1.La maledizione della Luna Blu

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- Luna Piena di Aprile -

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Christopher, seduto a terra in camera sua guardava lo schermo del cellulare che squillava.
Era Samuel, il suo migliore amico.
Dopo parecchi squilli, rinunciò ma non passarono che pochi minuti che il cellulare squilò di nuovo.
Questa volta era Viola, la sua migliore amica.

Da due settimane le cose andavano avanti così : loro chiamavano o mandavano messaggi, lui non rispondeva; si presentavano a casa sua ma lui fuggiva da un altra porta.
Non voleva sentirli.
Non voleva vederli.

Ogni sera usciva con il ragazzo meno raccomandabile di sempre perché voleva non pensare a quello che aveva scoperto. Tornava a casa che era quasi mattina, sfatto e mezzo ubriaco e trascurava i suoi doveri.

Non che prima se ne curasse meglio comunque.

I suoi genitori erano arrabbiati e a lui non importava nulla, anzi, meglio!
E la sua sorellina aveva paura di lui.

Anche Viola rinunciò e il cellulare tornò silenzioso.
Chiamò Gioele e si misero d'accordo per l'uscita di quella sera; gli disse che lo portava in un bel posto.

Tolse la tuta, indossò un jeans, un maglioncino verde scuro e si guardò allo specchio, sistemando i folti capelli neri passandoci una mano in mezzo e uscì di casa ad aspettarlo.

Quando Gioele arrivò, con la sua utilitaria blu, comparve anche Samuel. Era a piedi.

"Allora è vero che esci con quel coglione!" disse avvicinandosi, arrabbiato.

Chris non lo guardò e non gli parlò.

"Sei ridicolo e infantile Chris! Per favore, parliamone" gli urlò dietro, mentre saliva in auto.

Chris chiuse la portiera e gli dedicò un bel dito medio dal finestrino.

Gioele lo portò in una zona squallida della citta in cui non era mai stato. Entrarono in un appartamento di un grande condominio dove pareva ci fosse una festa con musica, alcolici, fumo e droghe di ogni tipo; ragazze e ragazzi un po' ovunque. Chris rifiutò ogni tipo di droga, non era stupido fino a questo punto: voleva solo bere fino a stordirsi e non pensare più.

Alle tre del mattino non ne poté più di stare lì e, visto che Gioele dormiva sul divano tra le braccia di una ragazza, decise di andare via da solo.

Camminava per quelle strade sconosciute barcollando e inciampando fino a che si lasciò scivolare per terra,sfinito.

Di fronte a lui, comparve un gatto nero che lo fissava: sembrava proprio che lo stesse giudicando.

"Che vuoi?" gli disse.
"Va via, stupido gatto" gli tirò una pietra che lo mancò di molto.

Il gatto non si mosse nemmeno e continuava a guardarlo profondamente, come a leggerlo dentro.

"Tu non sai niente! Non guardarmi così! È tutta colpa loro!" disse e gli tirò un'altra pietra e questa volta lo colpì in fronte facendogli uscire un po' di sangue.
Quello si lamentò, ma resto lì.

"Perché te la prendi con me, ragazzo? " parlò il gatto, con voce da donna.

Chris rimase un attimo interdetto.
"Cazzo, ma quanto sono ubriaco?" rise di sé.

Il gatto si avvicinò e si infilò con la testa sotto la sua mano.
"Mi hai fatto male. Aiutami!" disse.

Chris spostò la mano e lo colpi, facendolo sobbalzare indietro.
"Va' via! Scio'!" disse, brusco.

"Il tuo cuore è ferito. Se vuoi posso aiutarti. Questa è una notte magica e mi sento buona; pero' prima ripuliscimi la ferita, per favore" disse la gatta, con la sua voce sensuale e calda.

Quando c'è la Luna PienaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora