E così, la mattina dopo Peter si preparò per andare a casa di sua zia, decidendo di raggiungerla oscillando. E così, indossato il suo costume da Spider-Man, a cui aveva anche dovuto riparare le lenti, spaccate durante lo scontro con Electro il giorno prima, iniziò ad oscillare per le strade di New York, sperando di non dover fermare nessun criminale lungo il tragitto.
Poteva mai essere accontentato?
Non era troppo lontano dalla destinazione, quando sospirò pesantemente, sentendo le sirene della polizia a qualche isolato di distanza. Si recò sul posto e, dopo aver velocemente con la ragnatela zaino e fotocamera sul tetto di un palazzo, si avvicinò ulteriormente alla banca che Shocker aveva appena rapinato, senza farsi vedere da lui.
"Oh, andiamo, l'hanno già fatto uscire di galera?" Borbottò fra sé e sé.
Mentre Shocker stava per fuggire col bottino, minacciando gli agenti di polizia con i suoi guanti, Peter riuscì a bloccare i guanti del criminale con delle ragnatele, facendo cadere le sacche di soldi dalle sue mani. Neanche il tempo di guardarsi attorno per cercare Spider-Man, che fu atterrato proprio da questo con un calcio in petto.
"Andiamo, Herman, la domenica dovrebbe essere giornata di riposo anche per il crimine". Affermò l'eroe con aria di rimprovero.
Alla vista di Spider-Man, accadde qualcosa di inaspettato: anziché liberarsi e tentare di affrontarlo, Shocker si allontanò immediatamente da lui, correndo dalla polizia ancora con i guanti bloccati dalle ragnatele "okay, mi arrendo, arrestatemi" supplicò il criminale.
'Okay, questa è nuova' pensò Peter, alzando le spalle agli sguardi confusi dei poliziotti. Poi capì. Probabilmente in carcere poteva essergli arrivata la notizia che... Peter scosse la testa. Quello era un pensiero che non poteva lasciare neanche sfiorargli la mente, che altrimenti entrerebbe in un vortice di pensieri che avrebbe evitato tranquillamente. No, doveva solo essere lieto del fatto che potesse, nonostante questa breve interruzione, arrivare da zia May in orario. Recuperò velocemente zaino e macchinetta fotografica e decise di nascondersi in un vicolo per indossare i suoi abiti normali da sopra il costume e recarsi da lei a piedi, tanto non era troppo lontano.
'Chissà cosa penserà Jameson quando gli venderò le foto di Shocker che scappa terrorizzato da me. Non che avrebbe torto a pensare certe cose...' Peter scosse nuovamente la testa e arrivò dopo poco a casa della zia, cercando di tenere la mente il più libera possibile lungo il tragitto.
Una volta arrivato, notò che zia May stava parlando con un'altra signora sull'uscio della porta.
"Oh, ti ringrazio ancora, non dovevi" sentì dire a sua zia, la quale teneva in mano un vassoio di dolci, evidentemente regalato dall'altra signora, ipotizzò Peter. Poi sua zia lo notò. "Oh, eccolo, lui è Peter".
La signora si girò verso di lui e gli mostrò un sorriso gentile. "Ciao, Peter, che piacere! Io sono Anna, sono la nuova vicina di tua zia". Si presentò a lui, porgendogli la mano. "Piacere mio, Peter" rispose lui un po' impacciatamente ma sorridendo e stringendole la mano.
"Mi ha detto tua zia che lei e tuo zio ti hanno cresciuto. Sai, anche se sicuramente non allo stesso modo, si può dire che anch'io ho cresciuto mia nipote. A proposito, in un'altra occasione dovresti proprio conoscerla".
"Sarebbe un'ottima idea, effettivamente" intervenne subito May.
"Grazie per il pensiero, ma non è necessario" rispose Peter ridacchiando.
"Oh, sicuramente lo è" ribatté Anna. "Capiterà sicuramente l'occasione. Ma ora vi lascio stare. Buon appetito e buona giornata!"
"A te, cara, e grazie ancora per i dolci!" Dopodiché, Peter e May entrarono in casa.
"Beh, almeno abbiamo rimediato qualcosa in più da mangiare" osservò Peter, ridacchiando.
"So che può quasi intimorirti, visto quanto è espansiva, ma è davvero un tesoro. Ed effettivamente sarebbe bello se conoscessi sua nipote. Ormai le uniche persone con cui parli siamo io, Jameson e Flash".
Effettivamente, sorprendentemente, lui e Flash erano diventati amici durante l'università. In modo completamente inaspettato, Peter aveva trovato in lui un ottimo amico e confidente, che allo stesso tempo rispettava i suoi spazi.
"Beh, infondo voi tre mi bastate. Anzi, farei volentieri a meno di Jameson" ribatté Peter, ridacchiando e May scosse la testa, arresa.
Dopo aver pranzato e aver passato del tempo con lei, Peter tornò poi a casa, sempre oscillando, con sua zia che lo guardava dalla finestra, sospirando.
Aveva capito che suo nipote fosse Spider-Man anni prima e lui era riuscito ad ammetterlo solo tempo dopo, eppure, nonostante il tempo passato, era un'idea a cui faceva fatica ad abituarsi, inizialmente per la preoccupazione per il suo benessere fisico, poi, in seguito alla morte di Gwen, anche a quello psicologico, non solo per l'ovvio trauma che la cosa gli aveva portato, ma anche per quanto si era chiuso in questa sua attività. Era sempre stato un ragazzo piuttosto introverso, ma non si era mai chiuso in se stesso come aveva fatto da quel momento in poi. Il suo lato supereroistico poi, gli stava portando via così tanto tempo che aveva anche finito quasi per miracolo l'università. E anche dopo, non stava neanche usando la sua laurea per lavorare, il suo lavoro continuava ad essere collegato a Spider-Man.
Come poteva aiutarlo ad uscire da questa situazione?
Fu distratta dai suoi pensieri da un messaggio proprio da Peter: 'ah, mi sono dimenticato di dirti che ieri non rispondevo perché ero in un altro universo e ho conosciuto due varianti di me stesso, quindi ho parlato con qualcun altro ultimamente. O si può dire che ho parlato da solo?'
"Cosa?!" Esclamò May, leggendo il messaggio.Nota dell'autrice:
Ecco qui il vero e proprio primo capitolo. È ancora tranquillo, ma inizia ad introdurre personaggi e concetti che saranno importanti nel corso della storia. Voglio arrivare alle cose con calma. Fatemi sapere con un voto o con un commento cosa ne pensate fin ora!
STAI LEGGENDO
The Amazing Spider-Man 3
FanfictionDopo essere stato coinvolto negli eventi multiversali di Spider-Man No Way Home, Peter 3 torna a casa. Una volta lì, non dovrà affrontare una minaccia multiversale, ma un errore del passato e qualcuno che vuole fargliela pagare.