex libertino, abituato a divertirsi con le donne, di qualsiasi estrazione sociale. Ecco, l'ho detto" si alzò di scatto in piedi. "Non vorrei mai che mia figlia fosse tratta in inganno da un bel visino e due chiacchiere". Vittoria si alzò e andò ad abbracciarla "Madre, siamo solo amici e alla veneranda di 26 anni" rise "vuoi che non mi accorga a cosa miri? Io starò sulle mie e solo parole di amicizia avrà da me" "Lo spero proprio". Le due si abbracciarono.

"Famiglia, ci siamo tutti?" urlò Anthony nell'androne di villa Bridgerton. "Si caro, cinque minuti e arriva anche Eloise" rispose Violet. "Perfetto, di questo passo arriveremo a festa conclusa" "Cosa ti turba fratello?" gli chiese Benedict. "Seriamente?" "Sì" "Beh, che tu possa uscirtene con qualche parola fuori posto fratello amatissimo" "Dai Anthony perché prendersela col povero Benedict" arrivò da dietro Colin "Piuttosto dicci come mai una così grande premura di fare vita mondana...qualcuna ti ha già rubato il cuore?" "Il cuore no, ma forse il cervello ed è già una buona cosa...un'amicizia oserei dire" sorrise ai due fratelli. "Bene, allora dicci chi è" chiese Benedict "La contessina... però per favore, vi supplico, non ditelo alla mamma. Non oso immaginare cosa possa pensare...non so cosa mi sta portando, ma la sua vicinanza mi fa stare bene. Ed è tutto quello che voglio dopo questi mesi agonia per via di Kate" "Hai ragione, sta' tranquillo. Sei in una botte di ferro" chiuse Colin. "Si fratello, anche se è solo un'amicizia, e se ti fa stare bene, questo ci basta per vederti un po' più sollevato. Ammetto che da quando l'hai frequentata sei migliorato moltissimo d'umore" commentò Benedict. "Sì non posso nasconderlo" sorrise Anthony "sto bene con lei, mi sento a mio agio...è intelligente, spiritosa, bellissima, piena di impegni, ha una mente attiva 24 ore su 24...io non so come faccia a fare tutto questo e rimanere così fedele a se stessa...." "Anthony? Siamo pronti" urlò Violet. "Perfetto madre, andiamo". 

Ancora tulipani a Clarence HouseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora