Jason sbatté il suo armadietto rumorosamente dopo aver recuperato il libro di inglese e ci agganciò il lucchetto per chiuderlo per bene. Non c'erano molti ragazzi in quel momento a scuola, il corridoio era vuoto fatta eccezione per un paio di persone e a lui andava bene così: non era solito a restare a scuola per i corsi pomeridiani dopo le quattro del pomeriggio ma dopo quello che era successo sabato sera a casa sua... Il ragazzo cercava di passare il minor tempo possibile a casa, evitava di restare nella stessa stanza insieme a suo padre per più di cinque secondi, non gli parlava se non fosse strettamente necessario, passava molto tempo fuori scuola e sui libri e cercava di non aprire troppo la bocca.Si era creata una situazione precaria, erano tutti sul filo del rasoio, sull'orlo di un baratro e la cosa che più gli dispiaceva era il fatto che sua madre e sua sorella dovessero pagare per colpa sua.
Suo padre non gli aveva chiesto scusa dopo che avevano parlato e il ragazzo sapeva che non l'avrebbe fatto, ma lui voleva porre fine a tutta quella situazione e l'unico modo era che lui ci passasse sopra. Lui però non aveva intenzione di farlo: era stanco di essere sottomesso al regime autoritario di suo padre, era umano anche lui e sbagliava esattamente come tutti gli altri, questo doveva capirlo, così come doveva capire che la sua autorità di controllo sulla vita degli altri non gli era affatto dovuta.
Non si sarebbe risolto niente se gli avesse parlato, come gli aveva suggerito Piper. La ragazza gli era stata molto accanto nell'ultimo periodo, cercava di tirarlo su di morale con sguardi dolci, lo consolava con teneri baci e cercava di non lasciarsi mai scappare un sorriso, e Jason gliene era molto grato, ma quello non gli faceva nessun effetto.
Da quando Reyna l'aveva baciato (stentava ancora a crederci nella sua testa) tutta la sua visuale del mondo era cambiata: cose che prima lo rendevano felice in quel momento non lo emozionavano, ogni sensazione bella che prima gli faceva vibrare le ossa adesso era neutrale, ogni tocco che prima gli scaldava il cuore adesso non lo sfiorava nemmeno. Era diventato tutto neutro, tutto piatto e il ragazzo non riusciva a capire il perché.
Rivedeva nella sua mente l'immagine di quel bacio spontaneo e le parole che la ragazza gli aveva rivolto, se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire il calore delle sue labbra e il cuore che gli esplodeva in petto.
Perché l'aveva baciato? Era la domanda che si poneva prima di qualsiasi altra cosa; loro erano sempre stati amici, Jason aveva sempre visto Reyna sotto quelle vesti e nient'altro, era Piper la sua ragazza, era Piper che lo baciava. Allora perché esitava? Perché ripensava al bacio? Perché non riusciva a toglierselo dalla testa? Perché aveva provato qualcosa di così forte?
Sentiva una forte fitta al cuore quando ripensava a lei, qualcosa gli si smuoveva dentro, i suoi sensi si risvegliavano agitati dalle forti emozioni. E allora quella neutralità si spezzava, quello che prima non gli faceva provare niente in quel momento lo faceva risvegliare.
Era una strana sensazione che gli causava un formicolio in tutto il corpo e gli faceva battere il cuore più forte, una strana sensazione che stranamente gli faceva bene ma che non avrebbe mai ammesso ad alta voce.Sospirò allontanandosi definitivamente dall'armadietto e cercando di scacciare tutti quei pensieri dalla sua mente: avrebbe avuto tempo in seguito per preoccuparsi. Si sistemò lo zaino in spalla e proseguì lungo il corridoio; non riconosceva molti visi famigliari, coloro che decidevano di restare per i corsi pomeridiani erano solitamente quelli che frequentavano maggiormente i corsi di robotica e di informatica, che Jason non seguiva. Aveva riconosciuto qualcuno del corso di meccanica che, esattamente come lui e Percy, aveva deciso di imparare come si faceva a non far saltare in aria un auto.
Riconobbe i fratelli Stoll, grandi combinaguai e molto appassionati nel cacciarsi in situazioni da cui non ne sapevano uscire; vide Clarisse La Rue, una ragazza che, non appena l'aveva visto, aveva deciso di dargli un tubo in testa con molta simpatia; e infine scorse il viso di Katie Garden, una ragazzina minuta e appassionata di giardinaggio che Jason non aveva ancora capito cosa ci facesse in quel corso di meccanica, ma del resto non aveva capito nemmeno lui cosa ci facesse lì.
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ℙ𝕖𝕣𝕔𝕪 𝕁𝕒𝕔𝕜𝕤𝕠𝕟: 𝕚 𝕗𝕖𝕖𝕝 𝕝𝕚𝕜𝕖 𝕪𝕠𝕦
Novela JuvenilQuanto può essere difficile capire qualcuno? Amarlo? Quanto può essere difficile sentirlo? E amarlo dopo averlo sentito? Può essere difficile? <<<<:-io mi sento come te-: disse dunque la ragazza :-mi sento come te-: sentiva la sua paura, la sua rabb...