Capitolo dieci

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"Ehm... Ciao, Mary Jane" la salutò lui, confuso sulla sua presenza lì. Lei neanche rispose ed entrò in casa, guardandosi attorno, come se stesse cercando qualcosa nello specifico.
"Dove nascondi il costume? Lo tieni sotto i vestiti?" Chiese lei, continuando a guardarsi attorno.
Il costume? Lei sapeva? Ma come?
"Quale costume?" Chiese lui, facendo finta di non sapere a cosa Mary Jane si stesse riferendo.
"Peter, lo so che sei Spider-Man. Ti ho visto col costume sopra casa di tua zia, poi non eri in casa e tua zia era agitata vedendoti combattere".
Peter sospirò pesantemente, capendo che cercare una scusa sarebbe stato inutile.
"Il costume lo porto sotto i vestiti".
"Lo sapevo!" Rispose lei con un sorriso soddisfatto, per poi avvicinarsi nuovamente a Peter, prendendogli una mano. "Perché non mi dici cosa non va, Peter? Avevo già notato che ci fosse qualcosa di strano, poi oggi sono passata da tua zia ed è terribilmente preoccupata per te".
Peter abbassò mogiamente la testa. "Non voglio che lei stia male per me, credimi. E che... Non so che fare".
"Non voglio farti sentire in colpa" rispose subito Mary Jane, accarezzandogli dolcemente la mano. "Vorrei solo sapere cosa c'è che non va e se posso in qualche modo aiutarti".
Peter la guardò. Poteva parlarne con lei? Sentiva di avere bisogno di sfogarsi con qualcuno, ma non poteva con Flash, visto che non conosceva la sua identità segreta, né con zia May, o si sarebbe preoccupata ancora di più. Parlarne con lei forse non sarebbe stata una buona idea, visto che non avrebbe potuto aiutarlo in una situazione del genere, ma Peter era davvero stanco di tenersi tutto dentro. E così, la fece sedere sul divano e le raccontò tutto. Di ciò che aveva fatto a Quentin, di Mysterio, del suo scopo, delle sue persecuzioni, di come anche nello scontro avvenuto poco prima con Otto gli avesse messo i bastoni fra le ruote. Parlò anche delle morti di zio Ben, di Gwen, e del suo ruolo in queste. Una volta che Peter finì di raccontare, Mary Jane pareva parecchio sconvolta da tutta questa situazione.
"È... Tanto da processare" fu la prima cosa che disse lei e lui annuì mogiamente. "Ma ehi..." Continuò poi, guardando Peter "non puoi davvero pensare di arrenderti. Non pensarlo neanche per un secondo".
"E cosa dovrei fare? Non posso nulla contro di lui. I miei poteri non servono a nulla contro di lui".
"Questo non significa che tu non possa comunque lottare. Non oso immaginare come sia stato non solo provare tutto ciò che ti ha fatto provare lui, ma anche tutto ciò che ti è successo prima. Sei più forte di quanto immagini, Peter". Cercò di incoraggiarlo lei, ma lui scosse la testa.
"Non avrei dovuto raccontarti tutto questo, scusa. Mi fa piacere che credi in me, ma io non posso farcela. Io morirò presto, Mary Jane, quindi ascolta, dovresti solo uscire di qui e dimenticare di avermi mai incontrato. Mi dispiace per averti coinvolta. Mi dispiace davvero tanto".
Lei lo guardò con aria sconvolta. "Pensi davvero che lo farei, Peter? Pensi che potrei dimenticarti e lasciarti morire?"
"Sarebbe la cosa più facile". Rispose lui, guardando in basso.
"No, invece. Sei stato il primo ragazzo che abbia mai conosciuto ad ascoltarmi davvero, a non aver paura di mostrarsi fragile. Tu sei una persona speciale, Peter, e lo penso da ancora prima di sapere della tua identità segreta, cosa che me l'ha confermato ulteriormente, visto che ora so anche quanto sei forte e coraggioso. Davvero potrei dimenticarmi facilmente di te? E anche se fosse facile, non lo farei lo stesso. Io non ti abbandono".
Peter scosse nuovamente la testa, alzandosi e camminando nervosamente, passandosi una mano fra i capelli. "Perché parli di me in questo modo? Io merito ciò che mi sta succedendo. Mio zio è morto per colpa mia. Gwen è morta sia perché sono un egoista che non riusciva a starle lontano, anche se per il suo bene, sia perché non sono riuscito a salvarla. Sono diventato un assassino. E ora cosa dovrei fare? Lasciarti avvicinarti a me, sapendo benissimo che a breve morirò? Perché vuoi che diventi una persona ancora più disgustosa?" La sua voce si faceva sempre più tremolante e spezzata mentre parlava, mentre i suoi occhi si facevano lucidi. Avrebbe tanto voluto avere dei normali rapporti umani come li avevano tutti, ma sempre c'era qualcosa ad impedirglielo, questa volta la sua imminente morte. Mary Jane si alzò e si avvicinò a lui, accarezzandogli dolcemente il viso. Peter socchiuse gli occhi, mentre cercava di calmarsi grazie a quel tocco così delicato.
"Chiariamo innanzitutto una cosa, Peter. Tu non morirai" gli disse Mary Jane, con un tono di voce deciso ma dolce allo stesso tempo "te lo impedisco. E poi, non sei una persona disgustosa, cattiva o altro. Porti sempre dentro di te tutto questo grande peso, tutte queste responsabilità, non riuscire a gestire tutto ciò al meglio è normale, ma per il modo in cui la maggior parte del tempo ci riesci sei solo da ammirare".
Peter poggiò una mano su quella che Mary Jane stava usando per accarezzargli il viso e gliela strinse leggermente.
"Cosa dovrei fare, Mary Jane?" Chiese Peter con voce spezzata, impedendosi però di piangere. "Non so come sfuggire a questa situazione. Mi sento completamente in trappola".
"Lui usa i tuoi ricordi e le tue emozioni peggiori, no? Cerca di contrattaccare con tutto ciò che c'è di buono in te, tutti i tuoi bei ricordi, ciò che hai provato di positivo. Usa le tue paure? Ricorda che qui dentro c'è tanto, tanto coraggio. Non puoi arrenderti, perché io non ti lascio morire, okay? Non ho la minima intenzione di andare da nessuna parte".
Peter ascoltò silenziosamente. Poteva essere possibile? Potenzialmente lo era, ma non era certo che sarebbe stato in grado, se una volta trovatosi davanti a lui sarebbe riuscito a raccogliere coraggio, o qualcosa di positivo nella propria mente. Guardò negli occhi Mary Jane, la persona che gli stava dando speranza di poter continuare a vivere e lei gli posò anche l'altra mano sul viso, guardandolo anche lei negli occhi. Mary Jane poggiò poi le proprie labbra su quelle di Peter, baciandolo delicatamente, quasi come se lui potesse rompersi da un momento all'altro. Peter ricambiò quel bacio, voleva per qualche istante dimenticarsi di tutto e fare finta di potersi permettere di fare qualsiasi cosa. Dopo qualche istante, si staccò però dalle sue labbra, tornando alla realtà. La avvolse però in un caloroso abbraccio, tenendola stretta a sé, mentre le accarezzava i capelli. Lei si strinse a lui, tenendolo saldamente fra le proprie braccia, come se avesse paura che si allontanasse da lei. E, infondo, era proprio ciò che temeva.
"Non mi arrenderò" disse Peter "cercherò di resistere, di sfuggire a questa situazione, ma non posso prometterti niente. Fino a quando non avrò la certezza di essere al sicuro... Non possiamo. Questo non può succedere di nuovo. Non voglio ferirti, credimi, non vuoi provare quel dolore".
Mary Jane sospirò, rassegnata. "Va bene. Tu però metticela tutta, okay?" Chiese lei e Peter annuì. "Un'altra cosa" aggiunse poi lei "devi tornare a fare Spider-Man. Ci sono tante persone che hanno bisogno di te e magari questo può anche motivarti a non arrenderti. Prenditi cura di te, però".
Peter sospirò, ma acconsentì, sapendo che aveva ragione.
"Ora dovrei staccarmi e andare, ma non voglio" ammise lei ridacchiando, ancora stretta con forza a lui. Anche Peter ridacchiò, anche lui stretto a lei. Non voleva che lei se ne andasse, si stava sentendo così al sicuro in quella situazione. Inevitabilmente, però, Mary Jane si staccò, guardandolo ancora negli occhi. "Sei molto più forte di quello che pensi, okay? Puoi farcela". Peter annuì silenziosamente e lei gli lasciò un rapido bacio a stampo.
"Ci vediamo presto, Peter, ne sono certa. A presto, allora".
"A presto, Mary Jane".
Lei poi se ne andò e Peter sentì per la prima volta dopo giorni che forse c'era speranza, che la sua fine forse non era ancora giunta.

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