𝑻𝑯𝑬 𝑭𝑬𝑬𝑳𝑰𝑵𝑮 𝑶𝑭 𝑩𝑳𝑰𝑺𝑺

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"Se ti fa tremare l'anima, allora è la scelta giusta"

JUDAS POV

Aprii gli occhi ritrovandomi Martin che trascinava silenziosamente le mie valigie fuori dalla stanza, li richiusi desiderando di sparire completamente.

Il rumore della porta che si chiudeva mi ridiede l'intimità di cui avevo bisogno per darmi forza e affrontare un'altra mezza giornata in compagnia di mio padre, dopodichè lo avrei lasciato a marcire qua dentro per un po' di tempo.

Onestamente da una parte fremevo dalla voglia di scoprire cosa potesse insegnarmi ancora quella base, sin da bambino fui obbligato a seguire delle lezioni private sulle emozioni che potevano scaturire la potenza del mio dono, inutile dirvi che tutto ciò con un genitore come il mio si rivelò un immenso buco nell'acqua.

Imparai da solo a trattenerlo e lasciarlo andare, come? Semplice, scagliandolo su me stesso.

L'illusione aveva effetti devastanti, talvolta mi trascinava nella beatitudine di un mondo inesistente e altre invece sguainava la sua spada dividendomi l'anima in due.

Guardai attentamente ogni singolo dettaglio della camera, presto mi sarei ritrovato a dormire altrove con altri ragazzi quindi era meglio bearsi dei propri spazi adesso.

Un lieve bussare conosciuto disturbò la mia quiete, Zenit entrò spalancando le tende e permettendo ai fasci di luce di posarsi sulla mia figura , mugugnai infastidito portandomi una mano davanti agli occhi.

«Chiudi quelle maledette tende ed esci fuori di qui» presi un cuscino dall'altro lato del letto per scagliandoglielo contro, quest'ultimo lo colpì in pieno viso facendolo arretrare di qualche passo.

«Svegliati principino, oggi è il gran giorno ed io ho una terribile fame ma in questo castello del cavolo non mi servono se non c'è un reale al tavolo, quindi alza il tuo culo fiabesco se non vuoi ritrovarti con un braccio in meno» risi di gusto beccandomi un'occhiataccia ammonitrice.

«Non sai quanto mi dispiace dico davvero, ma questo non è affar mio...quindi lasciami dormire» mi misi a pancia sotto dando le spalle alla finestra, abbracciai il cuscino trovando conforto nel mio stesso calore.

«Non volevo arrivare a tanto» confuso riportai la mia attenzione su di lui vedendolo atterrare con tutto il suo peso su di me.

Dannazione non respiravo.

«Credo di aver appena regalato un paio di polmoni nuovi di zecca al materasso» ridacchiò spostandosi sull'altro lato del letto.

Ormai era inutile tentare di riaddormentarmi, la sua fame non mi avrebbe dato pace fino a quando non si sarebbe sfamato.

«Ho capito, mi alzo ma dovremmo prendere dei provvedimenti con il tuo stomaco, non credo che alla base ti concederanno di mangiare ogni tre ore come i bambini» mi alzai facendo schioccare le ossa della schiena e quelle del collo, presi dall'armadio una camicia nera e dei pantaloni di una sartoria italiana dello stesso colore, mi diressi in bagno facendo cenno al mio migliore amico di andarsi a cambiare a sua volta.

Mio padre non avrebbe mai accettato che ci presentassimo a tavola in pigiama, o meglio solo i pantaloni di esso dal momento che dormivo senza la maglietta.

Azionai il getto freddo della doccia buttandomici sotto, percepii ogni nervo e muscolo svegliarsi del tutto caricandosi di forze per proseguire la giornata, insaponai il corpo e i capelli risciacquando poi velocemente, il mio stomaco cominciò a brontolare per cui uscii avvolgendomi con un asciugamano, mentre cominciavo a tamponare i capelli con un altro.

Udii la porta della camera riaprirsi il che significava che Zenit era già pronto e profumato, lasciai i capelli umidi consapevole che ben presto si sarebbero asciugati da soli, stavo pensando di tagliarli prima di partire dal momento che i ricci qualche volta mi coprivano la visuale.

Two fused heartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora