Capitolo tre: Tu non morirai oggi

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Georgia 26 giugno 2020

"Il mio nome è Robert." - disse l'uomo sulla soglia, mentre osservava attentamente le persone che aveva davanti. Aveva degli occhi di ghiaccio e della barbetta bianca e incolta, il fucile appeso alla spalla.

"Oh, s-si giusto... mi chiamo Peter - si voltò verso la moglie - e lei è Samantha."

L'uomo assentì e spostò lo sguardo verso Olivia, sorridendo. Vedere quella famiglia gli aveva migliorato la serata. Quell'angosciante serata.

"Entrate dentro forza, non è sicuro qua fuori. Dormirete da noi, stanotte." - esclamò, accompagnandoli con dolcezza dentro la casa.

I due mossero il capo in avanti, in segno di apprensione e di ringraziamento, e seguirono l'uomo, già addentratosi nell'oscurità del corridoio. Le esplosioni, nel frattempo, continuavano nel buio infuocato di quella notte, arrossendo le grigie guance delle nuvole passeggere.

La mattina dopo

Peter non riuscì a chiudere occhio per tutta la notte. Il frastuono delle eliche degli elicotteri, i rombi dei motori dei caccia da guerra, le esplosioni in lontananza e il timore di diventare un ammasso di carne annerita e bruciata. Ognuno di questi fattori avevano mantenuto i suoi cinque sensi attivi. Il cervello era fin troppo spaventato, per il momento. Forse non avrebbe più dormito, finché le cose non si sarebbero messe a posto. Anche Samantha non aveva riposato. Olivia, invece, aveva pianto per le prime ore, poi si era finalmente rilassata, addormentandosi tra le braccia di sua madre. Robert li aveva fatti sistemare nella soffitta, un luogo invaso dalla polvere, dove si riusciva a malapena a respirare. Ma alla fine si erano accontentati. Dopotutto, o quello o sarebbero rimasti fuori.

I timidi raggi del sole mattutino avevano da poco iniziato a varcare la soglia dell'atmosfera terrestre, gli aerei da guerra finito finalmente di bombardare i dintorni e il caldo di giugno stava lentamente riscaldando quel luogo stretto e sporco. Se ne sarebbero dovuti andare via da lì, altrimenti si sarebbero abbrustoliti.

"Sam... - la chiamò, scuotendola per le spalle - Ehi, Sam è meglio se raggiungiamo Robert - si guardò attorno - comincia a fare caldo, qui..."

Nessuna risposta. Era stanchissima. Sospirò e si alzò, sfiorando il bassissimo soffitto duro e spigoloso. Per poco non aveva battuto la testa. Si grattò la guancia pallida e fece un giro, analizzando ogni singola caratteristica di quel piccolo luogo. Nuvole di spore polverose si diffondevano per ogni singolo metro quadrato, mentre la luce del sole le illuminava, fiera di dar loro un'immagine. Uno scatolone in un angolo, che si ergeva come una piccola montagna, stava per riversare tutto il suo contenuto sul pavimento ligneo. Incuriosito, si avvicinò mantenendo con entrambe le mani quella deforme struttura. Le estremità erano aperte e si riusciva a malapena a scorgere cosa ci fosse all'interno. Si guardò un'ultima volta intorno e, rassicuratosi del fatto che fosse da solo, prese il primo oggetto che gli capitò a tiro. Era una foto incorniciata, che raffigurava un gruppo di uomini che si tenevano per le spalle, tutti in tenuta militare. Uno di loro era Robert ed era il più sorridente. Forse avevano appena vinto una battaglia.

"Quindi è un militare..." - bisbigliò tra sé, con la mano sinistra sul mento.

Questo voleva dire solo una cosa. Che erano al sicuro. Con un soldato dalla loro parte, avrebbero potuto vivere un po' più tranquillamente.

Forse.

Scrutò tra gli altri oggetti e si accorse che si trattava solo di numerose foto, ma in ognuna di esse c'era qualcosa che cambiava. Più andava in fondo allo scatolone, più le persone diminuivano. Dopo una ventina di cornici, si ritrovò un'immagine raccapricciante tra le mani. Robert era da solo e stava piangendo. Intorno a lui c'erano le tombe dei suoi compagni. Deglutì e rimise a posto tutto quello che aveva preso. Non avrebbe dovuto farsi i fatti di quell'uomo. Si passò il dorso della mano destra sulla fronte, ritrovandosela completamente bagnata. La temperatura si stava alzando. Era arrivato il momento di svegliare sua moglie.

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