CAPITOLO DECIMO QUARTO

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Come se fosse stato chiamato per nome da una voce invisibile, o come se il suo intuito avesse fatto centro un'altra volta, Langeskygger rizzò le orecchie e alzò lo sguardo dal mucchio di fieno in cui il suo muso era immerso. Gli occhi gli si illuminarono quando dalla grande porta entrò Erik sorridendo.

Seguirono Martin e Dag, ed infine tutti gli altri. Ognuno si diresse dal proprio destriero, poiché la stalla era grande e ospitava tutti i cavalli. Erano stati saziati e dissetati e parevano in buona forma. Langeskygger pareva aver compreso che era giunta l'ora che la sua natura di cavallo da guerra potesse essere dimostrata. Erik gli stette accanto per qualche minuto accarezzandolo e parlandogli come ad un amico caro, raccontandogli di com'erano i Saggi, di com'era il Valhalla e di quanto rispettabili fossero gli spiriti che lo abitavano. Gli raccontò anche della sua decisione di partecipare alla battaglia a fianco di quei guerrieri e degli altri Possessori. Dovette però lasciarlo presto perché era ormai giunta ora di pranzo e bisognava affrettarsi a tornare nel salone del Valhalla, se non si voleva rimanere a stomaco vuoto.

Udundril diede ordine agli stallieri di sellare i cavalli e di condurli ai giardini, ove si sarebbero svolti gli allenamenti e di prendere la spada di Erik e di portarla dai fabbri affinché la rendessero degna di un Possessore del Trattato.

Lasciarono le stalle contenti di aver verificato lo stato dei propri destrieri e si avviarono verso l'aureo palazzo.

«Figli di Terre ancor poco conosciute sono qui per rivendicale le loro morti. Molti di essi son sono chiamati nelle canzoni per nome, giacché in un esercito vasto e forte è impossibile distinguere un soldato dall'altro quando hanno l'elmo in testa. Perciò se fate caso alle parole di certe canzoni, vi accorgereste che ciò ch'esse raccontano non sono altro che le gesta di ognuno degli abitanti del Valhalla. Orsù cantatemi una canzone sulla battaglia di Uminek ove non si odono nomi d'uomo e io vi indicherò di chi la canzone parla.

«Conosco una canzone che parla di quella battaglia. Mi è sempre stata impressa nella mante, poiché parla di un fatto alquanto strano a cui nessun'altra canzone fa riferimento».

«Orsù cantatemela, messere»

Allora Martin si fermò e, volgendo lo sguardo a ponente, intonò una triste melodia:

Grigio e scuro il torrente feroce,

Bocche tremanti fan gran voce:

«Rotto è il ponte, il passo s'arresta!»

Duro è l'Esercito della Tempesta.

Di Uminek fu cancello,Odrun il ponte,

ed or ch'è assente, nudo è il monte

che ospita gli uomini della grande città

Udundril il forte, come farà?

Ma ecco un soldato d'abile mano,

ogni suo atto non era mai vano,

assieme al vento volò il suo nome,

perciò, pur forte essendo, non si sa più come

unico uomo sopravvisse all'attacco

anche se fu il nemico a compiere lo scacco

tornò alle mura di Uminek la Grande

ma ai cancelli egli morì esangue.

La città s'accorse di com'era finita

la guerra che ricorda la mente sfinita

di chi la vide e la combatté

anche se or non parla perché

nel Valhalla dimora quel soldato

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