Saliva sul ring e annientava chiunque: peso massimo, guantoni infuocati e denti aguzzi, il grande Miles detto Pinna di roccia.
Quando Miles combatteva, ondeggiava in rapidi, eleganti, fatali movimenti che non si addicevano alla sua classe di peso. Chiunque lo guardasse, restava a bocca aperta.
La stima degli ammiratori, però, non faceva altro che alimentare il suo ego. Miles si credeva superiore a tutti, senza mai cedere a saluti, complimenti ed autografi – neanche al cospetto di seguaci più giovani -.
La totale dedizione al pugilato gli negava ogni riposo e rendeva uguali tutti i giorni. Di mattina, di pomeriggio, di sera e di notte, Miles si allenava.
Sua moglie, uno squalo martello di nome Lilja, era solita lamentarsi di questa mancanza di attenzioni. Da quando si erano sposati, nessun momento di intimità, nessun dialogo, nessuna intenzione di vivere davvero insieme. I due affrontavano la monotonia in modo opposto: per lui era un piacere, per lei una tragedia.
Un giorno, Lilja scelse di ribellarsi a questa condanna.
Disse a Miles che non ne poteva più di vivere in solitudine, ai suoi servizi e senza prospettive future. Le sarebbe piaciuto trascorrere del tempo insieme – del tempo vero – e considerare l'idea di fare un figlio. Dopo tanti anni di matrimonio, le sembrava giusto.
Miles, che colpiva il sacco e pensava solo a vincere il prossimo combattimento, non degnò Lilja di uno sguardo. Restò a meditare su Osip, la sardina decadente e bislunga contro cui si sarebbe battuto tra due giorni. Secondo Miles, la vittoria era garantita, ma non poteva allenarsi con superficialità.
Chiese a Lilja di preparargli una bistecca cotta al sangue, in quanto faceva parte del suo piano dietetico. La moglie, furibonda, evocò Poseidone affinché Miles fosse colpito da una maledizione.
Contro ogni aspettativa, Pinna di roccia restò calmo e conservò l'ira per la sera dell'incontro.
Un tosto pilastro del pugilato si sarebbe battuto contro un moscio novellino: l'arena di Bikini Bottom era piena. Bambini, adulti e anziani non vedevano l'ora di assistere a questo leggendario incontro.
Miles fu il primo a salire sul ring. Scattante e affilato, venne accolto dal pubblico con un lungo, timoroso applauso. Entrò poi Osip, che percorse la rampa rischiando di inciampare più volte. Tra fischi e insulti, prese posto all'angolo.
Si fissarono negli occhi. I battiti dei loro cuori, sempre più vicini all'esplosione, attesero lo squillo della campanella prima di gelare e lasciare spazio allo scontro.
Osip, freddo e scoordinato, si posizionò al centro del ring e cercò di tenere l'avversario a distanza con una serie di colpi dritti e imprecisi. Ogni secondo che passava, gli appesantiva i guantoni, compromettendone anche la guardia.
Miles, intanto, gli girava intorno, saltellando e cambiando senso di rotazione, fingendo e retrocedendo, aspettando il momento giusto per liberare tutta la sua rabbia in un unico colpo. Era proprio la rabbia piantata da Lilja, la sua amata e la sua sabotatrice.
Al pensiero della moglie, che non era neanche presente tra gli spettatori, Pinna di roccia fu scosso da un fastidioso ronzio. Le parole che le aveva detto, lo sguardo che le aveva rivolto, il silenzio con cui l'aveva lasciata prima di colpire il sacco. Prese forma, in lui, una sorta di dispiacere, che, presto, si trasformò nel pugno perfetto.
Miles sferrò il gancio sinistro più letale di tutta la sua carriera. Esplosivo, rapido, perfetto. Avvertì la potenza estendersi lungo tutta la catena cinetica, dalla pinna fino al guantone. Pensò che ogni istante della sua vita fosse servito per prepararlo a scagliare quel pugno irrepricabile. E, proprio in quel pugno, condensò tutta la rabbia che si era trascinato dietro.
Ma Osip lo mandò a vuoto con una naturalissima, involontaria torsione, e rispose con un diretto destro in pieno volto. Assorbita la potenza del colpo, Miles cascò a terra come un sassolino sul fondo dell'Oceano.
In un istante, tra il suono della campanella e il fracasso generale, svanì tutto: gli allenamenti, l'esperienza, le certezze, i piani. Mentre Miles perdeva la coscienza, l'unica cosa che gli restò in mente era la voce stridula di Lilja che continuava a rimproverarlo.
Il giorno dopo, Miles si svegliò sul letto di un ospedale.
Aleksandr, fratello di Lilja, l'aveva trasportato dall'arena per metterlo in salvo. Adesso gli sedeva accanto, addormentato con un giornale tra le pinne. Malgrado i litigi che c'erano stati tra lui e sua sorella, gli voleva bene.
Sobbalzò appena il pugile tornò cosciente. Cercò di tranquillizzarlo, parlandogli di Lilja e spiegandogli le dinamiche del KO.
Questi, ferito nell'orgoglio, si alzò dal letto e stese chiunque gli impedisse di andare via – Aleksandr per primo -.
Non poteva accettare che lui, pugile temutissimo e duro come la roccia, finisse al tappeto, per lo più alla prima ripresa e contro un novellino. Tutti avrebbero parlato del suo fallimento come materia da poco, facendo crollare un mito del pugilato. I giornali, la televisione, la gente; gli stessi che lo avevano fatto salire in alto, venerandolo, adesso lo avrebbero fatto scendere al più basso dei piani per dare spazio al nuovo idolo: Osip.
Quella futile ma importante sconfitta aveva segnato il capolinea della sua carriera.
Perso il centro dell'attenzione - carbone per il suo ego -, Miles realizzò che, dopotutto, a quella gente non importava dei suoi allenamenti, delle sue diete, dei suoi problemi coniugali. Loro, dall'esterno, ammiravano qualche altro fattore che lui non riusciva ad afferrare, ma che aveva capito gli sarebbe valsa la peggiore delle sorti: essere dimenticato.
Miles continuò a passeggiare, solo e pensoso, quando incappò proprio in Osip. Fermo, apatico, con quel corpo bislungo e lontano anni luce da quello di un pugile.
La rabbia esplose.
Miles scattò contro di lui a bocca aperta, pronto a morderlo con i suoi denti da piranha. Abboccando, però, qualcosa lo trafisse. La sua bocca cominciò a sanguinare da più fori e, in preda al dolore, Miles si dimenò con tutta la forza. Purtroppo, dopo svariati tentativi, non riuscì a liberarsi.
Mentre una potenza superiore lo portava sempre più lontano, verso l'alto, Miles restò a chiedersi se si tratasse di un'allucinazione, o se davvero Osip lo stesse conducendo verso la morte.
La risposta non fece in tempo ad arrivare.
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Bikini Bottom
FanfictionCinque episodi di vita a Bikini Bottom tra amicizia, amore, soldi, fama e morte.