Chapter 8

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-Cazzo!- presi Louis per il braccio e mi nascosi dietro di lui.
-El..-
-Shh, zitto!- sussurrai. -Va' avanti e fa finta di niente- lui mi obbedì e continuò a camminare davanti a me, fino a quando non mi spostai di fianco a lui e diedi un'occhiata dietro di me.
-Che diavolo stai combinando? Sono tre giorni che ti comporti come se dovessero arrestarti.- asserì lui fermandosi di colpo e inchiodando i miei occhi ai suoi.
-Solo non voglio vedere una persona..- mormorai guandandomi intorno con fare colpevole. Perché faceva così tante domande?
-Lo avevo capito.... chi è? Harry Styles per caso?- ipotizzó lui spostando il peso sull'altra gamba e dondolandosi sui talloni.
-Com..-
-Ti conosco, piccola Lizzie!- mi scoccò un bacio sulla fronte, al ché non feci a meno di desiderare di gettargli le braccia al collo e chiudere gli occhi, ignorando il fatto di essere in corridoio e che le persone guardassero.
Volevo solo piangere e sfogarmi, combattere e uccidere, volevo morire come non mai perché ero un fottuto disastro, non potevo andare avanti così, non dopo quello che stavo facendo ogni notte.
La droga e il sesso erano persistenti, erano stressanti e non ne potevo più di quella vita che ormai non sentivo più mia.
E lo avevo capito mentre lo baciavo, mentre ero lì, di fronte alla scuola, a piangere sulla sua spalla di Harry.
Lo capii con lui, e capii che era sbagliato tutto ciò che stavo facendo, ciò che ero diventata e ciò che avrei compiuto in futuro.
Lo avevo compreso con lui, ma quando se ne andò tutte le certezze crollarono come un castello di carte, il respiro cominciò a tremare e nemmeno più la mia testa resistette a tutte quelle emozioni, quelle sensazioni e quei dubbi.
Crollai, capendo che invece non potevo cambiare affatto, non potevo essere ciò che non ero.
Io ero Elizabeth, la diciottenne criminale, la diciottenne che spacciava droga e faceva sesso con degli sconosciuti per soldi, i soldi che portavo a casa per me, per mia madre, per la famiglia e la mia casa.
Non potevo smettere, quei soldi erano la mia unica possibilità di vita e di salvezza; avrei messo il cuore in secondo posto, avrei pensato solo a me stessa.
-Lizzie!?- mi richiamò Louis curioso.
-Non chiamarmi Lizzie, porca puttana!- sbraitai io correndo via, senza alcuna destinazione, volevo solo sparire e non affrontare altre due ore con Harry di fianco, non volevo affrontare altri anni con una persona troppo buona come Louis, non avevo la minima voglia di vivere.
Entrai in bagno e raggiunsi il lavandino, buttandomi l'acqua fredda sul volto e eliminando le ultime tracce di mascara colato; odiavo me stessa, odiavo ciò che ero e ciò che ero diventata dopo di lui, dopo che la mia vita fu totalmente travolta da quella persona che ancora appariva nei miei sogni.
Dio, quanto odiavo la vita.
Tutti credevano di conoscermi, tutti mi consideravano una psicopatica, tutti mi fissavano pensando "Quella è la ragazza del manicomio".
Sì, ero io, la ragazza del manicomio, e non avrei cambiato nulla di quel periodo.
Perché ero stata bene lì, non parlavo e non mangiavo, non facevo assolutamente nulla; lottavo per i sedativi, ferivo per la morfina.
Era così rilassante quella vita, durata forse troppo poco.
Era grazie a Louis che ero ritornata alla comune e banale vita, la vita che odiavo.
Era grazie a lui che però ero tornata da mia madre, eppure non gliene feci mai una colpa; a lei non importavo, solo dopo svariati mesi cominciò a maltrattarmi e a farmi subire tutta quella violenza che in fondo meritavo.
Meritavo tutto da quella vita, la fiducia era stata la causa di ciò, non riuscivo più a fidarmi di nessuno e mai avrei dovuto farlo.
Era tutto così complesso, così stranamente folle.
-Elizabeth- pensai di aver immaginato quella voce, eppure i miei dubbi vennero dissolti quando alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi sullo specchio.
-Cosa vuoi?- domandai asciugandomi il viso con la carta per le mani, e compiendo ogni movimento molto lentamente.
-Vedere come stavi. Ti ho sentita sbraitare contro Louis e quando ti ho vista correre via non ho fatto a meno di seguirti- spiegò lui abbassando lo sguardo sulle sue scarpe, al che mi appoggiai con le mani al lavandino e fissai lo specchio. -Mi spiace, Harry, ma devi stare lontano da me.- chiarii io, ma lui alzò lo sguardo di scatto.
-Perché?- scattò lui ferito. -Perché dici così?-
-Perché deve essere così e basta- ribattei voltandomi e affrontando i suoi occhi dal vivo. -Perché sono una mina vagante, e non posso permettere che io ti colpisca- cercai di spiegare, ma lui continuava a scuotere la testa e io stavo letteralmente impazzendo per la frustrazione.
-Mi dispiace, Styles- soffiai prima di allontanarmi verso l'uscita, ma lui mi prese per mano e mi portò di nuovo di fronte a lui, ma non frettolosamente e rudemente come nello sgabuzzino, una presa delicata e rassicurante accompagnata dal suo luccichio ammirevole negli occhi, il suo lieve sorriso e il suo respiro freddo sul mio naso.
-Cercherò di restarti lontano, se è questo che vuoi- mormorò prima di uscire dal bagno e lasciarmi da sola.
Mi passai una mano fra i capelli, confusa da tutta quella strana situazione.

Innocent Sex || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora