Capitolo due: Rifugio nel passato

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Georgia 26 giugno 2020

La terra tremò e i grattacieli crollarono, uno dopo l'altro. Denso fumo nero iniziò a diffondersi nell'aria, coprendo quasi del tutto, quella che, pochi minuti prima, era Atlanta. I caccia F-16 avevano finito il loro lavoro. La città era stata distrutta.

"Continua a correre! - urlò Peter, mentre si faceva spazio tra la fitta distesa di grano, al lato della tangenziale - non ti fermare!"

I due, insieme alla piccola Olivia, avevano lasciato la macchina per paura di un bombardamento nucleare. Fortunatamente non si era trattato di nulla del genere. Solo armi convenzionali, almeno per il momento.

I loro indumenti erano sporchi e impregnati di sudore. La camicia bianca di Peter era diventata un insieme di chiazze bagnate, mentre i jeans erano imbrattati di terra umida. Samantha, invece, aveva la fronte imperlata di sudore e una T-shirt marrone, anch'essa pezzata. Gli occhiali da sole sui suoi capelli si erano sfilati, involontariamente. Olivia aveva i piedi scalzi e le gambe scoperte, il pannetto sporco di urina. La magliettina viola le copriva a fatica l'ombelico.

Il terreno sotto i loro piedi continuava a tremare. Probabilmente i caccia avevano raggiunto la Contea di Douglas e avevano iniziato a bombardare Douglasville. Era la fine del mondo. Stava andando tutto per il verso sbagliato. La situazione era degenerata drasticamente, da un momento all'altro e ora erano tutti presi dal panico. Anche i militari. Forse dopo i bombardamenti si sarebbe risolta ogni cosa.

Forse.

Ad un tratto tre elicotteri volarono sopra le distese infinite di grano, sovrastando gli stessi boati causati dalle bombe. Avevano un croce rossa, dipinta frettolosamente sul portellone. Peter li fissò per alcuni istanti. Stavano soccorrendo i bisognosi. Avrebbero dovuto farsi vedere. Ma come?

"EHI, EHI!!!! - iniziò a saltare più in alto che potè - "SIAMO QUI, ABBIAMO BISOGNO DI AIUTO, EHI!!"

Gli elicotteri si allontanarono, portando via l'assordante rumore delle loro eliche. Nello stesso istante tornarono gli F-16, squarciando le candide nuvole lungo il percorso. Improvvisamente uno dei due, sganciò una bomba. Quest'ultima avrebbe dovuto colpire la tangenziale, ma involontariamente centrò in pieno un elicottero che, ormai in fiamme, iniziò a volteggiare colpendo anche quello accanto. Fu una catastrofe di dimensioni spaventose.

"STA' GIU', SAM!"

Entrambi i mezzi esplosero, non appena toccarono terra. Un'inquietante montagna di fuoco divampò, sfiorando le nuvole. Peter aveva la moglie tra le braccia, i folti capelli biondi sulle labbra.

"Stai bene?" - le chiese, preoccupato e con voce tremolante.

"Non ti preoccupare, Pete. Sto bene."

Olivia stava piangendo. Nessuno dei due era riuscito ad accorgersene. Le esplosioni avevano sovrastato persino i lamenti infantili della loro povera bambina. Samantha le passò le labbra sulla fronte, baciandola un paio di volte.

"Tranquilla, amore mio, tranquilla."

Olivia continuava a piangere. Era terrorizzata. Il cuore le batteva all'impazzata. Il rischio di un infarto o di un arresto cardiaco era molto alto. Peter osservava quella scena, senza riuscire a capire cosa realmente dovesse fare. Era confuso, spaventato, inquieto. Una domanda aveva iniziato a frullargli in testa.

Sarebbe tornato tutto come prima?

Il dubbio che ciò potesse non realizzarsi, si stava lentamente trasformando in realtà. Decine di migliaia di persone avevano perso la vita, quel giorno. Chissà quante ancora ne sarebbero morte. Anche lui e la sua famiglia avrebbero potuto avere lo stesso destino. Questo, però, se fossero rimasti fermi, avvolti dal terrore.

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