Capitolo 26: Cambio di piani

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Passarono alcuni istanti in cui nessuno disse una parola. Draco riusciva a concentrarsi solo sul respiro affannoso del padre.

"Perché non ci sediamo?" Snape diede un colpo di bacchetta e tre sedie si spostarono per farli sedere. Draco notò che suo padre si affrettò a prendere la sedia a capotavola.

"Mi aspettavo che mia moglie mi accogliesse al mio ritorno a casa e, se fossi stato fortunato, anche mio figlio, ma non capisco perché sei qui, Severus?" disse Lucius una volta che si fu seduto e il suo respiro si fu calmato. Diversi mesi ad Azkaban avevano spezzato il padre di Draco in un modo che non aveva mai immaginato di vedere. A Draco faceva male vedere suo padre così debole, era sempre stato una tale forza nella sua vita che era strano vederlo soccombere così.

"I piani cambiano, Lucius, come sicuramente saprai".

"Hmm."

Lucius Malfoy chiamò allora un altro elfo domestico per portargli del cibo e un grosso bicchiere di alcol per intontirsi da quella che Draco era sicuro sarebbe stata una discussione dolorosa.

Mentre suo padre mangiava in un silenzio teso, Draco non poté fare a meno di deridere l'idea che suo padre lo ascoltasse. Se non fosse che sua madre se n'era già andata, era sicuro che suo padre lo avrebbe già mandato in camera sua. Ma con il suo cibo, l'elfo domestico aveva consegnato al padre un biglietto, che Draco riconobbe essere la calligrafia di sua madre.

Non poteva essere sicuro di quanto lei lo informasse in una lettera breve come quella, ma qualunque cosa fosse aveva irrigidito l'espressione di suo padre in una fredda indifferenza, mentre lui cercava troppo lentamente di mandare giù il suo cibo.

Il ghigno combinato che Lucius Malfoy riuscì a dirigere nella direzione del figlio era un'espressione a cui Draco aveva assistito diverse volte nella sua giovane vita. Ma questa era la prima volta che si mescolava al disgusto e a quello che Draco supponeva essere un briciolo di speranza.

Non poteva esserne certo, naturalmente, perché suo padre non era altro che un libro chiuso. Ma lo vide per un attimo e capì che quello che aveva scritto sua madre era stato il fattore determinante. Che suo padre avrebbe riconosciuto la cosa per quello che era veramente ai suoi occhi. Un modo per i Malfoy di uscire dalla parte giusta delle cose, dopo tutto, e di assicurare il nome della famiglia.

"E suppongo che non mi venga data alcuna scelta in merito?"

Draco volò dalla sedia indignato per la scelta delle parole del padre. Scelta. Quanto era patetico da parte sua usare quel particolare modo di dire. Così, come suo padre, da fare la vittima quando in realtà era stato il macellaio del destino di Draco dal momento in cui aveva scelto di giocare con le Arti Oscure.

"Credi che si tratti di una scelta?" Ringhiò in faccia al padre e lo guardò indietreggiare di fronte alla tempra di Draco.

Draco rimase fermo nella sua determinazione a dire finalmente quello che pensava. Si sfilò la manica dal braccio sinistro e forzò il Marchio sotto lo sguardo del padre.

"L'hai scelto tu per me. La madre non l'ha mai voluto per me. E io", fece di nuovo una pausa e soppesò attentamente le parole prima di continuare.

"Non mi è mai stata data una scelta se non quella di accettare ciò che gli altri avevano già deciso per me". A quel punto entrambi avevano sbuffato il loro chiaro disaccordo. Tra loro era calato un silenzio che Draco aveva riconosciuto come un padre che, a malincuore, era d'accordo con Draco nella sua affermazione. Draco aveva deciso da tempo di non dare mai voce al suo massimo desiderio. Il desiderio che si era fatto strada in lui per quasi un anno, dopo aver visto suo padre rovinare tutto. Che non avrebbe mai dovuto rispondere a quel marchio maledetto o adempiere al compito che gli era stato assegnato.

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