- Case of Cyno -

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"Be', allora..." Lisa allunga una mano e la appoggia fra le sue gambe, così, come se fosse il gesto più normale del mondo. Sorride.

Cyno si lascia sfuggire un sussulto e subito ne ha vergogna. Sta arrossendo. Non voleva che andasse in quel modo, maledizione. Voleva rimanere serio, severo, adulto. Le afferra il polso e la sposta. "No, non... Non sono qui per questo."

Infatti non lo è. Non potrebbe dire che non se lo sarebbe aspettato, a dirla tutta, ma forse lo aspettava per rifiutare. Forse, il motivo è così semplice.
"No...?" Lisa si tocca una guancia e ridacchia. "Sei sicuro?"

La osserva corrucciato. Non è proprio una sorella, per lui; è più la cugina, quella che finisci per desiderare perché è l'unica presenza femminile che hai intorno, ma poi un giorno inizi a vedere come una parente e ti viene da vomitare al pensiero.
Ok, non gli viene da vomitare al pensiero, ma il senso è quello, insomma.

"Sei impazzita? Potrebbe entrare qualcuno."
"Ah, capisco, il Generale Cyno si preoccupa della sua reputazione..."
Lisa continua a ridere. La cosa non gli piace.
"E la libraia Lisa sembra caduta veramente in basso" dice allora. Si sente nervoso. La situazione non sta andando come credeva.
Ma lei smette di ridere e lo fissa. "Mh" pronuncia con lentezza. "Un tempo ti piaceva, quando..."
"Lisa, ti prego."
"Ok, ok. Scusa." Una risata, ancora, ma meno sincera.

Anche lei sta iniziando a innervosirsi.
Proprio come è già successo. Proprio come non voleva.
"Senti..." Cyno fa un sospiro e si arrende a non mostrarsi costruito, tanto pare non funzionare. Lei lo conosce troppo bene e gli fa troppo effetto, tanto vale lasciar perdere. "Volevo soltanto salutarti, non ci vediamo da un sacco di tempo. Tutto qua, sul serio."
"Va bene. Allora ciao."
"Eh? Ma no, dai, non..."
Ecco, si sta arrabbiando. E lui non riesce a fregarsene e andar via e basta, no, dev'essere come al solito, nonostante gli anni passati. Deve far male di nuovo. Ovvio.

"Volevi salutarmi, giusto? Ci siamo salutati. Che altro vuoi?"
"Perché te la prendi così? Che ho fatto?"
"Non capisco cosa sei venuto a fare, onestamente. Io sarò caduta in basso, ma tu, mi pare, non sei così impegnato, se puoi permetterti di perdere le giornate in questo modo."

Sì, è offesa; è bastata una stupida frase. Cyno vorrebbe urlarle in faccia che magari, forse, è lì anche perché è strano vederla scortata da tutti i ragazzini di Mondstadt, che Bennett ne sarà anche felice ma dubita che Razor possa esprimere il suo consenso consapevole, e che comunque lei è adulta, è più adulta di prima, più di quando succedevano cose fra loro due, e quindi non ha senso e non è giusto che succeda ancora, specie non con Razor che va bene tutto, però dai, non...
Ma non dice nulla, perché non è così stupido.

"Lisa, io sono arrivato qui in pace, a vedere come stavi, e tu hai iniziato a molestarmi. Se c'è qualcuno che dovrebbe offendersi..."
"Ah, certo, chiaro. Scusami, allora. Ricordavo qualcosa di diverso."
"Appunto!" Lei si volta e fa per allontanarsi, ma Cyno fa appena in tempo a prenderle una mano, con gentilezza. "Volevo proprio che parlassimo in un altro modo, da adulti."

Ma non è così semplice. Non lo è mai stato, con Lisa. Si libera in fretta e si rifugia dietro uno scaffale colmo dei suoi libri, e Cyno ha definitivamente perso la partita.
E questo lo rende triste, perché Lisa è parte della sua famiglia. In un modo davvero bizzarro, d'accordo, ma nonostante i suoi problemi e quel bisogno patologico di sedurre... Lisa è uno di quei frammenti da proteggere. Vorrebbe trasmetterle questo pensiero senza che sembri ridicolo, ma non ci riuscirà mai e lo sa. Lei comprende solo le attenzioni, il desiderio, la pelle e i sospiri; se non può far uso di quello, è indifesa e dunque scappa.
Anche lui la conosce bene.

"D'accordo, me ne vado. Ti chiedo scusa se ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio, Lisa. Spero di rivederti presto."
Non resta che rinunciare, in realtà. Perché sì, a questo punto Cyno potrebbe anche ammetterlo: un pochino ci sperava, che lei ci provasse, giusto per avere una conferma molto sciocca di non essere diverso da prima, però la cosa gli lascia in bocca un sapore strano. Ormai non è un bambino e può vederla meglio, quella donna, e domandarsi cosa le abbia fatto il mondo per renderla così sola. Se non vuole essere lui a consolarla, però, è bene andar via.

Fuori dalla porta della biblioteca c'è Tighnari che scalcia l'aria, con un'espressione annoiata. Quando lo vede tornare, gli occhi si fanno grandi; come fosse ansia, o paura di qualcosa.
"Com'è andata?" chiede.
"Uno schifo."
"Mh, mi spiace."
Tighnari è casa ed è accoglienza, è presente, è sorriso e calore. Cyno si ferma a guardarlo, mentre l'altro aggrotta la fronte.
"Che c'è?"
"Niente, niente. Andiamo?"
Lui è la risposta a un desiderio, insieme a Collei e a un posto in cui poter tornare. Non c'è bisogno di pensare ad altro. Non ce n'è proprio bisogno.
"Collei è ancora in giro con Sucrose. Prendiamo qualcosa da mangiare noi due, nel frattempo?" continua Tighnari, e Cyno annuisce con forza, e camminano insieme fuori, senza toccarsi, senza aggiungere altre parole inutili.

Forse Lisa sta piangendo, in quell'istante. Se Cyno la conosce davvero, è così. Sa essere proprio una stupida, perché basterebbe venir fuori e pranzare con loro. Forse potrebbe anche saltargli addosso, dopo, e in fondo non gli farebbe schifo, ma almeno sarebbe più sano se succedesse con calma, in un altro momento. Invece è andata, ormai è tardi. Forse si vedranno ancora, forse no, ma non importa.

Tighnari lo spia e poi guarda altrove in fretta. "Sei sicuro che vada tutto bene?" gli domanda, e i pensieri allora se ne vanno perché decide di lasciarli sparire, non ha più posto per loro, adesso deve pensare al prossimo pasto e a una battuta idiota da inventarsi, per ritrovare la faccia indispettita che già un po' gli manca.

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