Capitolo 2

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'Non ti conviene
provocarmi Jhonson'
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Mi siedo sul mio letto guardando il mio migliore amico con lo sguardo storto, "Non mi guardare così, mi devi ancora raccontare cosa ti ha detto il signorino la fuori" alzo le sopracciglia. Siamo rientrati in casa da quanto? Cinque minuti? Ryan non ha fatto altro che continuare a farmi domande a raffica senza nemmeno darmi il tempo di rispondere. Dopo il mio ennesimo silenzio si siede sulla sedia della scrivania e incrocia le braccia, "Te l'hanno mai detto che sei carino quando ti arrabbi?" mi fulmina con lo sguardo dopo il mio commento e poi guarda fuori dalla finestra verso la spiaggia.

"Finalmente succede qualcosa in questa città e te non mi vuoi rendere partecipe" dice gesticolando manco fosse italiano, mi ricorda un po la mia cottarella estiva dell'anno scorso quel bel ragazzo italiano che ho conosciuto in sardegna. "Va bene" decido di dargliela vinta, "Mi ha chiesto se stasera vado ad una festa alla loro confraternita per farsi 'perdonare' del passato" dico infine imitando le virgolette con le dita nell'aria. Lui spalanca gli occhi scioccato e gli sale un colpo di tosse. "Mi hanno detto che posso portare anche lo sfigato" dico sfidandolo con lo sguardo di sfida cercando di tirargli fuori un rospo dalla gola "Come mai Hernandez ti chiama cosi? Se non sbaglio per lui non esistevi a parte il pugno che ti sei beccato da parte del Rosso" dico alzando le spalle e continuando a fissarlo con i miei occhi di sfida.

Lui sembra fare un sospiro e mi guarda dritto negli occhi, non distolgo lo sguardo e alzo le sopracciglia per incoraggiarlo a parlare. Ryan poggia i gomiti sulle ginocchia e si sporge verso di me come se mi stesse per rivelare il più grande segreto di tutti i tempi, "L'anno scorso la sorella di Hernandez ci ha provato con me ad una festa della confraternita, alla quale aveva invitato Ashley la mia ex ragazza" spalancò la bocca incredula di quello che ho appena sentito "Stamattina la signorina ci ha tentato di nuovo e per il fratello sono uno sfigato a non starci ai suoi giochetti". Faccio mente locale e mi torna in mente l'immagine di quella mattina della ragazza mora, come sospettavo stamattina era la sorella di Hernandez.

Lo guardo negli occhi e sorrido prima di scoppiare a ridere, "Cioè fammi capire" prendo un respiro "Ti sei immischiato con quelli dell'Arizona Ave, senza però farlo effettivamente?". Lui annuisce e mi spettina i capelli di treccine prima di buttarmi un cuscino addosso, "Ridi, ridi. Intanto quelli immischiati con loro ora sono due" dice infine indicando prima se stesso e poi puntando il dito contro di me. Poi si alza e cammina verso il mio armadio ad ante azzurro pastello e lo apre, "Che stai facendo?" chiedo confusa girandomi nella sua direzione, stando sempre seduta sul letto. Lui guarda attentamente i miei vestiti e li scorre uno a uno scrutando attentamente e parlottando sotto voce.

Dopo qualche minuto afferra un tubino semi-aderente rosso e si volta verso di me, "Questo!" dice entusiasta.

"Non sto capendo" dico guardandolo negli occhi e facendo una faccia alquanto confusa

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"Non sto capendo" dico guardandolo negli occhi e facendo una faccia alquanto confusa. "Stasera non c'è mica una festa alla confraternita di Hernandez?" annuisco "Tu sei stata invitata?" annuisco di nuovo "Anche io sono stato invitato, giusto?" allargo le braccia confusa "Potresti dirmi qualcosa di meno ovvio, Ryan?" dico infine. "Andremo a quella festa e dovrai essere uno schianto!" alzo le sopracciglia dopo aver finalmente ricevuto le risposte alle mie domande e prendo il vestito scelto da Ryan.

"Al diavolo Hernandez, andiamo a quella festa!" dico prima di alzarmi e chiudermi in bagno. Una volta sola appoggio la cruccia del vestito all'appendino dell'accappatoio. Lo guardo mentre la mia non-convinzione di andare per davvero a quella festa si fa strada dentro di me, ma se mi concentro solo sul divertimento e non sul particolare Hernandez non c'è bisogno di convincermi ad andare a bere e ballare.

Entro in doccia e l'acqua tiepida mi rilassa i muscoli, non è passato nemmeno un giorno da quando sono arrivata e stanno già succedendo un sacco di cose. Decido di dedicare del tempo a passare la lametta nei posti che saranno più visibili, non ho mai avuto grossi problemi con la peluria (fortunatamente) ma in queste occasioni tendo sempre a dare una sistemata anche dove non c'è bisogno di farlo. Massaggio la pelle sulle gambe e sulle braccia con un bagnoschiuma aromatizzato ai gigli e la cute con uno shampoo alla vaniglia.

Nonostante le poche ore di sonno dettate dal viaggio in aereo e il jet lag che mi stordisce un po' i sensi non rinuncerei mai a una festa. Una volta finito di lavarmi esco dalla doccia e mi avvolgo con un asciugamano il corpo e con un altro le treccine grondanti di acqua. Resto ferma a guardare lo specchio appannato dal vapore che usciva dalla doccia, butto un'occhiata al vestito rosso. Faccio un sospiro e con la mano pulisco un po' della condensa sullo specchio per potermi guardare negli occhi. Questo posto non può rendermi veramente così tanto debole, non può, "Paige devi reagire" mi dico guardando lo specchio.

Qualcuno bussa alla porta e la voce del mio migliore amico fa capolino al mio orecchio, "Paige tutto okey lì dentro?" Mi schiarisco la voce e lo rassicuro prima di asciugarmi e vestirmi. Una volta tornata in camera mia Ryan non era più li e ne approfitto per truccarmi in modo semplice ma efficace. Traccio una linea di eye-liner nera sugli occhi accompagnata dal mascara, sulle labbra applico una tinta labbra nude. Proprio mentre mi stavo spruzzando il profumo Ryan entra nella stanza vestito di tutto punto.

Mi prende per mano e mi fa fare una giravolta mentre mi riempie di complimenti. Mi infilo i miei tacchi di fiducia neri e poi salutando mamma esco di casa. Mentre la Geap di Ryan si avvicina ad Arizona Ave un calore invade il mio petto e la mia gamba comincia a tremare. Il ragazzo accanto a me punta gli occhi sulla gamba tremante, "Siamo agitati qua" mi giro verso di lui a quella affermazione e commento "Sta zitto Ryan". Lui in risposta fa un mezzo sorriso beffardo e torna a guardare la strada.

Ci fermiamo di fronte a una villa imponente sulla Arizona Ave, l'unico posto nel mondo in cui non avrei mai pensato di mettere piede. Ryan parcheggia a lato della strada e poi viene ad aprirmi la portiera, da vero gentiluomo. Scendo dalla macchina e un venticello caldo mi scompiglia le treccine e il mio sguardo finisce sull'ingresso della villa. Il giardino di fronte al pianerottolo è pieno di bicchieri di plastica rossi e di carta igienica. Ci sono alcuni ragazzi che ridono e scherzano barcollando da una parte all'altra.

"Chi me lo ha fatto fare" commento percorrendo i primi passi verso l'ingresso, "Il sapore della vendetta, Paige" mi sussurra all'orecchio il mio migliore amico mentre mi cinge in vita con un braccio. Ricambio l'abbraccio mentre percorriamo il vialetto di casa Hernandez. Una volta dentro casa mi sento quasi a mio agio vedendo la molteplicità di gente che è presente. Io e Ryan ci facciamo strada tra la gente fino a raggiungere il salotto dove i padroni della villa sono seduti in cerchio sul divano e sulle poltrone.

Hernandez si gira verso di me e così fanno tutti quelli nella stanza, anche chi era completamente concentrato a fare altro. Come se Hernandez fosse il centro della stanza e tutto ruotasse intorno a lui e si comportasse di conseguenza. "Paige Johnson" pronuncia il mio nome a voce alta e mi squadra da testa a piedi. Inclino la testa e sorrido, "Hernandez" rispondo. "Perché non ti siedi qua con noi mentre lo sfig-" si ferma guardandomi negli occhi "volevo dire Ryan va a prendere da bere".

Guardo Ryan e annuisco dandogli la sicurezza che mi sentissi a mio agio. Lui si allontana e io mi siedo sul divano accanto al Rosso. "Allora, cosa mi racconti" lo fisso negli occhi bagnandomi le labbra per provocarlo, lui sposta lo sguardo e lo vedo serrare la mascella. "Non credo ci sia molto da dire su di me, Hernandez" rispondo accavallando le gambe e sorridendo divertita. Lui, sulla poltrona accanto a me, si sporge verso il mio orecchio per sussurrarmi "Non ti conviene provocarmi Johnson"

La Caccia del CignoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora