Chapter 2

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-Ecco.- asserii porgendo a Jim i contanti.
-Va' a casa ora.- disse con aria scocciata, per poi voltarsi e uscire dal capannone.
Rimasi per qualche secondo immobile, provando ad aggiustare la camicetta rotta e stringendomi nelle spalle per il freddo che emanava quella merda di posto.

Aprii la porta di casa silenziosamente, sperando di non svegliare mia madre; fortunatamente l'effetto dell'alcol era ancora in circolo, perciò non si accorse della figlia che risaliva le scale con le lacrime agli occhi.
Quando mi distesi sul letto, fissai il soffitto per vari minuti, cercando di cacciar via quei occhi che continuavano a seguirmi, a ferirmi, ad uccidermi.
Ma era diventata un'abitudine ormai, quella di restar sveglia la notte per paura che tornasse colui che mi aveva falsamente amata.
Ero una bambola in pasto al leone.
Mi alzai più sveglia che mai, accendendo il computer ed entrando su Facebook.
Un messaggio.
HazzaStyles: Hey, bellissima.
Corrugai le sopracciglia.
Chi mai scriveva alla pazza della scuola? Probabilmente avranno sbagliato, pensai.
Eppure, qualche minuto dopo, la tentazione fu più forte della ragione e mi ritrovai a rispondere al suo messaggio.
Elyn: Chi sei?
Aspettai qualche minuto, prima di risentire il suono della notifica.
HazzaStyles: Chi vuoi che io sia :)
Schiusi le labbra, percependo un senso di vuoto nello stomaco.
La rabbia.
Elyn: Grazie. Addio.
Richiusi il portatile, sbuffando e riportando le coperte sopra la testa.
Sentii i passi di mia madre avvicinarsi, così chiusi gli occhi e feci finta di dormire.

Quando mi svegliai, controllai automaticamente le notifiche di Facebook; vi trovai un messaggio da parte dello sconosciuto.
HazzaStyles: Scontrosa, mi piace.
Comunque mi chiamo Harry e tra poco tempo mi trasferirò a Londra.
Sto dando un'occhiata ai miei futuri compagni di scuola, e ho trovato te ;)
Levai gli occhi al cielo, ma decisi di rispondergli.
Elyn: Come ti pare, ciao.
Mi vestii con una semplice maglietta a righe, un paio di leggings neri e le Converse altrettanto scure.
Mi truccai con uno strato spesso di eyeliner, mascara e ombretto nero, una passata di lucidalabbra e una pinza quasi invisibile tra i miei capelli castani.
Mi piaceva il mio stile, e la cosa migliore era che allo stesso tempo allontanava le persone da me.
Non che cambiasse tanto, infatti stavano lontani proprio per il mio passato: droga, alcol, manicomio...
Beh, in effetti non avevo una bella reputazione, ma sinceramente non me ne fregava proprio un cazzo.
La vita era già una merda di suo, non era necessario perder tempo con dei cazzoni patentati.

-Signorina Rogers, è nuovamente in ritardo, perciò le toccherà beccarsi una nota sul registro- mi riprese la professoressa quando varcai la soglia della classe.
-Ad essere precisi, è lei quella in anticipo. Perciò.. tecnicamente non sarei in ritardo- puntualizzai lanciando un'occhiata all'orologio.
Lei rimase a bocca aperta, mentre prendevo tranquillamente posto accanto a Louis, nelle file davanti.
-L'hai zittita come un'alloca- rise Louis osservandomi mentre tiravo fuori il libro e la matita.
-Già- barbettai.
-El..- sentii le sue dita sfiorarmi la guancia, e solo in quel momento ricordai di non aver messo il fondotinta.
-Ti ha picchiata di nuovo!- sbraitò alterato.
-Sta' zitto!- mi voltai, ma nessuno pareva essersi accorto della nostra conversazione.
La quale volevo troncare immediatamente.
-Scusa è che.. Elizabeth, sai cosa provo per te. Sei la mia migliore amica e cosa dovrei pensare a vederti così?-
Lo guardai per qualche attimo, perdendomi nei suoi occhi sinceri.
-È mia madre- soffiai abbassando lo sguardo sulle mie mani intrecciate; afferrai la matita, iniziando a scorticarla.
-Come vuoi- asserì voltandosi verso la professoressa che aveva cominciato a spiegare la lezione.
Lo guardai triste, prima di posare una mano sulla sua gamba e chiedergli scusa silenziosamente.
Lui capì, intrecciando le nostre mani senza rivolgermi alcuno sguardo.
Era incredibile quando tenessi a lui, e come lui tenesse a me.
Era quasi strano il fatto che un ragazzo bello e intelligente come Louis scegliesse sempre me, come non voltasse mai le spalle alla ragazza che spesso lo trattava come non meritava.
Perché era così Louis, era l'unica persona che riusciva a strapparmi un sorriso dopo una litigata, ad abbracciarmi dopo le mie lacrime, a mettere i cerotti sulle mie ferite.
Era ormai diventato il mio sostegno, la mia ancora, ma se solo avesse saputo tutte quelle cose sulla mia altra vita, forse mi avrebbe già abbandonata, non mi avrebbe mai più guardata allo stesso modo oppure mi avrebbe schifata come si fa con una ragazza come me.
Non lo avrei sopportato, così mi ripromisi che mai avrei svelato ciò che celavo.
Ero egoista, sì.
Lo ero troppo.

***

-Non si mangiano le cose per i clienti!-
-Sai quanto me ne frega!- ribattei con un sorrisetto di sfida.
-Dammene una fetta almeno!- pronunciò Louis poco cautamente.
-No, è mia.- mugugnai ancora con il boccone di pizza in bocca, facendolo scoppiare a ridere e attirare l'attenzione di un paio di ragazza al bancone.
-Scusate- biascicò Louis arrossendo. -El, vado a controllare la focaccia-
Annuii, seguendolo con lo sguardo.
-Ehi, tu!-
-Sì?- domandai alla bionda che mi aveva chiamata.
-Sei quella del manicomio, vero?-
Rimasi a osservarla per qualche istante, per poi abbassare lo sguardo e contenermi dal tirarle un pugno in pirna faccia.
-El, mi daresti una mano?- mi richiamò Louis dal forno, quindi non me lo feci ripetere due volte e mi voltai senza dire una parola alle due ragazze.
-Porteresti la focaccia mentre io.. ehi, che succede?- domandò Louis notando i miei occhi lucidi.
Abbassai lo sguardo, asciugando una lacrima con le dita, mentre Louis si avvicinò per abbracciarmi e sussurrarmi dolci parole all'orecchio.
-La foccaccia si raffredda- risi lievemente per alleggerire la tensione che si era creata.
-Preferisco riscaldare te- soffiò tra i miei capelli.
Chiusi gli occhi, sentendomi ancora più in colpa.
Conosceva così poco di me.

Innocent Sex || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora