Data: 31/10/2002
Nome: Tara
Cognome: Fisher
Traccia del tema: Racconta una storia di genere "Horror". Trascrivi un breve racconto di paura per celebrare la giornata di Halloween, questo può essere inventato o ripreso da una storia che ti è stata raccontata da qualcuno.
SVOLGIMENTO
Sin da quando ero bambina, le persone che più mi hanno intrattenuto con lo loro storie, sono i miei nonni.
Nonno Alvin è particolarmente ossessionato dalle storie di guerra, che abbiano a che fare con lui o meno. Nonna Elia spesso mi racconta le storie sui suoi numerosi fidanzati di quando era ancora giovane e su come ai suoi tempi le cose fossero ben diverse da come sono oggi. Nonno Nelson non l'ho mai conosciuto quindi non conosco i suoi racconti, ad esclusione di quelli che raccontava a mia mamma e che ora lei racconta a me. Infine, c'è nonna Adaline, la mamma della mamma, con lei vado molto d'accordo, anche perché è la nonna con cui trascorro più tempo.
Nonostante la sua età, mia nonna Adaline è una signora veramente energica. Da quando nonno non c'è più si occupa lei di tutti gli aspetti della casa, persino delle riparazioni degli elettrodomestici, nonostante la mamma insista sul fatto che non debba affaticarsi e che dovrebbe chiamare dei tecnici specializzati per le riparazioni.
Nonna Ada però non le dà ascolto e quando la mamma non guarda ci scambiamo delle occhiate di complicità che mi fanno sempre ridere... lei è la sola che riesce a prendere in giro la mamma.
Anche lei mi racconta molte storie, la maggior parte delle volte però fatico a comprenderne il loro significato. Nonna Ada continua a dirmi "quando crescerai caprai" e probabilmente ha ragione... lei è una donna molto saggia.
La storia che voglio raccontare però non riguarda la nonna e i suoi racconti, o meglio, riguarda la mia nonna ma non in maniera diretta.
Voglio molto bene alla nonna, e anche lei ne vuole a me, ogni volta che ho bisogno di lei c'è sempre e mi ha insegnato molte cose, sia nella manualità che nella vita.
Un insegnamento in particolare però mi è sempre parso incomprensibile.
Questo genere di insegnamenti appartiene a quelli che vengono tramandati nel tempo, dai genitori ai propri figli. Mia nonna è cresciuta in un ambiente completamente differente da quello in cui vivo oggi. In passato è stata perseguitata dalla gente bianca, mi ha raccontato persino di come suo nonno fosse stato fatto schiavo dall'uomo bianco per coltivare le terre.
Potrà sembrare una banalità lo ammetto, fino a poco tempo fa io stessa prendevo questo avvertimento come una semplice storia dal macabro retroscena, inventata per convincere i bambini o le persone superstiziose a seguire una buona abitudine.
Come molte persone anch'io sono vittima di questa cattiva abitudine e il comportamento a cui mi riferisco è il seguente:
quando entro nelle stanze di un qualsiasi edificio, che si tratti di casa, della scuola, di un ristorante o persino di un negozio, non chiudo mai completamente la porta, lascio sempre uno spiraglio. Non lo faccio con coscienza, capita e basta.
Nonna Ada un giorno si accorse di questa mia tendenza e mi rimproverò:
-non lasciare mai quello spiraglio! le porte o vanno aperte o vanno chiuse. Se si lascia quello spazio l'uomo bianco potrà spiarti e ti verrà il singhiozzo-
La mia mente non avrebbe mai potuto fare un collegamento tanto assurdo. Però non potei fare a meno di domandarmi, "quando mi viene il singhiozzo vuol dire che ho lasciato una porta socchiusa?" ma poi non indagai a lungo sulla questione.
Prestavo attenzione a quell'avvertimento nello stesso modo in cui si presta attenzione alla regola secondo cui non bisogna correre nei corridoi della scuola. Evitiamo tutti di farlo, ma di tanto in tanto ce ne si dimentica.
Questo almeno fino alla sera in cui andai a cena dalla nonna.
Come accade ancora oggi, una sera andai a farle visita, la nonna ormai è anziana e vive sola con il proprio cane, Wolf, a cui sono molto affezionata.
Quel giorno la mamma e il papà non potevano badare a me, per via di un appuntamento con degli amici di vecchia data ed io era ben contenta di andare da lei.
Eravamo dunque io, nonna Ada e Wolf. Stavamo guardando un quiz televisivo che seguiamo spesso, facendo a gara a chi rispondeva correttamente a più domande, meglio ancora se si rispondeva prima del concorrente.
Inevitabilmente venimmo interrotte dalla pubblicità e la nonna ne approfittò per andare a preparare del tè in cucina. Io nel frattempo andai in bagno.
Al mio ritorno feci una breve sosta per fare le coccole a Wolf, ormai in procinto di addormentarsi, poi tornai a sedere sul divano in attesa della nonna, quando venni colta da un repentino singhiozzo.
Mi vennero subito alla mente le parole della nonna "più il singhiozzo si fa intenso e più intensamente l'uomo bianco ti guarda divertito". Così il mio sguardo andò in cerca dello spiraglio, era facile immaginare che si trattasse della porta del bagno.
Proprio in quel momento Wolf sembrò essere tornato sveglio, perché iniziò a ringhiare in un modo in cui non lo avevo mai sentito, sembrava in preda ad un misto di emozioni che neanche lui riusciva a comprendere.
Quando capii che entrambi stavamo puntando lo sguardo nella medesima direzione il sangue sembrò raggelarsi nel mio corpo e un lungo brivido mi prese alle spalle fino alla base della nuca.
Come da corretta intuizione la porta del bagno non era completamente chiusa e in quello spazio di pochi centimetri popolato dalle ombre vidi la sagoma di un individuo. Si presentava alto e dalla pelle cristallina, lo stesso colore delle perle che porta la mamma al collo.
Il capo era sproporzionato in quanto a grandezza, quasi il doppio del normale, privo di capelli e dall'aspetto di porcellana. Al posto delle sopracciglia sembravano esserci linee sottili che tendevano da arricciarsi verso le estremità, come ad essere disegnate. Gli occhi dai contorni arrossati sporgevano come assetati di immagini, sgranati, dalle iridi completamente nere, tanto da non distinguerle dalle pupille. Il lungo e sottile naso aveva assunto una strana forma a punta, rivolto verso il basso a causa di quello che sembrava essere un macabro sorriso.
Il dettaglio più inquietante riguardava proprio la zona della bocca, ebbene questa era coperta dalle braccia altrettanto pallide, erano incrociate, come a voler nascondere la bocca portando la parte interna dei gomiti sulle labbra, afferrandosi con i palmi il retro delle spalle.
Nonostante il tentativo di celare quella zona del volto l'arcata superiore si mostrava in tutta la sua orrenda deformità.
Sembravano troppi denti per un comune essere umano, era spaventoso. Spessi e luridi, guarniti da gonfie gengive, irritate quanto i contorni degli occhi. Il suo respiro per quanto impercettibile lo si poteva intuire dai movimenti brevi ma veloci del busto, il quale, come i due avambracci appariva umido di saliva, a causa dell'eccessiva respirazione che filtrava tra spiragli di quell'orrido corpo.
Quella cosa mi stava spiando dallo spiraglio della porta e più mi scrutava più i miei polmoni trasalivano. Non dimenticherò mai la sensazione di pericolo e impotenza che provai quella sera, il costante terrore che il mio corpo potesse essere risucchiato da quella cosa e gettato in un luogo ignoto, nel quale avrei trovato solo agonie e sgomento.
Lanciai un debole grido, le forze sembravano essermi state sottratte ma fortunatamente bastarono, perché la nonna mi raggiunse immediatamente e non appena fece ingresso nel soggiorno Wolf si scagliò contro la porta del bagno, spalancandola di colpo e facendo svanire magicamente quell'impressionante figura.
Ammetto che da quel giorno ascolto la nonna con più riverenza.
Da quel giorno sono attenta a richiudere ogni porta che varco.
STAI LEGGENDO
Il carro delle storie inquiete (Racconti Brevi)
HorrorDiverse persone sparse nel globo raccontano del medesimo fenomeno. Appena dopo il crepuscolo, un carretto trainato da una coppia di muli, effettua delle soste nelle diverse città che incontra lungo il percorso. Dal vecchio mezzo si possono ottenere...