Sebastian’s POV

Mi svegliai la mattina dopo con un mal di testa, guardai con fatica il cellulare che oltre al tardo orario, segnava le numerose chiamate di mio padre.
《Vaffanculo…》dissi ributtandomi col viso sul cuscino ma il dolce Adam aveva ben pensato di salire sul letto e leccarmi la testa 《Adam…》 portai una mano contro il suo muso poi mi alzai rimanendo seduto sul bordo del letto, riguardai l’orario notando che era ormai tardi per andare da lei 《dovrei imparare a contenermi》 dissi guardando quasi tutta la bottiglia vuota di vodka sul comodino《ma forse potrei incontrarla all’uscita della sua lezione》 guardai Adam seduto di fronte a me 《dovrei cercare un lavoro e poi non saper che cazzo dire a mio padre o dirle semplicemente “Sai Margot ho parecchie aziende e sono ricco” quando invece i miei soldi provengono dai sporchi lavori che facciamo?》 chiesi al mio cane come se potesse rispondermi accorgendomi poi, di essere ancora vestito come ieri sera cosi mi avviai in bagno a far una doccia lenta che calmò quasi il dolore alla testa.
Indossai una semplice tuta con delle sneakers e degli occhiali da sole ovviamente e dopo aver preso chiavi e cellulare uscii via con Adam indossando lui il guinzaglio.
Un’ennesima chiamata da mio padre ed io che dovevo rispondere per non far destare sospetti.
《Papà》
-《Ma che cazzo fai il giorno》
《Ho quasi 40 anni, non 15, quindi è ovvio che molte volte voglio starmene per i cazzi miei》 dissi come se sputassi acido da tutti i pori.
-《Fino a quando non sarò morto sarai sempre al mio servizio, se non vuoi raggiungere prima tu l’inferno》
《Che vuoi sapere?》
-《LA RAGAZZA》
《È sotto i miei occhi》
-《La voglio, sono ormai anni che la controlli, se sempre non ti sei innamorato di lei come uno scemo e sarò costretto a farti pedinare da qualcuno e a farmi portare lei da qualcun altro》
Strinsi la mano in un pugno e respirai pienamente cercando di calmarmi.
《Tranquillo》 chiusi la chiamata infilandomi il cellulare in tasca lanciando dopo un pugno ad un muro vicino, richiamando l’attenzione dei passanti, abbassai lo sguardo e camminai via.
Guardai l’orario, quasi le 11, sarebbe uscita di lì a poco, mi avviai ad un parco di fronte e l’aspettai, la vidi uscire poco dopo seguita dal suo cane così come se niente fosse attraversai la strada facendo finta di nulla e lasciando che lei mi vedesse.
《Sebastian…Adam!》la sentii così alzai il capo e la salutai nascondendo la mia mano in una tasca.
《Ehi Margot, quindi tu fai qui lezioni…e porti Belle con te》
《Sì, lei viene sempre con me dove può》 disse mentre si abbassava qualche minuto a dare attenzione ai due cani 《tu hai corso stamattina?》
《Oh…no ho optato per una camminata normale》 iniziammo a camminare ed io non feci altro che guardarmi intorno, anche se al momento non dovrebbero esserci problemi, restammo zitti per un po’ poi parlammo insieme 《prima le donne》
《Ehm…》fece una pausa 《perché non pranziamo da mia nonna?》
《Volevo proprio chiederti per il pranzo》 dissi ridendo.
《Oh bene, perché mia nonna cucina benissimo》
Così passammo a pranzare da sua nonna, mangiammo lasagne e poi mi misi sul divano giocando con Adam e Belle, in quella casetta mi sentivo di troppo, le foto del padre o di tutta la famiglia quasi mi circondavano, ma non potevo far sospettare qualcosa, così rimasi in silenzio cercando di non guardarmi intorno finché non salutammo e andammo via.
《Ti piace mia nonna?》
《Una nonna come le altre》 dissi ridacchiando
Non parlammo poi per tutta la durata della camminata, lei mi guardava ed io nascosto dietro ai miei occhiali mi sentivo meno a disagio, strinsi le mani nelle tasche finché non ci ritrovammo davanti la sua porta.
《Ehi, non hai parlato molto》
《No è solo che quando sono in case altrui son sempre cosi》 la guardai  mentre senza pensarci tirai fuori le chiavi dalla tasca, lei notò la mia mano.
《E questa? Non l’hai tirata fuori per tutto il pranzo》 disse prendendola ma la tirai via d’istinto.
《Non è…niente》
Dopo questo mi tirò con se facendomi sedere sul divano e tirò fuori dal suo borsone una borsetta.
《Ho tutto con me, ci son quelle volte che mi faccio male quando ballo》 mi guardò, ancora gli occhiali coprivano il mio volto cosi porta le sue mani su quest’ultime cercando di toglierli ed io portai le mani sulle sue cercando di  fermarla 《siamo a casa…》sussurrò, io non risposi ma rimanemmo in quel modo per qualche secondo, strinsi le sue piccole mani deglutendo, avevo sempre quella paura che i miei occhi potessero ricordargli qualcosa di brutto.
Lei non disse nulla cosi prese la mia mano e iniziò a curarla.
《A chi hai dato un pugno 》 esclamò.
《Al muro》 non potevo avere altre scuse, mi guardò mentre passava su della soluzione che mi fece mordere il labbro dal bruciore 《Mi sono innervosito, ma non ricordo per cosa》 la guardai fasciarmi la mano poi mi lasciò andare posando tutto.
《Non ti conosco nemmeno da un giorno e già scopro che fai a pugni con i muri》 disse ridacchiando.
《Beh, di solito picchio i sacchi da box ma adesso non lo faccio da un po'》 ridacchiai anche io mentre poi calò il silenzio.
Quando indossavo gli occhiali, non smettevo di guardarla,così pura semplice e innocente, che al solo pensiero di avergli strappato i suoi genitori, la sua vita mi farei del male da solo.
《Ehm… io… sai non vorrei sembrare scortese, ma il pomeriggio lavoro quindi…》disse.
《Quindi…devo andarmene》 dissi ridendo 《scusami tanto》 mi alzai.
《Scusami, è che dopo pranzo dormo sempre, perché magari capita anche che la sera esco con le mie amiche》
《No certo…è più che giusto》 mi avvicinai alla porta 《se esci avvertimi, magari porto i miei amici》 dissi quasi ammiccando lei mi spinse leggermente ridendo.
《Non mi hai ancora detto abbastanza su di te》
《Facciamo che se stasera tu e le tue amichette uscite, ti racconterò tutto》
《Non lo so ancora》 disse spingendomi fuori scherzosamente e chiudendo.
《Adam!》urlai leggermente e la sentii ridere aprendo la porta.
《ODDIO scusami, il tuo dolce cagnolone, volevo tenerlo con me》 si abbassò qualche secondo a coccolare Adam.
《I cani hanno sempre più attenzioni》
《Ci vediamo Sebastian》 disse prima di rivolgermi un sorriso e chiudere la porta, mi tolsi gli occhiali strizzando gli occhi e mi avviai in appartamento.

IL LATO OSCURO DEL MARE|Sebastian StanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora