🌸 Capitolo 1 🌸

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Il mio nome era Yinghua. Esso era stato scelto dalla mia venerabile padrona, la donna cui dovevo tutta la mia vita. Anni addietro, era stata lei a trarmi in salvo, a farmi dono di una casa, di una famiglia, di un amore che altrimenti non avrei mai conosciuto.

Quando mi aveva trovata mi aveva affidata alle cure della signora Yuanmei, a capo di tutta la servitù. Per quanto fosse insolito per il suo rango, ella occupava uno degli edifici più vicini alla parte posteriore e più privata della proprietà, ove mi aveva cresciuta con sé, come se fossi sua figlia.

Anche la sua era una storia triste: una volta era stata sposata, ma pur avendo provato tutti i rimedi e aver recitato sutra e preghiere nella speranza di poter generare un erede, non era mai riuscita ad avere figli. Per questa ragione il marito l'aveva abbandonata, lasciando la città con una concubina. Prima che in preda alla disperazione potesse porre fine alla sua vita, la nostra padrona, essendo una sua conoscente e avendo un animo gentile, le aveva offerto di lavorare per lei. Fu un privilegio per la signora Yuanmei essere presa al suo servizio.

Aveva così cominciato una nuova vita, con un nuovo nome: anche ad ella era stato assegnato dalla nostra padrona. Significava "splendido giardino", ed ero certa che fosse stato scelto affinché potesse armonizzarsi al meglio al suo ruolo, essendo noi tutte i fiori della famiglia Li.[1]

Non c'era quindi nulla ad accomunare me e la signora Yuanmei. Mi rivolgevo ad ella chiamandola "madre" per il grande affetto che, nel corso di tutte quelle primavere, avevamo sviluppato l'una per l'altra, ma a livello fisico non vi erano somiglianze tra di noi. I suoi lunghi capelli erano d'un castano rossiccio, nella penombra tendevano al colore delle prugne mature, ed erano costantemente legati in un'alta acconciatura per comodità. I miei, invece, erano talmente chiari da avere riflessi dorati. A detta della mia padrona, era un colore particolare, che in un modo o nell'altro andava celato agli occhi del mondo. Quando la interrogai al riguardo, spiegò che se qualcun altro li avesse visti avrebbe desiderato possederli, proprio perché non esisteva nessuno in tutti i regni di simile a me. Pertanto, ero costretta a tingerli di nero. E per questa stessa ragione, mi era sempre stato proibito di uscire dalle mura della dimora Li. Eppure, non me ne rammaricavo. Ero lieta e grata della vita che conducevo. Ero cresciuta insieme a ogni singolo membro di quel casato, a scapito della posizione che in esso ricopriva. Inoltre, nel corso del tempo avevo stretto un legame molto forte con Chunhua.

Ella era poco più grande di me, ed era la figlia del cuoco e della dama di compagnia della mia signora. Di norma, la loro sarebbe stata una relazione che avrebbe suscitato uno scandalo; una volta scoperti sarebbero stati mandati via, o forse persino giustiziati, se fossero stati al servizio di qualunque altro nobile. Ma la signora Li era una donna compassionevole e indulgente.

Noi tutti costituivamo il suo nucleo familiare, soprattutto da quando anche il suo ultimo figlio l'aveva lasciata per studiare nella capitale. Le figlie più grandi si erano già maritate, e negli ultimi tempi anche le minori avevano cominciato ad essere corteggiate. C'era sempre serenità fusa a mestizia nei suoi gesti, nelle sue azioni, nei suoi sguardi, nelle sue parole. Quanto più crescevo, tanto più avrei voluto essere in grado di risollevarla da tutti i suoi affanni.

Bussai prima di aprire la porta, annunciandomi: «Mia signora, le ho portato il tè».

Ella sobbalzò, quasi l'avessi interrotta mentre era immersa in un profondo pensiero, prima di voltarsi nella mia direzione.

«Entra pure» concesse.

Feci una lieve riverenza col capo. Mi inginocchiai a poca distanza, posando il vassoio su un basso tavolino in legno, e cominciai ad occuparmi della preparazione del tè. Mi dedicai con perizia ad ogni singola azione, per poi versarglielo in una tazzina e porgerglielo, finché era ancora caldo.

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