Chapter 6

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-Ho paura- ammisi io stringendomi nelle spalle e soffiando via l'aria che stavo trattenendo nei polmoni.
-Pizzicherà un po'- mi assicurò il ragazzo con l'ago colorato in mano, azionando una macchinetta accanto a noi.
-Se muoio, mi avrai sulla coscienza- gli sussurrai all'orecchio, al ché iniziò ad accarezzarmi i capelli e sorridermi innocentemente.
-Sarò sempre con te, ora- mormorò lui passandosi una mano fra i capelli e scoccandomi un bacio sul naso.
-Dove lo vuoi precisamente?- domandò il ragazzo con l'ago pronto e seguì con lo sguardo il punto che gli stava indicando il mio ragazzo, proprio sul fianco.
-Farà tanto male?- mi lamentai ancora col sorriso nervoso sulle labbra, ma entrambi i ragazzi erano concentrati sul disegno da tutuarmi sulla pelle.
-Non avrei dovuto ascoltarti- biascicai io prima che l'ago entrasse in contatto con la mia pelle fredda, prima che l'inchiostro marchiasse un ricordo irremovibile su di me.

-Lizzie?- domandò Harry accanto a me, sventolandomi la mano davanti agli occhi.
-Che vuoi?- sbottai io risvegliandomi dai miei pensieri. -E non chiamarmi Lizzie.-
-Beh, sono dieci minuti che fissi il muro, mi stavo preoccupando- rise lui imbarazzato e... patetico.
-Perché non ti fai gli affari tuoi?- chiesi retorica, al ché mi alzai dal banco sfortunatamente accanto a lui e mi sedetti sul davanzale della finestra, aspettando l'inizio delle lezioni. Sapevo che avrei dovuto smettere di pensarci, ma lui era ancora lì, stampato sulla mia pelle e sul mio cuore; se solo avessi saputo il motivo di tutte quelle attenzioni, di quei baci a fior di labbra e quei luccichii negli occhi, se solo l'avessi saputo prima, avrei tentato di fare qualcosa?
La figura di Harry si avvicinò a me, sedendosi sul largo davanzale proprio di fronte a me, le punte delle nostre scarpe che si sfioravano; cercai di continuare a fissare fuori dalla finestra, ignorandolo, eppure percepivo i suoi occhi verdi su di me, così contraccambiai lo sguardo. Rimanemmo così, a fissarci per innumerevoli minuto, aspettando forse che uno dei due aprisse bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa. Invece non accade, perché continuammo a fissarci negli occhi, cercando di capire cosa si celava dietro ai nostri sorrisi, perché lo avevo capito dalla prima volta che nascondeva qualcosa, che era anche lui marchiato da qualcosa di più grande di lui, più grande di tutti noi. Ero così abituata a quella vita che riconoscevo subito le persone come me, anche se Harry era quel tipo di ragazzo che preferiva nascondere e apparire un tipo normale agli occhi degli altri, anche se sotto sotto non era davvero lui. Io, d'altro canto, ero quella che sceglieva di affrontare il suo destino e che se ne fregava del giudizio degli altri, perché sapeva che le parole e le scuse non sarebbero bastate a far cambiare idea alla gente.
Deglutì, facendomi spostare lo sguardo sul suo pomo d'Adamo e sul suo scollo leggero della camicia, le maniche leggermente arrotolate sui gomiti e gli zigomi tesi, gli occhi che parlavano di tensione e ansia, le labbra che parlavano di preoccupazione sopravvivenza, il corpo che parlava di.. violenza.
Senza accorgermene allungai una mano verso di lui, con l'intenzione di sfiorargli la guancia, ma come avevo predetto si allontanò dal mio tocco con gli occhi sgranati e spaventati.
Sorrisi leggermente, soddisfatta di quella capacità che da sempre avevo avuto, quella capacità di capire e comprendere ciò che le persone temevano e, sì, anche di conoscere il loro passato.
Notai le nocche bianche e il viso rilassarsi dopo aver allontano la mano dalla sua pelle, la quale era fredda al leggero tocco.
-Perché sorridi?- chiese lui spezzando quel silenzio che era diventato ormai assordante.
-Non sei l'unico, Harry Styles- mormorai prima di eliminare ogni traccia del mio sorriso e scendendo dal davanzale con un salto.
-Che cosa int- la sua voce venne spezzata dal suono della campanella, la quale strimpellò per alcuni secondi interminabili; mi sedetti, sorridendo leggermente al mio amico Louis, il quale mi scoccò un bacio sulla guancia quando si avvicinò a me.
-Come stai?- domandò lui ancora in piedi, per poi alzare lo sguardo sulla figura accanto a me.
-Ciao Harry- lo salutò.
-Ciao Louis- rispose l'altro con un accenno turbato nella voce, ma Louis non se ne accorse e si sedette tranquillamente accanto a me, seguito subito dopo da Harry.
Il telefono di Louis squillò, al ché imprecò contro sua madre e dovette rispondere fuori dall'aula, dato che la professoressa aveva già iniziato la lezione e non aveva alcuna voglia di essere disturbata da un "ragazzino", come diceva lei.
Cominciai a disegnare sul foglio a quadretti, disegnare occhi chiari e sopracciglia malvagie, gli stessi che mi perseguitavano da mesi ormai.
Percepii il leggero tocco di Harry sul mio braccio, così voltai lo sguardo verso di lui e sul bigliettino che mi stava porgendo.
Lo aprii senza farmene accorgere della professoressa.
"Come hai fatto ad accorgertene?" chiedeva la sua scrittura disordinata.
Afferrai la stessa matita con la quale stavo disegnando e gli risposi.
"Esperienza"
Lui alzò lo sguardo per incrociare i miei occhi, al ché scrisse le parole che mi stupirono più di quanto mi aspettassi.
"Aiutami"

Innocent Sex || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora