Capitolo sei: Non sarà facile

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Georgia 2021

L'allarme riecheggiava per le scale, rimbalzando da una parete all'altra di quel luogo angusto. Il suo suono era talmente forte e fastidioso che Peter dovette tapparsi le orecchie per tutto il breve percorso a piedi. I due stavano scendendo da un paio di minuti, l'equivalente di più di un centinaio di gradini.

Per quanto ancora avrebbero continuato?

Scacciò la domanda dalla testa e nello stesso momento un boato, proveniente dall'abitazione diversi piani più su, lo paralizzò.

"Ehi, cos'è stato!?"

William non gli rispose. Era fin troppo impegnato a raggiungere un enorme portone di colore blu alla base delle scale.

"Mh, merda e va bene..." - si disse tra sé Peter, mentre riprendeva a scendere.

Superato il portone, si ritrovò all'interno di un immenso e modernissimo garage. Quest'ultimo era pieno di macchine sportive e di braccia meccaniche che, in quell'esatto momento, stavano montando droni da combattimento. Ce n'erano a migliaia sparsi sul pavimento e su delle mensole bianche come il latte.

"Mio dio..." - furono le uniche parole di Peter.

William, invece, aprì lo sportello di un suv di un nero lucido come una pietra preziosa, prese un paio di valigette dai posti di dietro e ci iniziò a mettere dentro decine di droni. Se li sarebbe portati con sé. Poi, si allontanò di qualche passo, raggiungendo una scrivania, anch'essa bianca, su cui c'era una grossa scatola nera. La afferrò con delicatezza e, raggiunto nuovamente il mezzo, la posò nel portabagagli. Peter decise di non fare domande per il momento. Ora avrebbero solamente dovuto lasciare quel posto.

"Allora, vieni o no?!" - gli chiese scherzosamente, William.

Era già salito sul suv con il motore caldo e pronto a partire.

"Sì, arrivo." - gli rispose, raggiungendolo a gran velocità.

"Ok, parto."

Prese dal cruscotto un piccolo telecomando nero e premette un pulsante rosso. Ad un tratto la parete grigia davanti al suv si aprì e, come per magia, comparve una lunga e larga galleria e un minuscolo punto di luce in fondo. Era una sorta di passaggio segreto per evitare l'orda di Randagi che li aveva raggiunti. William prese un lungo respiro e premette l'acceleratore, raggiungendo i novanta orari nel primo secondo. L'accelerazione fu talmente forte che Peter si dovette reggere al sedile e chiudere gli occhi. Quella macchina era spaventosa, eppure non aveva ancora dato il massimo. William andò più in basso con il pedale, finché l'auto non raggiunse in cinque secondi i centosessanta orari. Le pareti della galleria parevano strette come un tunnel scavato a mano nella roccia. I piccoli faretti neon sul soffitto sfrecciavano velocissimi tali da creare una linea luminosa e continua. Il suv raggiunse la luce in fondo al tunnel in meno di un minuto e, arrivata in strada in mezzo al bosco, rallentò ma mantenendo i centodieci fissi. Gli alberi sparivano dal campo visivo come se non fossero mai stati piantati, stessa cosa per il cielo che sembrava avesse perso le nuvole lungo il cammino. Peter non andava a quella velocità da quando il mondo era ancora normale. La sua moto raggiungeva al massimo i centoventi orari. I centosessanta non se li sarebbe mai immaginati. Forse quell'auto avrebbe anche potuto raggiungere i duecento senza problemi.

"Quando ci fermiamo? Non ci siamo allontanati abbastanza?" - chiese, ancora scosso per la velocità.

"Non ancora, qualche altra ventina di km e poi viaggeremo a ottanta orari."

"Una ventina di km!? Troveremo sicuramente un ostacolo sulla strada, prima di completarli! Da queste parti ci sono enormi buche sulle strade dovute ai bombardamenti, e veicoli sparsi. E non mi riferisco solo alle auto, ma anche ai camion... proprio ieri ne ho trovato uno. Probabilmente non sarai del pos..."

La nuova razza dominanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora