Chapter 5

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-Non ho intenzione di farlo di nuovo, l'ultima volta ci stava per beccare la polizia!- sussurrai attenta a non farmi sentire dal piano di sotto.
-Non rompere il cazzo, domani ci sarai e basta- staccò la chiamata, al ché posai il telefono sul comodino e afferrai il computer per portarlo con me fuori dalla finestra; con attenzione salii sul tetto e osservai Londra dall'alto, il maglione scuro che mi copriva dal freddo serale e la luminosità dello schermo del computer al massimo.
HazzaStyles: Ehi :)
Levai gli occhi al cielo, nascondendo un sorriso.
Elyn: Ciao.
HazzaStyles: Sempre così scontrosa.. Qualcosa non va?
Elyn: Non sono affari tuoi.. e comunque niente di importante, la solita vita di merda.
Non so perché avevo cominciato a dire qualcosa di me, forse perché avevo bisogno di sfogarmi o roba simile, ma attraverso uno schermo era tutto più semplice, no?
HazzaStyles: Se ne vuoi parlare, io ci sono :)
Elyn: Ti ho già spiegato di star lontano da me, lo capisci o no?
HazzaStyles: Certo che l'ho capito, ma questo non significa che io sia d'accordo.
Elyn: Che vuoi da me?
HazzaStyles: Te ;)
Rimasi spiazzata dalla sua risposta, così chiusi direttamente il computer e mi accesi una sigaretta, chiudendo gli occhi e ascoltando con aria sognante quella città che all'apparenza poteva sembrare normale, ma che all'interno possedeva tanta di quella merda della quale nessuno era a conoscenza.
C'era ancora quel passato così vicino a me che probabilmente sarebbe sbagliato nominarlo passato perché, diavolo, erano ancora nel presente quei momenti, solo meno amplificati e più autodistruttivi.
Perché ero diventata così, una bomba ad orologeria pronta a esplodere per volere degli altri; non soffrivo nemmeno più, perché ormai avevo imparato a convivere con quei flashback.
I ricordi si devono vivere e basta, è inutile tentare di cacciarli via e allontanarli da noi, perché sapranno sempre come raggiungerci.
Perché lui era così, né un ricordo, ma nemmeno qualcuno vicino a me: era quello che quando non c'era, ti uccideva ugualmente.

-Promettimi che ci sarai sempre, per me- lo supplicai io con un sorriso a trentadue denti.
-Te lo prometto piccola- rispose lui sporgendosi per baciare quel sorriso che prima della sua trasformazione era incollato al mio viso, quel sorriso spontaneo e semplice che solo grazie a lui spuntava dal nulla, senza alcuna motivazione, solo per lui.

Me lo aveva promesso, quel bastardo, ed era rimasto fedele alla sua promessa, perché lui era ancora qui con me, durante le mie notti insonni e quei incubi che non mi permettevano di appisolarmi per qualche secondo.
Lui era lì accanto a me, anzi, era me; si era insidiato nel mio cuore e mi stava lentamente uccidendo col suo veleno.
Perché l'amore era un veleno, e nessuno poteva uscirne indenne tranne l'artefice stesso.
E io lo amavo ancora, nonostante ne fossi terrorizzata.
-Elizabeth!- strillò mia madre da dentro. -Dove sei finita, canaglia!- continuò lei, al che corsi dentro e richiusi la finestra nervosamente.
Se avesse scoperto il mio nascondiglio segreto, non mi sarei mai più potuta sentire al sicuro in quella casa maledetta.
Appena in tempo, chiusi la finestra prima che la porta venisse spalancata rumorosamente e l'odore di alcol inondasse la mia camera.
-Ma quanto sei bella!- disse lei scoppiando a ridere e tenendosi in piedi a malapena.
Non sentivo nemmeno più i brividi di paura, ero ormai diventata impassibile a quei calci e quei schiaffi che amava infliggermi, quel dolore che ormai faceva parte della mia vita e del mio cuore di pietra; mi spogliava come sempre della mia dignità e del mio orgoglio, di quell'amore che pochi anni fa provavo per lei e per mio padre.
Li odiavo, lei per trattarmi così e lui per averglielo lasciato fare.
Mi aveva abbandonata, mio padre, e lo odiavo per questo.
Dopo quel supplizio infinito, l'alcol le diede alla testa e crollò a terra svenuta, e lo avrei fatto anche pochi alcuni mesi fa; ormai ero abituata a quello, ormai ero forte ed ero in grado di sopportare.
Chiusi gli occhi, prendendo la borsa e entrando nel bagno; mi specchiai in silenzio, per poi sciaquarmi il viso da quel sangue incrostato e quelle lacrime che avevano involontariamente varcato le mie guance.
Odiavo tutti, odiavo il mondo e quel destino che mi stava lentamente portando alla disperazione, quelle spine che mi stavano atrocemente avvelenando, quel battito che si stava rumosamente lamentando di quel sangue che sgorgava dal mio polso, quelle cicatrici che mi gridavano di fermarmi, che si straziavano dal dolore a causa di quella ferita di nuovo aperta, quel petto che scoppiava in lacrime per ciò che stavo facendo.
Cosa avrei perso?
Senza di me, la vita sarebbe sicuramente migliore e quello sarebbe stato l'unico modo per eliminare i ricordi dalla mia mente, per cancellarlo del tutto e lasciarmi andare ai miei desideri inespressi.
Dimenticare una volta per tutte quel mondo.
Il mio mondo.

Innocent Sex || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora