Capitolo cinque: Atlanta

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Georgia 27 giugno 2020

Fuoco, polvere, frammenti di vetro e sangue. Rumori, suoni fastidiosi e ringhi. Robert aprì gli occhi. Gli faceva male la testa e la vista gli si era annebbiata quasi del tutto. Si sfiorò le tempie e si accorse che stava perdendo sangue. Migliaia di minuscoli pezzi di vetro stavano riposando sui suoi pantaloni. Il parabrezza era esploso e il volante si era storto in modo anomalo. Davanti alla jeep c'era una parete bianca e crepata, mentre ai lati fuoco e fiamme divampavano senza sosta.

Cosa diavolo era successo? Non riusciva a ricordare.

Girò la testa, digrignando i denti per il forte e acuto dolore, e osservò la situazione. Peter e Samantha avevano perso conoscenza, Olivia aveva gli occhi aperti. Era ancora tra le braccia di suo padre. Fuori, invece, la situazione era molto strana. C'erano ammassi di vestiti estivi sparsi sul pavimento bianco e decine di appendiabiti ribaltati. Si trovavano in un negozio di abbigliamento. Ancora più avanti il fumo nero non permetteva di guardare bene la strada. Strizzò gli occhi per cercare di attivare meglio i suoi cinque sensi, prese con sé il fucile e uscì dal veicolo. La puzza di fumo gli si addentrò fin dentro i polmoni, causandogli un bruciore inimmaginabile. Tossì e aprì lo sportello dei sedili di dietro, facendo involontariamente esplodere in mille pezzi il tergicristallo. Peter fu il primo che gli capitò davanti.

"Ragazzo! Ehi, ragazzo forza svegliati!" - lo incitò, scuotendolo dalle spalle.

Ci vollero una decina di secondi, poi aprì gli occhi. Si sentiva spaesato e aveva dolori dappertutto. Il corpo di Samantha giaceva sulle sue gambe.

"Oh, no, no, no, no Sam! Ehi, Sam! S..."

"Abbassa la voce, Peter! - bisbigliò in tono imperativo - l'importante è che lei respiri ancora! Ora dobbiamo andarcene da qui!"

Il ragazzo lo guardò storto e, pur non volendo, assentì alla sua proposta. Prese Olivia in braccio e con l'aiuto di Robert se la fece mettere sulla schiena e infine prese Samantha.

"V-va bene, dove andiamo, allora?" - chiese ancora intontito.

Robert si guardò attorno per capire dove fosse meglio andare, quando improvvisamente si bloccò. Oltre la montagna di fumo vedeva qualcosa. Una lunga sagoma di colore nero. Si stava muovendo di soppiatto, come se stesse analizzando la situazione. Ora ricordava. Stavano scappando dalla bestia ed era andata male, Erano stati colpiti ed erano finiti in quel luogo.

"Via da qui!" - esclamò di scatto, allontanandosi dalla jeep.

Peter deglutì, quasi strozzandosi, e lo seguì a passo svelto. C'erano fiamme, vestiti e appendiabiti in ogni dove. In quel posto il caos regnava indisturbato.

"CONTINUA A CORRERE, PETER!" - urlò a pochi passi davanti a lui.

Entrambi oltrepassarono un imponente gruppo di macerie, raggiungendo finalmente le scale. Nuvole di polvere riempivano con le loro microscopiche spore la scalinata, mentre il fumo iniziava lentamente a prendere posto tra gli spalti, rendendo ancor più difficile continuare a camminare.

"SALIAMO!" - ordinò Robert, mentre tentava di asciugarsi migliaia di fastidiose goccioline di sudore sulla fronte.

I due corsero, balzando da uno scalino all'altro a gran velocità. La maggior parte di questi era frantumata, altri invece erano completamente distrutti. Il solo poggiare i piedi sbriciolava la loro superficie. Arrivati al primo piano, però, si dovettero bloccare. Un ammasso di macerie bloccava la lunga salita. I bombardamenti avevano devastato l'edificio. Avrebbero dovuto trovare un'altra strada.

"E adesso che facciamo, Robert!?"

"Non lo so, devo pensare!"

"Va bene, ma veloce perché..."

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