1

372 10 1
                                    

Shakespeare ha scritto: 

"Non c'è nulla di più comune del desiderio di essere importanti."

Per quanto orribile sia vivere all'interno di una famiglia come la mia vi assicuro che insegna molto di più rispetto a quello che si crede. Noi, figli nati nelle ''brutte situazioni'' siamo spesso guardati con occhi che trasmettono pena, noi siamo il riflesso perfetto delle loro prospettive di vita future, passate o presenti ma al contrario. Nessuno pagherebbe certo per avere una madre alcolizzata a causa del proprio padre che continua a tradire sua moglie con uscite occasionali sputate in faccia. Nessuno vorrebbe mai essere la figlia o il figlio che assiste a tutto ciò e nessun figlio vorrebbe mai esser così trascurato dai propri genitori. Tranne io.

Mi chiamo Clarissa, ho quasi vent'anni e abito in un piccolo paesino all'interno della penisola Italiana. Non studio, non lavoro e non ho amici. Causa di tutto ciò? I miei genitori ovviamente. Le dicerie sono tante quante gli sguardi lanciati su di noi, la scuola era già ai tempi delle medie un mondo di chiacchiere e di prese per il culo da parte di chi apriva bocca solo ed esclusivamente per darle aria. Cercare lavoro nelle vicinanze è stato impossibile, la nostra storia ha girato non solo nel nostro paese ma anche in quelli confinanti facili da raggiungere ed essendo che questi sono i classici piccoli paesi dove non accade mai niente di interessante io e la mia famiglia siamo divenuti l'argomento dei pettegolezzi principale. Trovavo le offerte di lavoro, mi proponevo e fino a che non sapevano chi io fossi gli piacevo ma una volta scoperto il cognome, casualmente, l'offerta non era più disponibile.

È sempre stato un bel mattone da buttare giù, la nostra famiglia, per quanto non abbia nulla di famiglia, è come un virus, ha infettato tutti coloro che ne fanno parte dando un valore personale contrario da quello che realmente si ha.

C'è un solo ed unico posto che permette ad una ragazza come me di rifugiarsi dai problemi, un solo posto che ti propone delle armi con cui rallentare i pensieri e staccare la mente dalla realtà. La biblioteca. Amo leggere, mi è sempre piaciuto sin da bambina, rubavo i libretti esposti su luscio del piccolo giornalaio di paese convinta di non esser vista, Giovanni mi vedeva eccome ma sapeva che, una volta letto, lo avrei riposato al suo posto senza dire niente e ne avrei preso un altro che avrebbe fatto la stessa fine del precedente. Fu lui a dirmi della biblioteca dopo qualche anno, era l'unico in paese a rivolgermi uno sguardo amico e a difendermi dai paesani che la mattina andavano a comprare il giornale blaterando di aver visto mio padre passare verso i campi la sera precedente convinti che un giorno io sarei diventata una povera disperata, l'anziano giornalaio difendeva la mia figura dicendo che io non ero come loro, ero una bambina intelligente che non si sarebbe mai rovinata così.

Lui era l'unica persona a credere in me, l'unico che aveva visto del sano nella mia piccola figura da bambina, l'unico che aveva speranza per me e per un futuro migliore. È andato via l'anno scorso fra le lacrime ed i pianti dell'intero paese, era ormai anziano e portava avanti la sua piccola edicola da una trentina di anni a questa parte, essa adesso è stata passata al figlio che è totalmente il contrario del padre.

Dopo la sua morte la biblioteca è divenuta uno dei miei posti sicuri, passo le mie giornate piovose a leggere nei comodi divanetti della sala superiore sino alla chiusura del posto, dopo torno a casa, preparo quel che posso di cena ed in tarda serata torno fuori passeggiando sul perimetro del bosco lontana dagli sguardi curiosi delle anziane che se ne stanno alle proprie finestre.

Non mi sono mai addentrata nella radura col buio, solo di giorno, ho trovato un piccolo laghetto in parte circondato dai tronchi caduti anni fa a causa di una forte tempesta, spesso mi siedo su di essi immergendomi nella lettura, il tempo passa e mi ritrovo spesso immersa nel buio illuminata dalla luce della luna e li decido che è il momento di andare a casa.

La cucciola della triadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora