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𝑆𝐴𝑁𝐸𝑀

Non riuscivo a sopportare quel martello al petto che premeva costantemente, senza cessare mai. Fu come annegare, senza mai tornare in superficie. Provarci più volte, ma con scarsi risultati. Avevo una ferita profonda, una ferita che si sarebbe rimarginata difficilmente, con ciò che stavamo vivendo.

Eppure non eravamo due ragazzini, ma ci comportavamo come tale. Scappandoci, nascondendoci, ignorando la verità, ma sapevamo benissimo che ciò, non avrebbe portato a nulla di buono.

"Non ci perderemo mai veramente"

Mi tornarono in mente le sue parole, nel momento in cui c'eravamo amati nel letto, dopo una discussione accesa.

"Dici che i nostri cuori rimarranno legati ad ogni modo?"

"Conosci la leggenda del filo rosso?"

Quella fu una conversazione che rimase impressa nella mia mente, e che mai ero riuscita a cancellare. Quelle sue parole, quel suo modo di pronunciarle, il ricordo dei suoi occhi incastrati nei miei e le labbra posizionate su quelle mie.

La distanza non sarebbe mai stata un grosso problema, se ad unire c'era il filo rosso del destino, che mai si spezzava, se l'amore era reale.

Demir continuava a cercarmi, ma non avevo alcuna intenzione di rispondere ai suoi messaggi e alle sue telefonate, nonostante sapessi che sbagliavo. Eppure non mi avevano mai considerato una ragazza immatura, a differenza di quello che poteva sembrare nel guardarmi dall'esterno.

Raggiunsi un posto magico, quel luogo dov'erano racchiusi i nostri segreti, le nostre confessioni, i nostri gemiti più profondi e i nostri "ti amo" senza pensieri.

Era il suo rifugio, un tempo, ma con tutto quello che capitò, era diventato anche il mio. Non sapevo se lui continuasse ad andarci, a differenza mia, e desideravo molto saperlo.

Rimasi per qualche minuto ad osservare la natura, gli alberi che si muovevano a sincrono del vento, e i miei capelli che ondulavano da un lato e dall'altro. Il freddo trapassava la mia pelle, innescando su ogni centimetro dei brividi che ignorai senza pensarci due volte.

Quello che amavo di quel posto, era il silenzio, il contatto con il suono degli uccelli e il fruscio delle foglie sulla terra ferma. Il silenzio valeva più di mille parole, e fu in quel preciso istante che mi domandai la ragione di tutto quello che stavamo passando.

"Perché, se siamo così innamorati, siamo impegnati a farci del male?"

"Perché ho deciso di provare ad essere felice con qualcuno che non sei tu? Con una persona che non potrà mai farmi felice per davvero"

"Ho deciso di fingere, di combattere affinché possa rimanere sempre me stessa, ma capisco che una vera storia d'amore, non è reale, se non è travagliata"

"Ti amo anche io, Can"

"Dovrei parlare con Demir affinché possa raccontargli tutta la verità. Non sono una bugiarda, ma sono una ragazza che ha paura di tornare sui suoi passi per soffrire ancora"

Le mie palpebre si chiusero automaticamente, convincendo me stessa che la decisione più giusta era stata presa. Tornai, con il tassista che mi aveva atteso per quei minuti interminabili, diretta a casa mia, dove poi, trovai Demir ad aspettarmi, con braccia incrociate al petto.

Era normale la sua reazione, la sua preoccupazione, poiché al suo posto, avrei agito allo stesso modo. Non avrei cambiato una virgola, e sarei stata fissa sul mio obiettivo.

«Demir»

«Sanem, che diavolo ti è preso? Sei scappata così, su due piedi, ed io non ho capito perché. Sei pronta a spiegarmelo?»

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