6: Vecchi Ricordi

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Gaia pov's

«Ciao Gaie»

Quella voce.
Quella voce gli fece venire i brividi su tutto il corpo.
Suo padre la guardava con una strana scintilla negli occhi.
Speranza?
No non poteva essere.
Lui non poteva provare altri sentimenti oltre a quello del disprezzo nei confronti di sua figlia.

Stetti zitta guardandoli con odio.
Non avrei mai immaginato trovarmi in quella situazione, non con loro,  e non ora.

«Sei cresciuta bene amore mio»

Iniziò suo padre quasi piangendo.

«Che volete?»

Tronco io non volendo sentire le parole di mio padre.
Non voleva smancerie in nessun modo, specialmente da loro.

«Gaia ti prego, lascia parlare tuo padre»

In quel l'esatto secondo entro Ciro dalla porta, per un colloquio con i suoi genitori.
Appena mise piede all'interno della sala cercò Gaia tra le persone.
Curioso di sapere con chi avesse il colloquio.
Appena la trovo, cerco il suo sguardo, voleva guardarla negli occhi, capire cosa stesse provando, o anche semplicemente per dargli un priciolo di speranza sui suoi sentimenti, che cercava di nascondere dal suo orgoglio.

Gli passo affianco, abbracciando suo padre.

Ciro non era mai stato un ragazzo affettuoso nei confronti di suo padre, ma in quel momento gli serviva per far capire a Gaia che fosse lì, voleva che lei fosse a conoscenza che si trovavano nella stessa stanza.

Non sapeva perché di quel suo improvviso bisogno di attenzioni da parte di Gaia, non riusciva proprio a spiegarlo, ma ne aveva bisogno.

Era come una dipendenza.

Il comandante si trovava alle sue spalle, si guardava intorno per vedere se andava tutto apposto.
Ma Gaia era troppo concentrata sulle parole di sua madre per rendersi conto di cos'altro gli stava accadendo intorno.

«Lascialo parlare?» Urlò lei alzandosi «Lascialo parlare un cazzo! Io non vi voglio più vedere, a nessuno dei due. Mai più!»

Si alzò dalla sedia andando verso l'uscita.
Si accorse dello sguardo di Ciro su di lei.
Era come se gli bruciasse tutto il corpo, e la divorasse.
Ma non si poteva permettere di farsi vedere vulnerabile in quel momento, così a testa alta prosegui la camminata con un espressione arrabbiata.

Venne seguita dal comandante che appena furono a metà del corridoio la fermo senza farsi sentire da nessuno.

«Si può sape che t'agg pigghjà?»

Chiese lui spazientito.

«Comanda se anche lei fosse cresciuto nella stessa situazione mia, si comporterebbe nella stessa identica maniera con loro»

Rispose lei facendogli capire la gravità della cosa.
Il comandante fece un grande sospiro, rispondendo dopo tre minuti alle parole di Gaia.

«Io nun lo sacc che te hanno fàttu i tuoi. Però se ti comporti così rischi solo di peggiorare la tua situzione, che è molto critica Gaie, ma chistu lo sacc anch te»

La ragazza lo guardo annuendo, sapeva che la sua situazione non era delle migliori, e che se non si comportava bene, rispettando le regole, gli avrebbero dati più anni di quanti se ne meritava.
Ma quando si trattava dei suoi genitori, lei non voleva avere niente a che fare con loro, e vederli li, in quella stanza, che erano venuti apposta per lei, gli fece riemergere dei pensieri su di loro che aveva dimenticato, sia negativi che positivi.

«Iàmu va»

Il comandante la riaccompagno nella sua cella, facendogli capire che doveva riflettere alle parole che gli aveva detto.

Appena usci dalla stanza fece un grosso respiro, per tutto quel tempo aveva come trattenuto il respiro, ma non sapeva il motivo.
Per i suoi genitori?
Per il comandante?
O per Ciro?

No era impossibile che fosse per quest'ultimo, lei provava solo un gran senso di odio nei suoi confronti, non nient'altro.

«Ho visto cosa hai fatto prima a Ciro»

Viola era lì, nella loro stanza, mentre gli girava intorno, proprio come si faceva nelle proprie prede, ma non aveva capito un cosa: che Gaia non era la preda.

«Allora devo farti i miei complimenti, hai un'ottima vista»

La prese in giro Gaia guardandola beffarda.
Sapeva che la sua frecciatina aveva affondato nel suo intento solo quando la rossa cambio espressione.

«Ti volevo solo dare un consiglio Non parlare più a Ciro in quel modo, così arrogte e meschino... perché rischierai di farti male soltanto»

A Gaia parve strano che la ragazza volesse dargli un consiglio, specialmente a lei.

Così azzardò a domandarglielo.

«Mi stai dando un consiglio?»

Viola alzò le spalle confondendola, non era ne si ma nemmeno no.

«Io ti ho solo avvertito»

Lei si avvicinò alla porta del bagno girandosi verso di lei guardandola.

«E da chi dovrei stare attenta? Da te? Ma non farmi ridere»

Le parole di Gaia risultarono più antipatiche del solito, uscendo acide e meschine solo a sentire il suono.

«No, da lui»

Viola entro il bagno, guardandola con un sorrisino sul volto.
La Rossi si distese sul letto esausta, sapeva che la situazione con Ciro non si sarebbe fermata.
E il suo sesto senso non sbagliava mai.

Lino entro nella cella guardandola.

«Devi venire con me»

Disse lui più agitato del solito.

«Perché? Che ho fatto?»

Chiese lei alzandosi dal letto, mentre lo guardava interrogativa.

«Tu seguimi e non fare domande»

Gaia non obbietti, non sapeva dove la stava portando, ma tra non poco lo avrebbe scoperto.
Quando si rese conto di trovarsi nel dormitorio maschile spalancò gli occhi.
Che ci faceva li?
Perché Lino l'aveva portata li?

Quando entro, i ragazzi all'interno sembrarono più sconvolti di lei.

«We cche ci fa ca nène? Hai deciso di venirmi ha trovare principe?»

Disse il rosso sorridendogli come un ebete.

«Ti piacerebbe»

Rispose lei guardandolo sorridente.

Quel ragazzo le ispirava fiducia.

«Eh ammacardéju»

Lino la porto in una cella.

Appena mise piede nella stanza, un odore di canna gli invase le narici, lultima volta che l'aveva trovata, era un paio di giorni prima che fosse stata arrestata.

Sapeva che era sbagliato, ma continuava a farlo, rimanendo sempre nella lucidità assoluta, non poteva permettersi di sbagliare nemmeno una mossa con il lavoro che faceva.

Guardò affondo la stanza, trovando seduto su una sedia a giocare a carte insieme hai suoi compagni, l'unica persona che in quel momento non voleva vedere, cioè: Ciro Ricci.

Come Calamite | Ciro Ricci Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora