Capitolo due

118 15 0
                                    

Nei giorni seguenti, oltre a dare la caccia ai criminali, Peter, sempre in veste di Spider-Man, tornò anche a dare tutti quei suoi piccoli aiuti, come dare indicazioni, aiutare qualche ragazzino alle prese con dei prepotenti. Anche per quanto riguarda i crimini, negli ultimi anni si era concentrato solo su quelli più grossi, ora era tornato anche a fermare piccoli criminali, come ladri di biciclette. Si sorprese a scoprire quanto gli fosse mancato anche questo, i piccoli gesti lo facevano sentire ancora più utile, anche perché era più frequente sentire dei ringraziamenti. Una volta, dopo chissà quanti anni, gli era anche capitato di recuperare il gattino di un signore da un albero.
"Non sapevo ti occupassi ancora di queste cose, Spider-Man!" Esclamò il signore, una volta che l'eroe recuperò il suo gatto, usando un tono meravigliato ma parzialmente anche accusatorio allo stesso tempo.
"Beh... Sto facendo del mio meglio per aiutare tutti il più possibile" rispose Peter, abbastanza imbarazzato per il tono accusatorio usato dal suo interlocutore.
"Ne sono contento. Ti ringrazio, allora". Disse porgendogli la mano, che Peter strinse amichevolmente prima di oscillare via.

"Spazzatura! Spazzatura! Spazzatura! Ma insomma, che ti prende, Parker? Non ti pago per queste schifezze!" Urlò Jameson scartando tutte le foto che Peter gli aveva portato quella mattina.
"Beh, lei mi paga per delle foto di Spider-Man e quelle sono..."
"Schifezze, ecco cosa sono! Lo sai che di testa di tela che cerca di fare il boy scout non mi interessa niente, lo sai che foto voglio! Lo voglio mentre bazzica con i criminali! Cosa dovrei fare scrivere su queste?"
"Veramente i criminali li combatte, non..."
"Sciocchezze! E ora fila via e torna quando avrai qualcosa di decente da farmi pubblicare!"
Peter uscì dall'edificio, esasperato. Non aveva avuto a che fare con grossi criminali negli ultimi giorni, in compenso aveva diverse foto di tutte quelle piccole cose che era tornato a fare, ma a quanto pare non andava bene. Ripensò poi a ciò che aveva considerato in questi giorni: se non voleva più che la sua vita girasse interamente attorno a Spider-Man, era il caso che il suo lavoro riguardasse anche la sua vita supereroistica? Non era il caso di usare la sua laurea? Forse era il caso, dopo anni, di lasciare il Bugle? Ci avrebbe pensato.
Quella sera, era seduto col costume sul tetto di un palazzo, con il telefono sintonizzato sulla radio della polizia, nel caso ci fosse bisogno di lui.
'Dannazione, odio le notti così silenziose. E odio il fredo'. Pensò mentre aspettava lì sopra. Era dicembre inoltrato e Natale non era troppo lontano. Doveva anche pensare ad un regalo per zia May. Non fece però in tempo a pensare a qualcosa di concreto che il suo senso di ragno si attivò.
"Oh no" fu tutto ciò che riuscì a dire, dopo aver riconosciuto il rumore delle ali metalliche, prima che Avvoltoio piombasse su di lui, pronto a colpirlo con un'ala, prontamente schivata da Peter.
"Andiamo, vecchio rancoroso, ce l'hai ancora con me? Ti ho detto che mi dispiace!" Esclamò l'eroe, riferendosi a quando, circa due anni prima, ci era andato decisamente giù pesante con lui, fermandosi giusto in tempo.
"Credi che mi interessi qualcosa, brutto ipocrita?" Chiese lui, cercando di afferrarlo con gli artigli meccanici posizionati sulle scarpe.
Peter riuscì a schivare anche l'artiglio, ma, mentre lo faceva, Toomes riuscì a colpirlo con violenza in pieno volto e petto con un'ala, gettandolo a terra, sul bordo del tetto. Prima che si potesse rialzare, Toomes lo bloccò a terra con il suo artiglio, stringendo con forza per tenerlo fermo. Avendo le braccia bloccate, Peter tentò immediatamente di allontanarlo da sé calciandolo via, ma il suo senso di ragno lo avvertì del pericolo imminente. Peter abbassò subito la gamba con cui stava tentando di calciarlo via, ma niente da fare. Parte dell'ala di Avvoltoio si andò ad infilzare nella sua coscia. Un verso di dolore uscì dalla bocca di Peter, causando invece nel suo nemico un ghigno malefico e una risata. Estrasse poi l'ala dalla coscia di Spider-Man, che iniziò a sanguinare copiosamente. Come se non bastasse, Toomes si chinò su di lui, afferrandogli il collo e iniziando a stringere.
"Probabilmente so come mai quella volta eri così arrabbiato, volevi vendicarti di tutte quelle volte che sono stato io a pestarti, così come sto facendo ora? È così, vero? Con la differenza che io, al contrario tuo, non mi considero un eroe. Hai la faccia tosta di continuare a fare l'amicone con tutti, di sembrare una brava persona, anche ora che sei un assassino. Lo so che sei stato tu".
Peter mugolò debolmente, non solo per il dolore alla gamba e la fatica che stava facendo per rimanere sveglio e concentrato con tutto quel sangue che stava perdendo, non solo per l'aria che gli stava mancando a causa della mano del nemico stretta attorno al suo collo, ma anche per quelle ultime parole.
Era vero, Spider-Man, Peter, aveva ucciso una persona, aveva fatto ciò che si era sempre giurato di non arrivare mai a fare. Per un attimo, ripensando a ciò, Peter considerò l'idea di lasciar fare il nemico, di lasciarsi uccidere, infondo sarebbe stato così semplice.
Ma non poteva, sapeva che Toomes, come tanti altri, senza di lui sarebbero completamente a piede libero. Prese tutte le forze possibili per piegare le braccia e sollevare e allontanare da sé l'artiglio che lo stava tenendo bloccato a terra. Facendo ciò, allontanò anche dal suo collo quella mano che lo stava quasi soffocando.
Si mise seduto e Toomes tentò nuovamente di afferrarlo con l'artiglio, ma Peter balzò via, arrivando dietro il nemico e si aggrappò ad un'ala, tentando con forza di staccarla via. Toomes iniziò a tentare di scrollarselo di dosso, ma Peter riuscì nel suo intento. A quel punto il suo nemico perse l'equilibrio e stava per cadere dal tetto, ma Peter lo fermò prontamente con una ragnatela, per poi però spararne un bel po' per tenerlo fermo.
Solo allora riuscì finalmente a bloccare il sangue che continuava ad uscire dalla ferita sulla coscia, tamponandola con delle ragnatele.
"Ciò che ho fatto non me lo perdonerò mai" spiegò poi al suo nemico "mai e poi mai. Non sono riuscito a controllarmi, non volevo. Il fatto che il mio sia stato un errore non cancella ciò che ho fatto, ma non mi rende uguale a voi".
'O almeno spero' pensò, prima di allontanarsi da lì, oscillando lentamente e non con poca difficoltà.
'Quantomeno avevo la macchinetta pronta e avrà fatto qualche scatto. Sto pensando a questo e non al fatto che mi sono salvato la pelle. Forse dovrei effettivamente lasciare il Bugle'.
Pensò poi una volta quasi arrivato a casa.

The Amazing Spider-Man 3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora