Capitolo quattro: William

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Georgia 2021

Peter aprì gli occhi.

Dove si trovava?

Una piccola lanterna gli sfiorava la fronte, tutto il resto che aveva intorno non riusciva a vederlo. Un'intera folta e sudaticcia ciocca di capelli gli copriva la vista. Provò a muovere la mano destra, ma il movimento rimase solo nella sua testa. Si sentiva stanchissimo. Non percepiva alcun tipo di forza dentro di sé. Persino tenere le palpebre aperte era per lui uno sforzo inimmaginabile.

Cos'era successo? Era stato drogato? Faticava a ricordare.

Mentre uno tsunami di pensieri affogava i suoi neuroni, richiuse gli occhi.

Ore dopo

"Ra - ragazzo... - echeggiava nella sua mente - Raga - ragazzo... - continuava a tamburellargli sulle tempie - Ragazzo! - quell'eco cominciava a diventare stressante - RAGAZZO!"

Peter sbarrò gli occhi, alzandosi di scatto.

Non essendo ancora particolarmente lucido, batté il ginocchio contro un tavolino di vetro e per poco non cadde per terra. Si diede un paio di pugni alla testa e, qualche secondo dopo, tornò a vedere bene. Si trovava in una baita in legno di abete con un largo tetto spiovente. Accanto ad un lungo divano laterale c'erano un piccolo tavolo di vetro su cui una elegante scacchiera, con tanto di pedoni, alfieri e regina, si ergeva come protagonista, e altre poltroncine in pelle color bordeaux. Ma in tutto ciò c'era anche un uomo. Lo stava fissando con i suoi occhi color acqua marina. Dei lunghi capelli biondi divisi in due bande gli sfioravano le guance, mentre della barbetta incolta dello stesso colore continuava a crescere imperterrita, fiera di non essere stata ancora tagliata. Aveva una giacca in pelle di tigre e un comunissimo paio di jeans addosso.

Chi era quell'uomo? E cosa voleva da lui?

Peter si guardò attorno furtivo, muovendo solamente i bulbi oculari per non destare alcun sospetto al suo interlocutore. C'era la sua Desert Eagle su un comò alla sua destra. L'avrebbe raccolta e se ne sarebbe andato via. Quando stava per agire, l'uomo che aveva capito cosa avesse intenzione di fare, alzò le mani, avvicinandosi di qualche passo.

"Aspetta, ferm..."

Peter prese l'arma e gliela puntò contro.

"Dove sono?!" - chiese, agitando la testa a destra e a sinistra.

"S-sei nella mia casa - deglutì frettolosamente - ascoltami, n-no vogl..."

"Perché mi hai portato qui? Cosa diavolo vuoi da me!?" - esclamò, spostando il dito sul grilletto. Se quell'uomo si fosse mosso di un solo passo, avrebbe fatto fuoco. Non si fidava più di nessuno. Ne aveva vissute troppe sulla sua stessa pelle.

"Perché ho bisogno del tuo aiuto, ragazzo..." - rispose timidamente, mentre cercava di non incrociare il suo sguardo.

Peter ebbe un attimo di confusione. Quel discorso aveva qualcosa di fallato. Non aveva senso. Quell'uomo non aveva senso. Se ne sarebbe dovuto andare, e al più presto.

"No... - rispose schiettamente e con un leggero ghigno stampato sul viso - io non ti aiuterò..."

Girò di scatto la testa per controllare se alle sue spalle ci fosse la porta e, accertatosi della sua presenza, iniziò a indietreggiare lentamente, continuando a tenere l'arma puntata in direzione della sua testa.

"S-stai prendendo la decisione sbagliata..."

"No... io me ne vado..."

"Fermati, ti prego..."

Questa volta Peter non gli rispose. Girò il pomello, rimanendo di spalle alla porta, e uscì lentamente, finché non superò le scalette della veranda. Poi, cominciò a correre.

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