Capitolo VIII

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Erano passati fin troppi giorni da quando Jungkook aveva visto per l'ultima volta NaRi, e da quel momento egli non riusciva più a poetare. Il suo diario era rimasto fermo sulla sua scrivania, e il principe non desiderava neanche sfiorarlo per sbaglio.

Costantemente si ritraeva nelle sue stanze e rimaneva a fissare il vuoto per un tempo indefinito; migliaia di pensieri gli inondavano la mente: il destino da re, il matrimonio combinato, la perdita del suo unico amore, e il suo sentirsi impotente.

Di notte spesso non dormiva, non riusciva a farlo, pensava solo a lei. Si sedeva sul suo balcone a piedi nudi ad ammirare le stelle, e un senso di pace gli inebriava i sensi perché, nonostante la lontananza dal suo amore, sapeva che l'unico modo per comunicare con NaRi fosse proprio osservare quel manto di stelle e parlarle attraverso quei minuscoli puntini, tanto lontani quanto imponenti.

Egli continuava a perire lentamente, ogni giorno sempre di più: sembrava che ogni cosa avesse perso il suo antico fascino nel momento in cui aveva detto addio a NaRi. Jungkook non voleva darsi per vinto, desiderava con tutto il suo cuore raggiungere la ragazza e scappare insieme. Ma era tutto inutile, ogni pensiero era un ragionamento fallace solo per rendere la realtà meno crudele e meno terrificante.

Assiduamente, il suo migliore amico, il duca Min, si recava al castello Jeon solo per risollevare l'umore del principe. Per lui, Jungkook era come un fratello, e non desiderava affatto vederlo così abbattuto; egli conosceva la storia creatasi tra lui e le due principesse Kim, nonostante il principe avesse faticato molto per raccontargli tutta la verità.

"Ti andrebbe di andare cavalcare? Oggi la giornata è splendida!" esclamò Yoongi osservando l'esterno da una finestra. Si trovavano nella sala da ristoro nel castello del principe: il duca era stato invitato dal re per pranzare insieme a loro, ma soprattutto, affinché riuscisse in qualche modo a rallegrare Jungkook con la sua presenza.

Il principe, immerso nei pensieri, non si accorse della domanda di Yoongi, così d'un tratto l'amico gli tirò addosso un cuscino dicendogli: "Jungkook, ci sei? Ti ho posto una domanda."

"Yoon scusa. Ero solo immerso nei pensieri. Ma se per caso la tua domanda corrispondesse al recarsi fuori per compiere una qualsiasi attività all'aperto, ad esempio passeggiare o cavalcare, la mia risposta è negativa."

"Sei talmente noioso da rendere così anche me. E va bene, come desidera il principino."

Jungkook, che era seduto sul sofà, sbuffò e alzò gli occhi verso la figura dell'amico, trovandolo a torturarsi le mani mentre osservava un punto indefinito dell'esterno, segno che fosse estremamente nervoso.

"Yoon, c'è per caso qualcosa che vorresti dirmi? E' da troppo tempo che ti sento diverso: ad esempio, non mi hai mai proposto di uscire per cavalcare, so che tu odi farlo. Ti conosco, e sento che esiste qualcosa che ti turba, quindi mentire risulterebbe inutile."

Yoongi sospirò e disse: "Beh, hai ragione, c'è qualcosa, o meglio, qualcuno."

Jungkook allargò gli occhi in segno di stupore e si alzò avvicinandosi all'amico: "Qualcuno? Come qualcuno? Non pensavo che il motivo del tuo atteggiamento fosse per un motivo simile."

"Beh, sì. In parte il motivo del mio atteggiamento deriva dal desiderio di togliere dal tuo visino quel cipiglio sconsolato che da tempo pervade ogni tua espressione, ma anche perché ho bisogno di liberare la mente e di pensare ad altro, per cui sì, c'entra qualcuno. Una ragazza..."

"Non farmi attendere ulteriormente, dai parla!" disse Jungkook con enfasi.

"La sera del mio arrivo nel palazzo dei Kim, dopo aver terminato la cena, mi stavo recando all'esterno per prendere una boccata d'aria, tu sai bene quanto mi piaccia trascorrere del tempo fuori la sera tardi; mentre osservavo la meraviglia circostante, d'improvviso una ragazza entrò nel mio raggio visivo: se ne stava seduta sul prato osservando il cielo stellato. Caro amico, era talmente bella da togliermi il fiato, devi credermi! Poche volte ho visto un viso così bello da riuscire a stregare completamente i miei occhi. Così mi abbassai lievemente, affinché non mi vedesse, e continuai indisturbato ad osservarla. Trascorso non molto tempo, qualcuno la chiamò dall'interno e subito dovette alzarsi e recarsi nuovamente nel castello. Ringraziai mentalmente la fonte di quella voce, così riuscii a conoscere il suo nome: si chiama Jisoo, e suppongo che sia una cameriera, visto il modo in cui era vestita. Non conosco nulla di lei, ma quell'incontro talmente fugace è riuscito a farmi provare sensazioni così nuove e speciali. Desidero rivederla con tutto il mio cuore, e riuscire così a parlarle." Il duca terminò il discorso e sorrise, leggermente imbarazzato da tali parole.

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