6

1K 35 3
                                    

Severus non si era pentito di ciò che aveva fatto.
Anzi, gli era piaciuto. Talmente piaciuto che non aveva dormito quella notte, ma aveva pensato a quella pelle senza sosta.
Avrebbe dovuto trattenersi?
Si, assolutamente. Lui era un insegnate e non doveva cedere così a bella ragazza.
Bellissima ragazza.
Sensuale per giunta.
Si stava arrovellando, cercando di reprimere tutti quei pensieri sotto al getto di una doccia fredda. Era passata una settimana da quando aveva "fatto quella cosa" con niente di meno che la so-tutto-io Granger e aveva cercato in tutti i modi di evitarla. Non perché non la volesse vedere, ma perché si stava rendendo conto di non sapere come gestire le sue sensazioni.
Da quando Severus Piton non riusciva a gestire qualcosa?
Lui che aveva passato tutta la vita a reprimere le sue emozioni, a comportarsi in maniera irreprensibile senza lasciar trapelare niente?
Lui, uomo tutto d'un pezzo, che aveva mentito davanti al mago più malvagio, non riusciva a tenere le mani a posto con una sua studentessa?
"Severus, non ti punire, ragazzo mio."
"Albus, che cosa vuoi?"
"Voglio che tu sia felice."
"Adesso me lo dici?"
"Lasciati andare, accogli quello che senti anche se sembra sbagliato. Niente è più giusto delle proprie emozioni."
"Non se queste emozioni sono carnali..."
"La signorina Granger mi sembra ricambiare, no?
"Ma come diavolo..? Io ti tolgo da qui, ti bandisco da castello Albus" digrignò i denti furente.
"Non hai l'autorità per farlo e stasera è di ronda. Potresti approfittarne per parlarle, per conoscerla meglio" sospirò il vecchio.
"Albus, io credo davvero che la tua demenza senile sia al massimo del suo splendore in questo momento. Mi stai spingendo ad una relazione impropria con una studentessa? Te l'ha mai detto nessuno che sei un vecchio sporcaccione e pervertito?"
"Severus, ti sto spingendo verso la felicità, e ripeto, la signorina Granger è ormai adulta."
"Io dovrei parlare con Minerva, chiederle di strappare tutti i quadri dal suo studio e dall'intero castello!"
E così dicendo Piton uscì dalle su stanze per raggiungere la sala grande dove sperava finalmente di poter bere il suo caffè nero in pace, leggere il giornale e prepararsi ad un'altra giornata di lezioni.
"Oh Severus, vieni, ti devo chiedere un favore" Minerva, invece, inconsapevole dell'umore del mago, sembrava contenta e la sua voce squillante lo accolse al tavolo dei docenti.
"Buongiorno preside, al suo servizio" esordì con tono sarcastico.
"Hai parlato con Albus? Solo lui riesce a farti essere così acido, e devi ancora bere il tuo caffè amaro."
"Non parliamo di Albus, anche se credo che tutti i suoi quadri dovrebbero essere eliminati da queste mura" sentenziò tagliente.
"Sai, due occhi in più non mi dispiacciono qui... mi aiuta a tenere tutto sotto controllo." Terminò la preside con sguardo sornione.
"Beh cosa dovevi dirmi?"
"Oh, si, giusto. Beh si avvicina la notte di Halloween e volevo chiederti se potevo considerarti per la festa o se avevi altri piani."
"Nessun piano, anzi, si uno ce l'avrei: togliere più punti che posso agli studenti sbronzi."
"Su questo non avevo dubbi. Ottimo allora, i prefetti comunque aiuteranno gli insegnanti, avrai qualche mano in più."
Severus in quel momento non riuscì a non pensare all'unico prefetto che gli interessava, ma scolò al volo il suo caffè e si fondò in aula, senza salutare.

***

Hermione non poteva non pensare.
La sua testa girava così forte che le sembrava di impazzire.
Il suo odore, la consistenza delle sue labbra, la sua vicinanza e il tono voluttuoso della sua voce. Era completamente andata. Poteva un uomo farle quell'effetto?
Non si erano visti, lei aveva disertato le ronde per la maggior parte del tempo; aveva trovato mille scuse per non andare, a lezione si infilava silenziosa in ultima fila tenendo la testa bassa e cercava di uscire dalla sua camera il meno possibile.
Ma quella sera doveva proprio fare il suo turno.
Aveva pregato gli altri prefetti, ma nessuno era disposto a coprirla: non bastava il ciclo o la pergamena da consegnare, stasera doveva proprio farlo.
Aveva anche pregato Ginny di stare con lei, ma la sua migliore amica non poteva certo rinunciare agli allentamenti di Quidditch.
Così si vestì pigramente, dopo aver rispettato la nuova routine della doccia e delle creme profumate, dei capelli lisci e dell'intimo coordinato.
Forse una parte di lei pensava che magari qualcuno avrebbe potuto notarlo...
Poi si diede della stupida, pensando davvero che un uomo come Severus Piton potesse veramente nutrire un interesse sincero per lei.
Aveva trovato mille teorie: era ubriaco? Possibile.
Voleva solo divertirsi? Strano, ma possibile.
Voleva solo prenderla in giro? Possibilissimo.
Neanche per un momento l'idea che un uomo, in carne ed ossa, potesse trovarla seducente e bella, le era passata per la testa.
E si era resa conto, in tutto ciò, che anche lui aveva smesso di farsi vedere. Quindi tutto quello che era successo era solo una parentesi di follia di un uomo di mezza età ed Hermione stava cercando di convincersi che fosse tutto nella sua testa, che niente di ciò che ricordava fosse successo veramente.
Uscì dalla stanza, ignorando di essere in ritardo di almeno mezz'ora e cominciò a passeggiare lentamente perlustrando i corridoi.
Dopo circa un'ora e mezza, Hermione si trovata al solito corridoio, che lei stessa aveva rinominato "il corridoio del sesso".
Banale, certo, lo sapeva.
Ma nella narrazione della sua vita le piaceva dare dei nomi alle cose, identificarli in maniera riconoscibile, solo per lei.
E mentre pensava a quanto fosse patetico il suo modo di affrontare le cose, si ritrovò davanti ad una scena memorabile.
Uno studente Serpeverde con i jeans calati all'altezza delle ginocchia stava davanti ad un Severus Piton molto molto arrabbiato, e una studentessa Grifondoro del terzo anno cercava di coprirsi alla bell'e meglio.
Hermione cercò di stare nascosta dietro al pilone di pietra, attendendo la fine della ramanzina del suo professore.
Il suo intento era quello si tornare esattamente da dove era venuta, ma forse aveva per un attimo tralasciato un piccolo ed insignificante particolare: Severus Piton era stata una spia abile e capace.
Così, mentre i due ragazzi se la davano a gambe, Piton disse a bassa voce "Bene Signorina Granger, adesso ha visto come fare esattamente? Può prendere nota se vuole."
Hermione uscì dal suo nascondiglio, un po' imbarazzata, ma comunque decisa a non farsi prendere in giro, non stavolta.
"Oh grazie, ma sa... sembra che lei ci prenda gusto a spiare le coppiette che si nascondono quassù."
Piton le si avvicinò con sguardo di sfida.
"Allora i voyeur sono due, non trova?"
Adesso i loro corpi erano vicini, entrambi potevano sentire il profumo dell'altro, e Severus cominciava ad essere agitato.
"Colpita e affondata, Professor Piton. In ogni caso, entrambi andiamo a letto insoddisfatti."
Piton non si aspettava un colpo basso.
"Penso che lei non sappia esattamente cosa faccio prima di andare nelle mie stanze."
"Ah no? Potrebbe per esempio importunare le studentesse più grandi che sono di ronda."
Hermione l'aveva detta grossa.
"Importunare? Non mi dica che non le è piaciuto."
Adesso il professore era molto vicino ad Hermione, i loro corpi quasi aderivano e i capelli di lui le solleticavano la pelle del viso; cercava di mantenere una certa serietà, ma gli angoli della sua bocca si stavano trasformando in un sorriso smaliziato.
"Professore, non si sforzi di essere arcigno con me, lo so che si diverte."
Hermione stava superando il limite e non sapeva come avrebbe reagito quell'uomo se si fosse spinta ancora più in là, ma quella sera si disse che poteva osare. Cosa sarebbe successo?
Grazie a quelle idee, Hermione decise di spingersi di più e continuò alzandosi in punta di piedi per raggiungere Piton all'orecchio.
"... ma potrebbe divertirsi ancora di più se volesse."
Piton chiuse gli occhi, adesso sentiva il sangue scorrere nitidamente nelle sue vene, sentiva il rossore arrivargli alla punta del naso e quell'odore, quella voce così sussurrata, l'alito caldo, tutto di lei lo stava facendo eccitare. Il cuore gli batteva all'impazzata e provava un sentimento quasi adolescenziale di fare qualcosa di proibito, pericoloso ma assolutamente galvanizzante.
"Adesso quello imbarazzato è lei..." sussurrò Hermione prima di appoggiare la sua bocca sulla guancia liscia di Piton. Quel contatto fu tanto sensuale quanto inaspettato: veramente quella studentessa sfacciata ci stava provando con lui?
Sentì le labbra carnose e calde toccarlo, un'azione così banale stava invece scaturendo dentro di lui una tempesta emotiva. Ma non appena questi pensieri si cristallizzarono nella sua mente, riaprì gli occhi si rese conto che lei non c'era più: quella mancanza di contatto così improvvisa gli fece venire le vertigini, si appoggiò al muro, tenendo la testa bassa.
Da quando la mancanza di qualcosa produceva un rumore così forte?
Gli ci volle un attimo per rendersi conto di avere una delle erezioni più potenti della sua vita. Era questo il potere di quella ragazza?
Nessuno aveva mai giocato così con lui, nessuno aveva mai osato sfidarlo così.
Eppure, ammise mentre rientrava nelle sue stanze, che quel gioco, così proibito, gli stava piacendo da morire.

Tentazioni ProibiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora