Capitolo 3.

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Mi guardo allo specchio, osservo il mio riflesso con occhio critico

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Mi guardo allo specchio, osservo il mio riflesso con occhio critico.

Sto osando troppo.

Diciamo che nell'abbigliamento tendo a essere un po' più aggressiva di quello che sono nella realtà, un ulteriore modo per nascondere il mio vero modo di essere alla vista dei mal intenzionati, ma quello che ho indossato stasera è... davvero troppo.

Le gambe snelle e toniche sono fasciate da un paio di leggins di pelle e il seno è coperto da un top nero di pizzo, che lo abbraccia, fasciandomelo alla perfezione. Una striscia di pelle del ventre è in bella mostra, come un pezzo non indifferente della mia schiena.

Forse è troppo, ma non mi interessa, c'è qualcosa che mi scorre al di sotto dello strato di epidermide che mi dice, mi urla, che stasera devo osare e ho deciso di seguirla.

Sarà la cazzata del secolo? Forse, ma ho preso la mia decisione e non torno indietro.

Lascio i capelli sciolti a scivolarmi sulla schiena e prendo una pochette che mi infilo a tracolla. Scendo le scale, recupero le chiavi della macchina dalla ciotola posta sul mobile all'ingresso e mi controllo il trucco allo specchio. Giusto un ultimo sguardo prima di uscire.

«Come sei bella stasera.»

La voce di Gwen mi arriva ovattata, dalla litigata di ieri non ci siamo rivolte la parola. Avrei troppe domande da farle e so che non otterrei una risposta da parte sua. Voglio che mi passi la rabbia che sento quando penso al fatto che lei sappia e che non me ne voglia parlare, oppure, che mi scivoli di dosso la sensazione che mi stia nascondendo qualcosa. Ho provato a controllare le carte che ha strappato e gettato nello sporco, ma era illeggibili a causa delle macchie di unto sparse sui fogli.

«Dici sia troppo?» faccio una piccola piroetta, spostando il peso sulla pianta del piede e lasciando che i tacchi si alzino da terra.

Scuote la testa. «No, sei bellissima, lascia che ti guardino un po', poi so che non ti succederà niente. Sei al sicuro.»

Basta quella frase per farmi tornare con i piedi per terra e voltarle le spalle. Ovvio che mi lasci uscire senza fare storie, tanto sa che ho dei cani da guardia pronti ad abbaiare in caso qualcuno mi si avvicini.

«Buona notte. Non aspettarmi alzata.»

«Buona serata.»

* * * * *

I fari di una macchina mi seguono da quando sono uscita di casa. Chi mi stia tallonando quella sera è ancora un mistero, sarà toccato a Jeff o Arnold fare uno straordinario di notte?

A volte mi dispiace quasi per loro che sono costretti a fare una vita di merda a causa mia, anche se mi rendo conto di non aver molta voce in capitolo, visto che non sono io a richiedere la loro presenza, ma... Rev.

Dio, il fatto che continui a pensarlo mi scombussola e non so nemmeno perché, sembra che improvvisamente abbia una mezza fissa nei suoi confronti, ma che problemi ho?

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