Capitolo uno - L'inizio della fine

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Georgia, 26 giugno 2020

L'autostrada era intasata di macchine. Avevano avuto tutti la stessa idea. Fuggire dalla città. Centinaia di persone erano uscite dalle auto e avevano iniziato ad urlare gli uni contro gli altri. Nessuno riusciva più ad avanzare di un metro. Le strade erano bloccate. Sarebbero rimasti fermi lì. Il cielo era limpido con qualche nuvola bianca sparsa qua e là. Non dava proprio l'idea di essere un giorno terrificante, eppure lo sarebbe stato. L'aria era fresca, ma inquinata dal forte lezzo di smog emesso dalle migliaia di macchine. La gente era spaventata e anche le loro vetture sembravano esserlo. Era il caos.

"Peter! - gridò una ragazza seduta nei posti di dietro dell'auto - Peter, guarda!"

Il ragazzo si voltò alle sue spalle. Era stata sua moglie Samantha? Le aveva detto qualcosa? Non ricordava. Era talmente confuso dal caos generale che non aveva ascoltato nemmeno una parola. Aveva una bambina tra le braccia. Era la loro amatissima figlia. Si chiamava Olivia.

"Cosa?"

"I CACCIA!" - esclamò indicandole il finestrino alla sua sinistra.

Peter si voltò appena in tempo per vedere due caccia F-16 sfrecciare nel cielo azzurro e dividere, nello stesso istante, una nuvola passeggera. La situazione stava degenerando.

"Fuori dalla macchina, ora!" - esclamò, aprendo la porta del guidatore e guardandosi attorno.

I caccia avevano raggiunto le cime dei grattacieli di Atlanta. A breve avrebbero iniziato a bombardare.

"Cosa facciamo, Peter!?"

"Allontaniamoci dalla strada e corriamo! Se quei caccia dovessero avere delle nucleari con loro, verremmo tutti spazzati via in pochi secondi! Dobbiamo correre, forza!"

Samantha assentì, prendendo Olivia con sé e seguì il marito. Pochi minuti dopo, le prime bombe si schiantarono sull'asfalto della grande città, emettendo bagliori rossastri sulle vetrate dei grattacieli più alti.

Fu così che Atlanta cadde.

Un anno dopo

Georgia 2021

Peter si svegliò di soprassalto. Aveva nuovamente sognato "Il giorno della caduta". Nonostante fosse passato un anno, non era ancora riuscito a toglierselo dalla testa. Si era trattato di un giorno traumatico e spaventoso.

Forse avrebbe continuato a pensarci per tutta la vita.

Sospirò, sollevandosi dal letto sudicio su cui aveva dormito. Era un ragazzo di ventitré anni, alto e con dei bei muscoli scolpiti. Aveva dei capelli marroni di media lunghezza, sporchi di terriccio e sudore. Aveva sempre odiato portarseli lunghi, ma non aveva più trovato un paio di forbici. Indossava una giacca di pelle marrone sotto cui portava una semplice T-shirt nera. Un paio di Jeans strappati in più punti e un paio di scarponi neri, imbrattati di fango, completavano il suo aspetto trasandato. Non si cambiava da quando era tutto iniziato. Ed era per questo, infatti, che puzzava terribilmente. Si era accampato all'interno di un villino isolato nel bosco e non aveva trovato nessuno. La stanza era invasa dalla polvere mentre il letto era pieno di chiazze giallognole e maleodoranti. Dalla piccola finestrella sulla parete destra, un rigoglioso gruppo di rampicanti aveva iniziato a diffondersi dall'esterno. Il legno dei comodini e delle porte aveva iniziato a marcire. L'abitazione era stata abbandonata sin dal fatidico giorno, come tutte le altre, del resto. Non c'era nessuno da quelle parti. Peter era solo. E forse era meglio così.

Raccolse lo zaino nero e blu dal pavimento e uscì dalla stanza, staccando involontariamente il pomello dalla porta. Scese le scale con sguardo furtivo e controllò la cucina. Il tavolo era a terra ribaltato, insieme alle sedie. Dalla finestra opaca la luce timida e fioca del sole mattutino irraggiava i suoi occhi. La maggior parte degli stipi erano stati lasciati aperti. Lì non avrebbe trovato niente. Forse in quelli chiusi. Forse. Si avvicinò cautamente. Una catasta di piatti ancora pieni di avanzi di cibo, ormai verdi e ammuffiti, e un paio di pacchi di biscotti aperti riempivano il ripiano marrone. Erano ancora buoni? Ovviamente no, ma non gli rimanevano molte provviste. Avrebbe controllato lo stesso. Allungò il collo in direzione del primo pacco che gli capitò a tiro e accese la piccola torcia che portava sempre con sé.

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