Diluc indossa sempre un profumo. Sempre.
In qualche modo che le è rimasto oscuro, quel ragazzo sarebbe in grado di presentarsi da gran nobile anche per una lotta nel fango. Mentre tutti sarebbero stanchi, sudati, sporchi e disgustosi, lui sarebbe capace di avanzare fra la folla esibendo la sua faccia pulita, un sorriso sobrio, una piega impeccabile.
Diluc sa fare questo e altro. Se si parla dell'apparenza, nessuno potrebbe negarlo: è perfetto.
Torna a stringerla. Adora accarezzarle i fianchi, lo farebbe per delle ore. Senza che succeda altro; non adesso, almeno. Lei prova a rimanere immobile, a non fargli capire che non le dispiace affatto.
Come se non lo sapesse. Tsk.
Che sciocca, Jean. Come se non lo potesse sentire da come respiri, accidenti.
Ma Diluc ha dita sottili e lunghe, fredde, agili ma metodiche. Sa quali gesti possono farla sussultare, sa dove insistere, sa in che modo maneggiarla, come fosse un'arpa. E lei non può che lasciar venir fuori le note, perché proprio come un'arpa non c'è modo di trattenersi se mani simili giungono a suonarti.
Un paragone davvero fuori luogo, poco signorile. Diluc non l'avrebbe mai detta così, Jean.
Lui, comunque, sospira e affonda il viso fra i suoi capelli. La respira. Jean non sa mai come reagire a ogni sua azione, si sente come se avesse ancora sedici anni e come se lui fosse la sua prima volta. Anche se è passato un sacco. E lui è stata l'unica volta, ma ripetuta. E ancora succede, perché lei è, come diceva? Un'arpa, che non ha colpe se il musicista sceglie di tornare a suon...
"Cosa stai pensando?" le domanda.
Diluc è così: è un idiota. Un idiota capace di farle domande inutili in un momento del genere.
"Uhm... perché vuoi saperlo?"
La faccia di lui è ancora incastrata fra la spalla e l'orecchio di lei. Non si capisce come possa respirare, ma lo fa, perché evidentemente anche i polmoni di Diluc hanno qualcosa di particolare.
"No, è che..." E si blocca.
Oh, quanto lo odia. Perché Diluc è così, appunto: capace di invadere la sua stanza in piena notte, senza dirle nulla, per poi mettersi nel suo letto e spogliarla e stringerla e incastrarsi nella sua spalla, senza più respirare, facendola anche preoccupare un po', a dirla tutta, e infine...
"Cosa? Stai male...? Qualcosa non va?"
Per quello, in fondo, Jean lo ha lasciato entrare. Non per altro, ci mancherebbe. Perché Diluc, pur essendo l'idiota di cui sopra, è un suo amico, no? Un vecchio... amico. Chi sarebbe così crudele da abbandonare un vecchio amico che arriva nel tuo letto e ti toglie i vestiti? Cioè, non sarebbe molto gentile, da parte sua. Solo che quell'amico, essendo poi un idiota, ha mille complicazioni che...
"No, sto benissimo, Jean." Le sue labbra sono sul suo collo, e Jean vorrebbe allontanarlo, ma in realtà no. Si sente esausta. Perché Diluc è perfetto e tutto, ma sa anche sfinirla dopo dieci minuti, senza aver ancora fatto nulla.
Ogni volta lo dimentica.
Ogni volta ritornano a quel punto e lei rimane confusa, si domanda cosa stia accadendo e perché stia accadendo ancora.
Perché Diluc è un idiota, ma Jean forse è molto, molto stupida.
"Allora che succede?"
"Niente, niente."
Lo spinge via. Non le interessa più se la vedrà nuda, non è la prima volta. "Diluc, qual è il tuo problema?"
Lui guarda altrove. "Volevo solo un po' di compagnia, scusa se... ti ho fatto pensare qualcosa."
"Cioè, ti sentivi solo."
"Be'... sì."
Jean si mette seduta e incrocia le braccia. "Io invece stavo dormendo. In pace. Da sola."
"Scusami, hai ragione."
Diluc sa fare quella faccia lì, quando sa di aver torto e ha necessità di passare per il cucciolone bisognoso d'affetto. Si tratta di una tecnica ben precisa, che lei conosce perfettamente e che ha imparato a odiare negli anni. Lo fa ogni volta. E ogni volta lei reagisce desiderando di strappargli la testa a morsi, però finora non ci ha mai provato sul serio. Forse potrebbe riuscirci, però non vuole davvero farlo.
Vorrebbe soltanto che lui potesse abbracciarla senza poi pentirsene.
Ecco.
Solo quello.
"Va bene. Allora... adesso...?"
Diluc si mette in piedi. "Adesso vado via, hai ragione. Ti chiedo scusa."
E se ne va.
Cioè, se ne va davvero.
Perché, in caso non sia ancora chiaro, Diluc è un idiota e Jean è senza parole, di nuovo, ancora nuda nel suo letto, con il collo che ha ormai quel profumo del cavolo che lui metterebbe pure per andare in bagno, perché è uno snob del cavolo e lei lo detesta.
In caso non fosse chiarissimo, Jean si alza, si riveste e apre il cassetto in cui aveva riposto il fiore di fuoco raccolto qualche ora prima. Per fortuna non ha incendiato niente; lo temeva un po' ma, essendo stupida, ci teneva ad averlo pronto, in caso qualche idiota dovesse giungere a trovarla.
Ma per fortuna non è successo niente.
Per fortuna, già.
Dunque Jean si alza e prende quel fiore del cavolo, e poi va in bagno e volutamente lo annega. Non lo bagna soltanto, no; lo annega. Lo ricopre d'acqua fredda e lo osserva spegnersi, pensando a quel cretino che tanto detesta.
Quando ha finito si asciuga le guance e tira su col naso, perché ora basta. Ha perso fin troppo tempo, sul serio. Ora si torna delle persone serie, ovvio.
Nulla di grave, tutto a posto.
Sta per tornare a letto, ma sente bussare di nuovo alla porta. E per un istante il cuore corre, salta, e gli occhi si fanno grandi e le mani stringono la coperta.
Diluc rientra, le va incontro, la abbraccia.
"Sei un idiota."
"Lo so. Scusa."
E, be', insomma, Jean pensa che, tutto sommato, il fatto che lo sappia, in effetti, è il primo passo importante da fare per il miglioramento.
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Windblume
FanfictionUna raccolta di brevi storie sui personaggi che hanno partecipato all'evento Windblume 2023. E molto fangirling per Cyno. ❤️