CAPITOLO OTTAVO

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Ridiscesero lentamente e a piedi il sentiero legnoso avvolti dalla luce delle fiaccole ardenti per delle ore fino al raggiungimento della grande scala. Salirono in groppa ai loro destrieri e ricominciarono la salita. Lungo sarebbe stato il viaggio e la fine era lontana, ma sempre più vicina. Dovevano affrettare il passo poiché l'esercito oscuro stava salendo e, chissà, magari non erano nemmeno molto distanti da loro. La salita durò due settimane: ogni giorno pareva uguale all'altro e ogni passo sembrava ormai una conquista. Le energie parevano abbandonarli giorno per giorno, ma fedeli alla loro missione si consolavano e si davano forza l'un l'altro.

«Il passo è lento e affaticato, ma l'Asgard è sempre più vicino. Sono certo che i Saggi siano al corrente dell'avanzata del Nero Esercito e abbiano avvertito i guardiani del Valhalla. La difesa sarà immediata e i caduti in battaglia si staranno allenando per lo scontro» disse Dag.

Dalle ipotesi che si erano create durante il viaggio, il Nero Esercito doveva essere composto da demoni provenienti dai regni di Muspell, regno del fuoco, e Nifelheim, regno dell'oscurità.

Nel silenzio e nel buio il gruppo avanzava affaticato, ma poco a poco, in alto, si cominciò ad intravedere una flebile luce; un puntino luminoso sulle loro teste si era acceso, ben visibile. La cima era vicina, forse mancavano un paio di giorni, forse tre, ma bastò quella luce ad infondere speranza all'interno del gruppo.

«Qual visione!» esclamò Barder.

«Non visione, realtà» rispose Martin «ancora pochi giorni e raggiungeremo finalmente la cima. Ma venire, affrettiamoci! Siamo in ritardo!»

«Finché le gambe reggono è meglio proseguire, più ci allontaniamo dall'esercito avanzante e più mi sentirò meglio» disse Erik.

«Quei soldati avanzano lenti, ma forti» interruppe Dag «non sono più Uomini, anche se un tempo erano tra i migliori. Ora sono solo anime corrotte e rapite dal Valhalla, trascinate negli abissi dell'Yggdrasil da una Forza oscura. Triste fu la loro morte, che perché pur di tornare in vita si lasciarono ammaliare da questa Forza ingannatrice, che promise loro di farli tornare negli eserciti dei loro signori. Ma essi erano guerrieri fedeli ai Saggi e quando seppero di essere ingannati si unirono per ribellarsi e far ritorno nel Valhalla. Ahimè, però, la forza che li teneva prigionieri era assai potente e li privò del loro intento, torturandoli. Ciò che però la forza non sapeva era che uno di loro, Deremus, era forte di spirito e sconfisse l'oscuro incantesimo che lo incatenava. Senza destar sospetti conquistò la fiducia della Forza, ancora convita di domarlo.

Deremus ricevette l'incarico di comandante del suo esercito di anime avvelenate e proprio mentre stava per progettare la fuga dal baratro in cui era tenuto prigioniero, la Forza gli ordinò di partire alla conquista di l'Asgard. Questa storia ebbe tempo tre lune fa, ma si sa, le notizie faticano a passare da un Mondo all'altro. Io stesso seppi di Deremus poco prima di partire dal mio villaggio ma mi promisi di non farne parola con nessuno fino a quando non sarei stato sicuro di potermi fidare di colui che mi avrebbe ascoltato. Per questo parlo solo adesso» disse osservando gli sguardi dei suoi compagni, che parevano rimproverarlo «Il Nero Esercito avanza sotto il comando di Deremus, che teme di essere scoperto. Marcia lento, ma mai si ferma e spera che il suo messaggio di avvertimento sia giunto alle orecchie dei Grandi Saggi e che i suoi compagni del Valhalla si stiano preparando per lo scontro. Credo che a questo punto Deremus e l'Esercito siano quasi giunti al punto in cui c'è il ramo che sorregge il nostro mondo, perciò egli si trova due settimane dietro di noi. Ma i servi della Forza non si limitano ai soldati del Nero Esercito: prova ne è il branco di gnoll che ci attaccò giorni fa.

«Ma questa è una magnifica notizia!» esclamò Fyann «Abbiamo il tempo di raggiungere l'Asgard ed allearci con i soldati del Valhalla»

«Credevo che la vostra comunità evitasse la guerra, se poteva» lo incalzò Barder, dubbioso.

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