CAPITOLO 8 (FULL MOON)

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Cinque anni dopo...

Blackblood si trovava seduta sul muretto. Dall'alto della torre poteva vedere tutta la città. Le dava una sensazione magnifica. Come se potesse volare... Ogni tanto quando era sola allargava le braccia, a simulare un aereo in volo e urlava al vento. Era una sensazione di libertà.

Giocherellava con i piedi a penzoloni. Indossava delle scarpe da ginnastica bianche, maglia bianca. Pantaloni con tasconi e giubbotto di pelle neri. E poi dietro le spalle aveva le sue fedeli compagne. Le sue spade. Non se ne separava mai.

Ebbene sì. Aveva smesso da tempo di indossare i tacchi, i vestiti firmati. Non usava neanche più la sua macchina sportiva. Ormai si spostava a piedi. Le strade erano per lo più distrutte, così come i palazzi. E i tacchi non erano adatti per combattere i demoni. Usava vestiti più adatti all'occasione e diciamo adatti alla nuova parte di sé. Alla sua nuova vita.

Era giorno... E lei veniva da una nottata difficile ma non era stanca.
Si mise a fissare la gente che cercava di riprendersi la propria vita. C'era chi coltivava il cibo. Chi costruiva armi e eventuali rifugi. Chi cercava di curare i feriti. Chi piangeva i morti. Si soffermó su quest'ultimi pensando di non aver fatto abbastanza.

Si innervosì, recuperó dalla tasca le cuffiette e accompagnata da una Lady Gaga scatenata estrasse le sue armi e iniziò ad allenarsi. Fece roteare per aria contro un nemico immaginario, le sue armi con destrezza e abilità. Muovendo i piedi, roteando i polsi...

Aveva mostrato agli umani...era così che li chiamava... Non si sentiva più una di loro... Forse non lo era mai stata...alcune mosse per potersi difendere da soli in caso di necessità. Aveva mostrato le tecniche, le mosse, i passi, la forza da usare. Qualsiasi cosa per sopravvivere. Aveva insegnato loro anche come essere silenziosi per non farsi scoprire.

Vi starete chiedendo dove avesse imparato tutto questo. Ebbene suo...sì suo padre. Quello umano. Era il compagno di sua madre ma lei l'aveva sempre chiamato papà. Lui l'aveva amata anche se non era sua, anche sapendo ciò che era realmente. Perché anche se non avevano lo stesso sangue. Era stato lui a crescerla. A supportarla sempre. A insegnarle a rialzarsi sempre nella vita. Era un maestro di arti marziali. L'addestrava da quando era solo una bambina. Era stato molto duro con lei. All'inizio questo la rendeva nervosa. Ma adesso lo ringraziava, perché l'aveva resa forte.

Crescendo lei pensava che fosse solo una comune attività che facevano molti giovani come lei...e invece poi capì... I suoi genitori la stavano preparando ad affrontare tutto questo.

Rirordó che da bambina sua madre le raccontava sempre una storia. La storia della luna piena. Con una ragazza dal vestito bianco con addosso uno strano ciondolo. Proprio come il sogno.

Crescendo l'aveva dimenticata fino a che non fece il sogno per la prima volta. Cinque anni fa. Dopo qualche mese aveva collegato le due cose. Lo stesso sogno che continuava a fare ogni volta che chiudeva gli occhi, negli ultimi anni. Sua madre le aveva sempre parlato della profezia, a modo suo. Pensó. Lo aveva fatto fino al suo ultimo respiro.

Sì, i suoi genitori la stavano preparando a tutto questo.

La profezia doveva essere in qualche modo importante e collegata a tutto questo. Solo...che non si era avverata. Erano passati cinque anni ormai...Lei aveva smesso di crederci.

La luna piena non ci sarebbe mai stata.

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Parecchi mesi dopo...

Blackblood dopo aver messo qualcosa nello stomaco...si appisoló. Era seduta per terra con una gamba divaricata e l'altra piegata. Era appoggiata al muro. Era sola.

Si trovava sulla solita torre che era diventata un po' la sua nuova casa. La usavano per monitorare la situazione. Dall'alto potevano capire meglio i punti scoperti, quanti erano i nemici, se qualche umano fosse indifficoltà...

Chiuse gli occhi nella speranza di sognarla. Ormai si era rassegnata all'idea che non l'avrebbe mai vista. Ma di sognarla, quello nessuno poteva impedirglielo.

Sentì un boato, che la svegliò. Aprì gli occhi e vide Nam a pochi passi da lei. Ma non stava guardando lo squarcio rosso. No il suo sguardo era altrove. La ignoró. Si alzò e si mise a fissare lo squarcio. Pensando che il rumore sentito fosse la scossa, era pronta a combattere, ma si sbagliava. Stranamente quella notte dallo squarcio rosso non uscì neanche un demone. Niente. Calma piatta.

Rimase sorpresa. E disse "ma che succede? Dove sono? Cosa è cambiato?"

Nam accanto a lei aveva lo sguardo rivolto al cielo.

"che ti prende?" le chiese

"la... La luna..." disse indicandola

"la luna cosa?" chiese mentre sollevava lo sguardo verso il cielo, "sei fissata" disse contrariata.

Ma rimase sorpresa per la seconda volta quella sera...

"... È piena. Sam! C'è la luna piena" non si rese conto che per la contentezza l'aveva chiamata Sam invece di Blackblood. Ma poco importava in quel momento.

Il rumore sentito non era la scossa ma qualcos'altro...

"il boato" disse con un filo di voce

"pensi...pensi che sia arrivata?" le chiese

"c'è solo un modo per saperlo"

Si fissarono "la montagna" dissero all'unisono. Era il luogo dove tempo addietro era arrivato il demone che aveva dato inizio a tutto quello. Il loro creatore.

"vado io. Tu resta qui e controlla la situazione." disse e si allontanó.

Raggiunto il luogo...

Si ritrovò davanti una figura gracile.
Era voltata di spalle. Con un abito bianco.

Blackblood non voleva rischiare. Poteva essere una trappola. Poteva essere anche uno di loro. Estrasse una delle sue spade e disse " mostra il tuo volto."

La ragazza si voltò. Era piccola, spaventata. Spaesata. E la fissava. Non disse una sola parola. Aveva le braccia incrociate sul petto, aveva freddo.

Blackblood rimase sorpresa ancora una volta. Rimase a bocca aperta. Non ci poteva credere. La ragazza che aspettava da così tanto tempo era proprio lì, a pochi passi da lei.

Ma non solo, era meravigliata perché davanti a lei aveva una visione celestiale. Era più bella che mai...la sua bellezza illuminata dalla luna. Il suo volto...le labbra e...i suoi occhi. Si questa volta non c'erano dubbi. Era proprio lei.

Una ragazza, minuta in abito bianco con ciondolo al collo. Proprio come aveva predetto la profezia, era lì, davanti ai suoi occhi. Non riusciva a crederci. Ma non era più un sogno.

FINE PRIMA PARTE.

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