Prologo

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《Mamma, sono a casa!》 urlai dall’ingresso, togliendomi le auricolari e dirigendomi direttamente su in camera mia.
Il mio nome è Margot Rose, sono una quindicenne di New York dai capelli scuri e occhi blu, passo le mie giornate quasi solamente ascoltando musica, anche se qualche volta io e i miei facciamo dei piccoli viaggetti.
Ho varie crush e poster attaccati per la stanza, insomma una piccola adolescente come le altre.
Ma nei miei primi quindici anni di vita imparai che la mia famiglia non era tanto normale come volevano farmi credere, dagli allarmi installati per la casa al farmi stare quasi sempre da mia nonna.
Mio padre capo del dipartimento investigativo antimafia statunitense e mia madre sua aiutante, si erano incontrati direttamente su lavoro, e da tempo ormai li ascoltavo di nascosto parlare di bande di uomini che per far soldi trafficavano donne minorenni e non, e forse avevano paura per me.
Scesi in cucina aggiustandomi la felpa che misi per stare a casa e mi sedetti a tavola per pranzare.
《Amore dopo andiamo da nonna?》chiese mamma, anche se più che una domanda io credo lo affermasse 《sai, credo che io e tuo padre dobbiamo ritornare in centrale, non vorrei che tu restassi sola》
《Mamma, voglio tanto bene a nonna ma voglio star qui》 dissi mangiando la mia pasta mentre vidi i miei guardarsi negli occhi.
《Dolce Margot come è andata a scuola?》 chiese papà sorridendo, mi chiamava quasi sempre in quel modo mentre accennava un piccolo sorriso preoccupato e falso allo stesso momento.
《Bene papà, grazie》 sorrisi finendo tutto e mettendo il piatto in lavastoviglie, poi andai verso la porta ma mio padre mi afferrò un polso, io lo guardai.
《Chiamo in centrale, staremo con te, se la sbrigano da soli》 disse lui con una piccola risata 《che ne dici di uscire un po'?》 continuò poi guardò mia madre 《stiamo una giornata fuori New York, magari nella nostra bellissima piccola villetta fuori città》
《Sì papà, non andiamo da un po' e poi domani non ho scuola possiamo stare il weekend?》 chiesi sorridendo e lui annuii 《allora corro a prendere tutto》 mi lasciò ed io corsi in camera a mettere l’occorrente insieme ai miei compiti in una piccola borsa poi mi buttai sul letto con le mie solite auricolari attaccate al mio cellulare misi All  Good Things Come To An End di Nelly Furtado che mi faceva tanto rilassare.
Pensai un po' a tutto, alla scuola vicino casa mia, che mio padre mi fece cambiare e non riuscii più a fare amicizia, ai miei genitori che facevano di tutto per allontanarmi dalla loro vita, alla mia voglia di iscrivermi ad una scuola di danza.
Guardai la finestra, poi chiusi gli occhi…
Venni svegliata da mia madre che mi sussurrava di alzarmi.
《Si mamma…》 mi alzai lentamente poi presi le mie cose e scesi con mia madre che si avvicinò alla porta attivando l’allarme, uscimmo, lei chiuse ed io mi fiondai in macchina, una Jeep che mio padre tanto amava, poi partimmo.
La villa distava circa più o meno un’ora, io al mio solito con le auricolari alle orecchie che stavolta tenni solo per ascoltare la conversazione tra i miei.
《John sai che siamo in pericolo serio, io non voglio che Margot viva una vita di merda ma allo stesso tempo lei anche è in pericolo, come lo siamo noi》
《Diana amore mio, è la minima cosa che possiamo fare, anche se sappiamo chi sia il capo della banda e dove operano, non facciamoci intimorire, a poco verrà arrestato quel bastardo e sarà tutto finito》
Deglutii chiudendo gli occhi e con un clic alle auricolari attivai la mia playlist e per tutta la durata della strada cercai di mandare i miei pensieri a quel paese.
Arrivammo, mio padre entro dal cancello parcheggiando e chiuse quest’ultimo, io uscii dalla macchina e mentre mia madre entrava in casa io la seguii andando in camera.
La villetta era piccola, due piani, piano terra con piccola cucina e soggiorno e piano su con solo due bagni e due camere, a noi tre bastava per rilassarci e divertirci, mio padre la prese quando ero ancora piccola, ed io mi divertivo molto anche da sola, dalla piscina alle piccole giostrine dietro la casa.
Posai la borsa sul letto sedendomi su quest’ultimo e mi guardai intorno poi vidi mia madre entrare e mi alzai prendendo i compiti dalla borsa e appoggiandoli sulla scrivania.
《Li faccio adesso cosi magari domani avrò tutto il tempo per fare ciò che voglio》 dissi sedendomi e avvicinandomi alla scrivania, il suo sguardo si posa sulle mie mani poi sul mio viso, io la guardai ma lei parlò prima.
《Scusami se la nostra vita non è come prima》 disse avvicinandosi e sedendosi poi sul letto.
《Mamma tranquilla, so che il vostro è un lavoro difficile》
《No davvero, non hai il tuo spazio, non hai il tuo tempo, sei una quindicenne senza una vita sociale》
《Non sono fatta per la vita sociale》 dissi ridendo 《 mi piace ascoltare musica e a dir la verità anche ballare o cantare》 continuai aprendo il libro 《oh e ovviamente gli unici esseri con cui io riesca a far amicizia sono gli animali》 sorrisi e la guardai.
《Mi dispiace Margot e vorrei dirti il perché ti proteggiamo in quanto nostra unica figlia…》
《So tutto mamma》 la zittii 《so che c’è questa banda, questo clan di non so cosa, che oltre a spacciare fa traffico di ragazze e voi avete paura per me oltre che per voi dato che lavorate in quell’ambito》
《Mi dispiace》 disse alzandosi e mi abbracciò da dietro 《prometto che quando sarà finito vivremo al meglio la nostra vita》
Chiusi gli occhi e annuii col capo poi mi lasciò un bacio sulla guancia e andò via, io infilai le mie auricolari e premetti play dopodiché iniziai i compiti fino a quando non mi accorsi guardando il cellulare che si fece ora di cena, spensi e chiusi il libro 《 fortunatamente manca poco》 sussurrai a me stessa poi sentii mamma chiamare per la cena, mi alzai e corsi sotto.
《Stasera pollo》 disse papà ridacchiando ed io mi sedetti a tavola.
La cena andò liscia, poche parole solo tv e quando finii andai su a farmi una doccia lunga e calda canticchiando qualcosa, di solito mettevo musica ad alto volume, ma soltanto se in casa mi fossi trovata da sola.
I miei pensieri vengono fermati da un rumore al piano terra, non molto piano per sentirsi fin qui a porte chiuse, chiusi l’acqua e avvolsi la tovaglia attorno al mio corpo, uscii dalla doccia mettendo le ciabatte, neanche quasi il tempo di aprire la porta che sentii uno sparo che mi fece uscire il cuore dal petto, uscii velocemente dal bagno e mi fiondai alle scale senza pensarci due volte, scesi pochi gradini e vidi mio padre a terra insanguinato poi qualcuno di spalle con dei capelli più o meno lunghi, che stava per sparare a mia madre.
《MAMMA!》 urlai in preda al panico.
《AMORE SCAP…》disse per poi essere trafitta da una pallottola in testa che mi fece urlare e scappare in camera chiudendomi a chiave poi mi misi accucciata in un angolo.
《È solo un incubo…è solo un incubo》 continuai a sussurrare tra la paura e i pianti, non poteva essere successo, non volevo crederci.
Uno sparo mi fece sobbalzare cosi cercai di infilarmi sotto il letto ma prima che potessi farlo, come se tutto fosse successo in pochi secondi, sentii la porta spaccarsi, la luce accendersi e qualcuno tirarmi dalla caviglia, urlai e mi girai tenendomi la tovaglia, lo guardai, una strana maschera nera copriva metà del suo volto e i suoi capelli scuri coprivano quasi i suoi occhi blu, lo fissai spaventata con le lacrime agli occhi e dimenandomi, mi lasciò andare, strisciai verso il muro poi vidi due suoi compagni avvicinarsi alla porta.
《Cazzo amico dobbiamo andarcene! Quella troia ha mandato l’allarme, sta arrivando la polizia》 disse uno di loro 《prendila e scappiamo》
Lui si alzò indietreggiando e spinse i suoi amici scappando, li sentii mormorare e poi lui zittirli.
Rimasi bloccata e senza parole, all’arrivo della polizia non riuscii a dire nulla se non che quello stronzo avesse capelli lunghi e occhi maledettamente blu, mi mandarono da nonna, e di certo non riuscì ad essere la ragazzina di prima per un bel po’.

 Rimasi bloccata e senza parole, all’arrivo della polizia non riuscii a dire nulla se non che quello stronzo avesse capelli lunghi e occhi maledettamente blu, mi mandarono da nonna, e di certo non riuscì ad essere la ragazzina di prima per un bel po’

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IL LATO OSCURO DEL MARE|Sebastian StanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora